Vincenzo Salemme: «Stavolta devo tutto a San Gennaro»

È un ladro «a fin di bene» nel nuovo film dei fratelli Vanzina «Caccia al tesoro». E intanto fa teatro e tv

Vincenzo Salemme è spesso ospite di Fabio Fazio a «Che tempo che fa»  Credit: © Getty Images
23 Novembre 2017 alle 12:09

Stavolta Vincenzo Salemme l'ha fatta grossa. Ha cercato di derubare addirittura San Gennaro! Ma, direte voi, è un attore così simpatico e gioviale... «Un attimo» spiega lui, che per fare chiarezza è venuto a trovarci addirittura in redazione: «Il furto lo tento, sì, ma solo nel mio nuovo film ?Caccia al tesoro?. E poi, anche lì... è colpa mia se il mio personaggio ha bisogno di 160 mila euro per far curare un bambino? E soprattutto, se è lo stesso San Gennaro a gridargli che ?si può fare?? Anche se in realtà a parlare era un posteggiatore fuori dalla chiesa... insomma, è tutto un equivoco». Sta di fatto che nel film Salemme fonda una comica associazione a delinquere con la frizzante cognata (Serena Rossi) e un petulante socio (Carlo Buccirosso). E non basta, perché sul loro cammino incontreranno anche la concorrenza. Cioè un'altra coppia di ladri formata da Max Tortora e Christiane Filangieri...

Vincenzo Salemme, dica la verità: ma quanto si è divertito a girare questo film?
«Ah, tantissimo. Con Carlo Buccirosso siamo complici da una vita, Serena Rossi è una ventata di freschezza, e poi è una ?bella pacioccona? che non si prende troppo sul serio. In quanto a Max Tortora... non riuscivamo mai a finire le scene perché a un certo punto si metteva a fare le imitazioni e diceva le battute con la voce di Celentano, oppure di Arbore. E giù tutti a ridere».

Lei è un attore che nel film interpreta... un attore (ma squattrinato e «di insuccesso»). Come mai?
«È stato Carlo Vanzina a chiedermi di scegliere: ?L'eroe lo preferisci ladro professionista o attore??. Non ho avuto dubbi. E con Carlo Buccirosso ci siamo divertiti a mettere in scena qualche tic del mestiere. Come quando continuo a dargli suggerimenti su cosa dire e fare, come fossi il suo regista».

Nel film c'è anche un omaggio a «Operazione San Gennaro», un classico di Dino Risi del 1966. Addirittura lei recita sulla stessa terrazza dove passeggiava Nino Manfredi... si sente un suo erede? Oppure ormai è cambiato tutto?
«E come si fa a non sentirsi figli di quella stagione straordinaria? Manfredi, Tognazzi, Sordi, Totò, Fabrizi... erano gli attori che mi hanno formato. Guardandoli ho capito qual è il segreto di ogni grande interprete».

Ce lo dice?
«La generosità! Un attore sul set deve donare tutto se stesso, mettersi a nudo, tirare fuori la personalità. Solo così può lasciare il segno».

Lei ha avuto anche un altro grande maestro...
«Sì, Eduardo De Filippo. Con la sua compagnia ho scoperto il mondo del teatro e le grandi città. Mi ha fatto innamorare anche di Milano. Ricordo la festa dei suoi 80 anni, al teatro Manzoni. Io venivo da Bacoli, un paesino dove alle 9 di sera non c'era più in giro nessuno. Per fortuna che ci stava un cinema: mi guardavo un film al giorno. E poi lo riguardavo, e poi lo riguardavo... Allora si poteva fare».

Poi è diventato, oltre che attore famoso, autore di molte commedie e regista di 10 film. A proposito: per un autore-regista è più facile o più difficile farsi dirigere da un altro?
«Scherza? Più facile. Nessun dilemma su come interpretare il personaggio: c'è già il regista che dice ?fallo così? o ?fallo cosà?. Per me è una vacanza!».

Anche la tv la vede protagonista. Ormai a «Che tempo che fa», con Fabio Fazio, siete quasi una coppia comica. Come è nata questa intesa?
«Una volta mi ha invitato e ha detto: ?Grazie di essere tornato?. E io: ?Guarda che veramente non mi avevi mai invitato prima?. E tutti a ridere. Si è arrabbiato? No. Anzi, è scattata una simpatia. Anche se io poi la tv la frequento poco».

Eppure con «Famiglia Salemme Show», su Raiuno, aveva fatto più del 20% di share. Lo rifarebbe uno show tutto suo?
«Sì, mi piacerebbe. Ho anche un'idea pronta: portare il mio teatro in tv, ma non come si fa di solito, con una commedia intera. Penso più a un'antologia di momenti forti: tutta le scene madri della mia carriera compresse in due o tre puntate. Come se fossero tante gag. Prima però?».

Non me lo dica: deve andare in tournée?
«E come no: Napoli, Milano, Roma, Firenze, Bologna, Torino... sono in tournée con la commedia ?Una festa esagerata?. Che poi diventerà anche un film».

Cinema, teatro, tv... alla fine che differenza c'è?
«L'obiettivo è lo stesso: appassionare il pubblico. Ma la tecnica è diversa. Il teatro è finzione sfacciata, si basa sulla complicità tra attori e spettatori. Il cinema è più realista, devi far  credere che sei davvero quel personaggio lì. E la tv mi mette un po' d'ansia. Perché devi essere spontaneo... ma quando te lo chiede lei. Non puoi fare tante prove come a teatro. E non puoi neanche dire ?questa la rifacciamo?, come su un set. Devi essere spontaneo a comando!».

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