In sala dal 17 maggio il nuovo film di Paolo Virzì con protagoniste Micaela Ramazzotti e Valeria Bruni Tedeschi
La pazza gioia, il nuovo film di Paolo Virzì ha ottenuto dieci minuti di applausi al Festival del Cinema di Cannes, dove è stato presentato fuori concorso all'interno della prestigiosa sezione ?Quinzaine des réalizateurs?.
In sala già da un paio di giorni, ecco alcune curiosità sul film che ha per protagoniste Micaela Ramazzotti e Valeria Bruni Tedeschi.
Il trailer e la trama
La pazza gioia racconta l'improbabile, sgangherata e tenera amicizia che lega Beatrice e Donatella, molto diverse tra loro, entrambe in cura in una comunità per donne con disturbi mentali. Donatella (Micaela Ramazzotti) soffre di anoressia, è una ragazza chiusa e con un passato difficile, di bassa estrazione sociale; Beatrice (Valeria Bruni Tedeschi) è estremamente espansiva, si impiccia di tutto e proviene (a suo dire) da una famiglia nobile e piena di contatti nel mondo della politica e non solo. Le due, quasi per caso, condivideranno una fuga nel ?mondo civile? che forse così civile non è, e avranno l'occasione per vivere un'avventura on the road sempre in bilico tra il dramma e la commedia, che regalerà ?" ne siamo certi ?" tanti sorrisi quante lacrime!
Beatrice - Valeria Bruni Tedeschi
Sorella della fotomodella, cantante ed ex première dame Carla Bruni, Valeria è un'attrice poliedrica che da ormai 30 anni si costruisce, film dopo film, una carriera fatta di interpretazioni molto sentite in opere autoriali che perseguono un cinema di qualità in luogo di un facile successo commerciale. L'incontro con Paolo Virzì, avvenuto sul set del precedente lavoro del regista toscano Il capitale umano, tratto dal romanzo di Stephen Amidon, le ha aperto la strada per questo film, perché tra i due è nata una forte intesa cementata dalla profonda stima reciproca.
Per interpretare Beatrice, Valeria Bruni Tedeschi sì è ispirata al personaggio, fragile e folle, di Blanche de Un tram che si chiama Desiderio, la piéce di Tennesse Williams - che ha ispirato anche Woody Allen per il ruolo di Cate Blanchett in Blue Jasmine - e si dice molto soddisfatta del risultato: ?Quando un personaggio come quello di Beatrice è scritto così bene, così completo e così perfetto allora per un attore è tutto più facile? Con questo ruolo ho avuto la sensazione di avere una specie di regalo immenso, un regalo che una ha poche volte nella vita, raramente ho avuto questa sensazione.?
Donatella - Micaela Ramazzotti
Tutta la vita davanti è il film che ha cambiato la vita di Micaela Ramazzotti: su quel set ha infatti incontrato il regista Paolo Virzì, che in breve tempo è diventato suo marito e il padre dei suoi figli. Incredibilmente però, La pazza gioia è solo il terzo film a cui i due lavorano insieme (dopo La prima cosa bella del 2010). Micaela si è tuffata nel personaggio di Donatella con una dedizione esemplare: prima di tutto ha cercato di documentarsi leggendo testimonianze di diverse ragazze borderline, poi ha iniziato a visitare alcuni istituti psichiatrici romani, cercando di capire il malessere delle degenti, senza tirarsi indietro nell'imitarne anche la fisicità, perdendo diversi chili, ricoprendosi di tatuaggi (finti, è vero, ma ben 23!), tagliandosi rozzamente i capelli.
Il ritratto che ne viene fuori è quello di una ragazza un po' dark, insicura, quasi asessuata, sempre immersa nei suoi pensieri ossessivi. La Ramazzotti ha ammesso che questo personaggio non l'ha mai abbandonata per tutte le riprese del film, tanto che a volte si trovava a piangere senza sapere lei stessa il perché. Ma non pensate che vi deprimerete a guardare questo film, proprio il personaggio di Donatella saprà donarvi, in una certa scena ambientata al mare, un raro e prezioso momento di infinita dolcezza!
La scintilla nata sul set de Il capitale umano
C'è un'immagine che ha folgorato Paolo Virzì: durante le riprese de Il capitale umano, sua moglie Micaela Ramazzotti era passata a trovarlo sul set e mentre lui stava girando una delle ultime scene, la vide in lontananza mentre passeggiava con Valeria Bruni Tedeschi, tra l'erba, il fango e la neve.
?E a un certo punto, siccome il terreno era impervio e zuppo di neve sciolta, Valeria ha porto la mano a Micaela per aiutarla. È stato in quel momento che ho avuto una voglia improvvisa di puntare la macchina da presa verso quelle due tipe interessanti, bellissime, buffe e forse un po' matte, laggiù, trascurando la scena che stavo girando (non me ne vogliano Gifuni e Bentivoglio). Sono due attrici molto diverse, portatrici di mondi forse distanti, ma entrambi totalmente anticonvenzionali e del tutto istintive. (...) Messe insieme sulla scena, queste due, mi sembra che sprigionino un'energia potente, divertente, toccante, che non vedi l'ora di catturare con la macchina da presa.?
Anche solo vedendo il trailer, non possiamo che dargli ragione!
Paolo e Francesca: galeotto fu il CSC
Per scrivere il suo film più femminile (anche solo per un discorso numerico: le presenze maschili in questo film si contano sulle dita di una mano sola!) Paolo Virzì una volta tanto ha cercato la collaborazione di una donna alla sceneggiatura, e che donna! Francesca Archibugi si è diplomata, come Virzì al Centro Sperimentale di Cinematografia, ma qualche anno prima e i due si conoscono e si stimano da sempre. Paolo Virzì considera Francesca Archibugi un po' una sorella maggiore, con cui consultarsi prima di dirigere un film, e così, chiederle di collaborare alla sceneggiatura è stato un passo quasi naturale, visto e considerato che la Archibugi ha sempre dimostrato, già dai tempi de Il grande cocomero una certa attenzione verso il disturbo mentale.
Un progetto ambizioso che, a detta di entrambi, è stato anche molto duro, perché li ha costretti a trovarsi faccia a faccia con una realtà difficile, quella degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, nei quali vivono persone che si sono macchiate di terribili delitti. ?Volevamo che fosse una commedia, divertente e umana, - ha dichiarato Virzì - una storia che a un certo punto non avesse paura persino di tingersi di fiaba, o addirittura di trip psichedelico, ma che non fosse campata in aria. Volevamo raccontare anche l'ingiustizia, la sopraffazione, il martirio di persone fragili, di donne stigmatizzate, disprezzate, condannate, recluse.?
Quando la realtà si mischia alla finzione
Buona parte del film è ambientato a Villa Biondi, la ?comunità psicoterapeutica ad alta intensità di cura?, un luogo fittizio ispirato ad alcune realtà che Virzì e la Archibugi hanno incontrato realmente durante i loro tour di approfondimento: dotata di tanti pregi, come gli spazi aperti che consentono attività ricreative, ma anche offuscata da alcuni elementi che possono risultare opprimenti e spingere alla fuga. Tra le attrici che popolano Villa Biondi alcune sono vere pazienti del Dipartimento di Salute Mentale di Pistoia, un istituto diretto dallo psichiatra Vito D'Anza, che nel suo centro diurno fa anche fare attività teatrali.
Per tutta la troupe il confronto con queste donne, che non hanno avuto paura di mettersi in gioco e di raccontare le loro esperienze, è stato estremamente formativo. ?C'era una grande libertà e assenza di ipocrisia nel confidarci i nostri guai ?" ricorda Paolo Virzì - ecco, questo dichiarare la propria fragilità mi è sembrato che ci facesse stare già meglio".
Una luce crepuscolare
Molto scene del film sono ambientate al crepuscolo: ebbene non è un caso! È la stessa Micaela Ramazzotti a spiegarci perché, svelandoci che gli psichiatri sono soliti chiamare quelle ombre, quelle malinconie che improvvisamente ci prendono alla sprovvista, ?momenti crepuscolari?. ?Credo che Paolo abbia cercato spesso la luce a cavallo tra il giorno e la notte, per dare un'aria da romanzo, ma anche del magone di quei personaggi, il tramonto e l'alba infondono un senso di bellezza e di struggimento allo stesso tempo? ha raccontato l'attrice, aggiungendo poi che ?tutta la troupe a un certo punto sembrava una comitiva di pazienti in cura. Questo film forse ci ha insegnato ad accettare il nostro lato psicopatologico, i disturbi che ci portiamo dentro e che ci fanno compagnia.?