Un nuovo supereroe è arrivato al cinema nel 2016. E per una volta non si tratta di un personaggio della Marvel o della DC. No, è un eroe tutto italiano. Si chiama Enzo Ceccotti ma, come recita il titolo, "Lo chiamavano Jeeg Robot". Diretto da Gabriele Mainetti (alla sua prima regia di un lungometraggio) e interpretato da Claudio Santamaria, Luca Marinelli e Ilenia Pastorelli, è uno dei film italiani più originali e sorprendenti della stagione. Vi diamo cinque (ma ce ne sarebbero cinquanta) buoni motivi per non perdervelo.
Enzo Ceccotti (Claudio Santamaria) è un piccolo delinquente di Tor Bella Monaca che, fuggendo a due agenti in borghese, si getta nelle acque del Tevere da cui emerge cambiato: scopre di aver acquisito una potenza sovrumana. L'ombroso e introverso borgataro, decide di usare i suoi nuovi poteri per la sua carriera criminale. Ma tutto cambia quando incontra Alessia, convinta che lui sia l'eroe del cartone «Jeeg Robot».
Trailer
5 motivi per vedere il film
È un film diverso da tutti gli altri
Ci vuole un bel coraggio in Italia a fare un film che non sia una commedia, un dramma o un'opera dallo sfondo sociale. "Lo chiamavano Jeeg Robot", invece, è un "film di supereroi" con tutti i crismi del caso. Eppure è anche un film italiano a tutti gli effetti, e non solo nell'ambientazione. «Abbiamo voluto creare un film con i superpoteri ma che rientrasse anche nella tradizione della commedia italiana» ha dichiarato il regista durante un incontro con il pubblico. Tanto di cappello.
Luca Marinelli è un fenomeno
Senza nulla togliere a Ilenia Pastorelli e al formidabile protagonista Claudio Santamaria (che per interpretare il ruolo ha dovuto ingrassare, anzi "ingrossare" di parecchi chili), lo "Zingaro" è il personaggio più memorabile. Merito della strepitosa performance di Luca Marinelli: l'attore romano 31enne, che esordì nel 2010 in "La solitudine dei numeri primi", dopo l'applaudito "Non essere cattivo" ha trovato un'altra parte perfetta, ironica e spaventosa al tempo stesso. Bravo da pazzi.
Una Roma mai vista prima
La prima sequenza di "Lo chiamavano Jeeg Robot", un inseguimento tra la polizia e il ladruncolo Enzo Ceccotti, è ambientata in una Roma riconoscibile e iconica - e infatti si conclude sul Lungotevere. Ma gran parte del film è ambientato lontano dal centro della Capitale, nel quartiere di Tor Bella Monaca, ritratto con tinte cupe e minacciose. E una delle scene più belle e suggestive si svolge al Luna Park dell'Eur, abbandonato dal 2008. Una Roma così, al cinema, l'avete vista poche volte.
La colonna sonora (e la scena del karaoke)
Il personaggio di Fabio, interpretato da Marinelli, non è sempre stato lo "Zingaro": ha un passato come personaggio televisivo (di secondo piano): tra i suoi talenti c'è quello per il canto. E in una scena da cult immediato, ambientata in un locale karaoke semideserto, dà il meglio di sé con "Un'emozione da poco", classico di Anna Oxa. La colonna sonora, poi, è piena di altre chicche, come "Non sono una signora" di Loredana Berté e una versione di "Jeeg Robot" cantata, sui titoli di coda, da Claudio Santamaria.
La storia non finisce con il film
"Lo chiamavano Jeeg Robot" non è soltanto un film, ma anche un albo a fumetti a cura di Roberto Recchioni, disegnato da Giorgio Pontrelli. Per i collezionisti, il volume è uscito con quattro diverse copertine a cura di Recchioni, Zerocalcare, Leo Ortolani e Giacomo Bevilacqua. Il libro di 32 pagine a colori è a tutti gli effetti un "sequel" del film, visto che racconta un episodio successivo a tutto ciò che è avvenuto sullo schermo. Da non perdere.
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