Ed Sheeran in concerto a Torino: le ragioni del trionfo

Recensione del «Divide Tour» partito il 16 marzo al Pala Alpitour. Scaletta e sorprese

17 Marzo 2017 alle 01:40

Se chiedessi (spoiler: alla fine l'ho fatto) a un super fan di Ed Sheeran di dirmi qual è il maggior talento di questo artista, ti dirà che è uno strepitoso performer acustico. Quel giovane cantautore britannico ha dato il via al suo «Divide Tour» a Torino il 16 marzo 2017 (il suo secondo live qui in Italia è il 17 marzo) per dimostrarlo di nuovo al mondo. Da solo sul palco, ancora una volta. 


In molti in queste settimane hanno parlato e scritto della formula del suo successo, eppure il suo successo non ha una formula, ma uno spirito. E quello ha poco a che vedere con i numeri e con la matematica. Ed Sheeran è la stessa persona che nemmeno tantissimi anni fa suonava con lo sguardo un po' perso nel vuoto e con una chitarra più grossa di lui in mezzo alle strade di Galway, in Irlanda. Oggi la sua musica è al centro dell'attenzione di milioni di persone sparse in tutto il mondo.

Il palco, con una descrizione un po' feroce, è come un tornado visto dal suo esterno. O come la celebre giostra dei seggiolini volanti. Sembra prendere per le mani l'estetica "rotonda" di un'arena, le soluzioni tecnologiche che puntano sulla profondità e sull'effetto 3D tanto in voga oggi, quattro piattaforme di luci che ogni tanto scendono verso la base del palco.

Fine. Al resto pensa lui.

Fin dalle prime note «Castle on the hill» fa capire che basta una loop station e qualche colpo alla chitarra per avere tutto quello di cui c'è bisogno. L'uso simultaneo di queste strumentazioni elettroniche abbinate alla chitarra acustica non te lo fa pesare come se fosse un ingegnere del suono illuminato dal cielo: le presenta con una naturalezza tale per cui nemmeno te ne accorgi.

Puntualissimo alle 20.30 (lodevole e un buon esempio cominciare così presto, come si fa un po' dappertutto in Europa), va avanti per un'ora e tre quarti cantando 20 canzoni di fila, con una scaletta che non mette eccessivamente il fuoco sull'ultimo album «Divide» ma spazia tra i suoi maggiori successi in modo agile. 

Con una maglietta da skater che costa 22 sterline e un paio di jeans che certamente non indossava per la prima volta, quando ti dice che lui «viene dalla cameretta» e che «non importa se canti lì o su un treno ma va bene farlo dovunque», tu non puoi non credergli.

Il «Divide tour» è un concerto che in definitiva non si può raccontare se non in base alle emozioni che hai provato. Vi dirò le mie, che sono state tante, ad un certo punto anche troppe e non facilissime da gestire. Perché per alcuni saranno pure canzoni da matrimonio con "extra melassa", ma noi non la vediamo così nel nostro spazio vitale.

Quando canta, vi faccio l'esempio la struggente «Happier», Ed Sheeran è sempre limpido e diretto, non canta niente in modo visibilmente sofferto o troppo carico di intenzione. Porta le parole e la musica come unico veicolo per dirti tutto, anche quello che non puoi udire, ma solo sentire. E tu, puntalmente, ogni volta come la prima, ti commuovi.

«÷» è un album dove ha messo dentro una fetta grossa della sua vita, in maniera forse ancora più intima che nei suoi album precedenti, parlando di sua nonna scomparsa, di una ex, tantissimo della sua fidanzata hockeista Cherry Seaborn, del suo amore il mondo e per le persone che lo abitano, di quando si lascia andare e un po' si maltratta. 

Eppure lui non è un intimista sofferto, non è uno che ti vuole spiegare quanto il suo cuore è graffiato e a tirarlo fuori con le sue stesse mani, anche se Elton John lo celebra ogni 10 respiri e la sua antitesi artistica Taylor Swift lo ama come se fosse suo fratello.

Semplicemente quelle cose che scrive le dice e le canta come viene, con il tuo stesso livello di sensibilità e di dolore. È come tutti: ha cicatrici, zavorre, lividi e ferite che non si lecca. Ma il suo spirito è leggerissimo, com'è leggera «Shape of you» o «Sing» dove la gente del Pala Alpitour, mentre tutti ballavano, ha mostrato le sue dondolanti caratteristiche anti-sismiche.

Ed è quello spirito, sempre in equilibrio tra apocalisse e paradiso, che Ed Sheeran cerca di difendere. Perché anche se sembra assurdo, è nemico della popolarità. Gli fa perdere il contatto con la realtà, ed è questo il rischio che non vuole correre. Non va in Giappone in vacanza per non farsi riconoscere, ma perché vuole rimanere com'è. Perché poi Ed deve tornare a dire 100 volte sul palco che è da tanto che non torna in tour come se ci chiedesse clemenza.

Può cantare con gli amici nella sua casa a cinque piani con la camera da letto dove campeggia una raffigurazione di Charmander (il Pokémon, per chi non lo sapesse) o di fronte a una platea di decine di migliaia di persone (a Torino alcuni fan erano seduti in visibilità limitata pur di sentirlo) e l'atmosfera non sarà quella di uno stadio, non sarà quella di un palazzetto, non sarà quella di un teatro: sarà sempre quella di casa tua. Come fa a darti tutto l'abbraccio di cui hai bisogno senza passerella, senza secondo palco, senza band, senza ballerini, senza fili attaccati alla vita che ti portano in giro come un pollo e senza coriandoli?

Ed Sheeran, la popstar con tutte le caratteristiche che nei libri di marketing sono sbagliate per diventare una popstar, scrive, canta e suona divinamente canzoni che parlano di noi, con lo spirito di tutti noi. Facile? Difficilissimo. Il pop è spesso fatto di castelli di sabbia che richiedono dieci imprese di costruzione per tenerli in piedi. Lui con la paletta e il rastrello da spiaggia, ha costruito un castello di roccia. Questo concerto è stata l'ennesima dimostrazione del suo enorme talento.

Scaletta e esibizioni più belle

I brani indicati con * sono tra i più belli nel concerto e con ** quelli davvero imperdibili

Castle on the Hill **
Eraser
A Team *
Don't/New Man 
Lego House
I'm a mess 
Happier **
Galway Girl 
How would you feel (con Ashton) *
Human (cover di Rag'n'bone man) + I see Fire **
Photograph **
Perfect 
Bloodstream **
Thinking out loud *
Sing 
Shape of you *
You need me, I don't need you **
What do i know?

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