Presentato durante il Festival di Cannes, «La mia vita da Zucchina» è stato accolto con vivo entusiasmo da pubblico e critica. Opera prima di Claude Barras, il film d'animazione è realizzato in stop-motion e ha per protagonista un bambino di 9 anni di nome Icaro, ma soprannominato da tutti Zucchina, che in seguito alla scomparsa della madre, si ritrova da solo e viene mandato a vivere in una casa famiglia.
Qui incrocia il destino di altri bambini a cui la vita ha tolto già tanto. Eppure, proprio grazie all'amicizia con gli altri bambini del centro, in particolar modo con Camille, Zucchina riuscirà a trovare il modo di tornare a sorridere. Film dolce e poetico dove si affronta una tematica non certo semplice, «La mia vita da Zucchina» potrebbe davvero sorprendere ai prossimi Oscar 2017.
Come abbiamo già sottolineanto nel pezzo dedicato ai film d'animazione in arrivo al cinema a dicembre, è un film per ragazzi più grandi e non adatto ai più piccoli. Così, prima di scegliere se vederlo o meno, ecco 5 cose da sapere.
I personaggi
Zucchina, Camille, Simon, Ahmed, Jujube, Alice e Bèatrice: sono loro i protagonisti del film diretto da Claude Barras, ragazzini che hanno quasi tutti la stessa età e che arrivano da situazioni difficili. Il film non ha paura a scendere nei dettagli e ci fa chiaramente capire quali siano le situazioni che questi ragazzi hanno dovuto affrontare: droga, galera, espulsione, violenza, tutti hanno una loro storia e stanno già sperimentando la fatica di vivere e il dolore. Per quanto forte, la tematica viene affrontata con dolcezza e la malinconia o la tristezza viene spesso smorzata dalle situazioni ludiche in cui si lasciano trascinare i bambini, grazie anche a un gruppo di adulti decisamente diversi da quelli con cui hanno avuto a che fare fino a oggi.
La tecnica d’animazione
Il film è realizzato in stop-motion o frame by frame e si tratta di un film d'animazione a passo. I disegni sono in realtà dei pupazzi e sono riposizionati di volta in volta all'interno dei set per dare l'llusione del movimento e per girare un nuovo fotogramma. I pupazzi utlizzati sono stati creati artigianalmente attraverso materiali diversi come schiuma di lattice per i capelli, silicone per le braccia, resina per il viso, tessuti per i vestiti e sono alti circa 25 cm.
Il libro da recuperare
Il film è tratto dal racconto di Gilles Paris che porta lo stesso titolo. Il libro è però diretto a un gruppo di ragazzi più grandi, mentre il regista e lo sceneggiatore hanno voluto dar vita a una trasposizione cinematografica che fosse adatta anche ai bambini più piccoli. Sebbene da contestualizzare e analizzare, il film ha una struttura solida e classica, ma riesce a trovare il giusto equilibrio tra umorismo ed emozione, tra avventura e realismo, dando vita a una pellicola che è in grado di intrattenere, far sorridere e commuovere.
La lavorazione
Per portare a termine il film sono stati costruiti e dipinti circa 60 set diversi e 54 pupazzi in tre diversi tipi di costumi. Il film ha richiesto circa 8 mesi di lavorazione per l'animazione più altri 8 mesi per aggiungere la colonna sonora e gli sfondi. Il tempo necessario a girarlo ha così impegnato tutti per circa due anni.
Il paesaggio e i gesti
Come ha ben spiegato il regista, spesso il paesaggio e il tempo atmosferico rispecchia lo stato d'animo dei personaggi il cui mondo interiore viene sottolineato attraverso un attenzione minuziosa ai gesti, alle espressioni e ai movimenti. A questo si aggiunge la scelta stilistica di utilizzare delle inquadrature lunghe per catturare al meglio gli sguardi e le emozioni interiori di tutti i protagonisti. Il regista ha inoltre precisato l'importanza degli occhi, particolari be curati, che sono enormi e ben spalancati sul mondo così da dare maggiore risalto alle emozioni provate.
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