Venezia 74: il trionfo di Guillermo Del Toro e dei suoi «mostri»

Leone d'oro a «The shape of water». Migliori attori Charlotte Rampling e Kamel El Basha. Delusione Italia

Guillermo Del Toro
9 Settembre 2017 alle 21:21

Un verdetto che fa contenti tutti. La 74esima Mostra del Cinema di Venezia consacra definitivamente il genio visionario di Guillermo Del Toro, consegnando il Leone d'oro al suo «The shape of water». Il film è una favola moderna che racconta l'amore tra una «trascurabile» donna delle pulizie muta (interpretata da Sally Hawkins) e una misteriosa creatura metà uomo e metà pesce, prigioniera del laboratorio dove viene studiata a scopi bellici, nel bel mezzo della Guerra fredda. È naturalmente una metafora sull'amore che vince la paura del Diverso... oltre che un bellissimo film.

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Del Toro corona così una carriera dove i «mostri» hanno sempre avuto un ruolo centrale, fin dai suoi primi successi, gli originalissimi «Mimic» (1997), «La spina del diavolo» (2001) e «Il labirinto del Fauno» (2006). Con la serie di «Hellboy» ha conquistato anche Hollywood, rischiando però, nella trasferta americana, di perdere parte della sua originalità (come nel poco convincente «Pacific Rim» del 2013). Forse anche questo spiega il suo discorso di ringraziamento, in cui ha detto: «ho 52 anni, peso 110 chili, e sono giunto a quel punto nella vita in cui si decide di rischiare tutto quel che si ha per fare qualcosa di veramente diverso. Vorrei dedicare il premio a ogni giovane filmaker del Sudamerica che sogna di fare un film. Continuate a credere in quello in cui avete fede!».

Tra gli altri premi, lascia un po' perplessi la Coppa Volpi per la migliore attrice a Charlotte Rampling:  la sua prova in «Hannah» di Andrea Pallaoro era certo notevole, ma il film, che pure è l'unico dei quattro titoli italiani a portarsi a casa un premio maggiore, non ha convinto. Molti poi avrebbero assegnato la Coppa Volpi maschile a Donald Sutherland, ma hanno applaudito comunque il vincitore Kamel El Basha, attore palestinese protagonista dell'intenso «L'insulto» di Ziad Doueri. Da ricordare, infine, il pianto irrefrenabile di Xavier Legrand, Leone d'argento alla regia per «Jusq'a la garde», e il premio per la miglior sceneggiatura a Martin McDonagh e al suo applauditissimo «Three Billboards outside Ebbing».

Restano a bocca asciutta le altre opere italiane in concorso, dal commovente  «The leisure seeker» di Paolo Virzì allo spassosissimo «Ammore e malavita» dei Manetti Bros, passando per «Una famiglia» di Sebastiano Riso. Un po' di delusione, dunque, per il cinema italiano; sarà per la prossima edizione, la n.75.

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