Alexia presenta il nuovo album «Quell’altra», l’intervista

La cantante ligure festeggia i vent'anni di carriera con un disco prodotto da Mario Lavezzi: dalla maternità al rapporto con Giorgio Armani, ecco cosa ha raccontato a Sorrisi

Alexia  Credit: © Ufficio stampa
28 Settembre 2017 alle 11:42

Vestito lungo, scarpe con i tacchi e tatuaggio in vista: questa è la nuova Alessia Aquilani, meglio conosciuta come Alexia. Ci incontriamo in occasione dell'uscita del suo tredicesimo album in studio dal titolo «Quell'altra» prevista per il 29 settembre: seppur piena di attenzioni, si avvicina con un sorriso e mi mostra il posto dove ci saremmo sedute a chiacchierare. Prima, un abbraccio. Sincero ma inusuale per un'artista appena conosciuta. «Avevo rinunciato alla vita, ora ho riacquistato la fiducia nei rapporti con le persone» confesserà più tardi.

Vent'anni di carriera, cinque milioni di dischi venduti nel mondo e un passato glorioso al quale appartengono hit come «Uh la la la» e «The summer is crazy» dalle quali è proprio l'artista a prenderne le distanze. Senza rinnegare gli innumerevoli successi, Alexia si scontra con le sue fragilità, affronta due gravidanze e riesce poi a ritrovare quella lucidità necessaria per riprogettare il futuro a cinquant'anni. Con un nuovo team, una schiera di autori importanti e un compagno di viaggio come Mario Lavezzi.

Il racconto musicale della nuova Alexia è un groviglio di continui riferimenti alla sua storia personale. Dall'iniziale difficoltà nell'essere una buona madre, i sogni delle sue figlie e il rapporto instaurato con Giorgio Armani fino alle varie sfumature dell'amore raccontate nel disco e i ricordi più belli della sua carriera: ecco tutto quello che ci ha raccontato Alexia.

Cinquant'anni appena compiuti: questo disco è un modo per fare un bilancio della tua vita?
«È una ripartenza, i bilanci spero di poterli fare tra vent'anni».

La scoperta più bella di questo traguardo?
«I rapporti umani. Sembra strano ma ho riscoperto il valore degli abbracci, come hai potuto notare appena ti ho salutata (sorride). Poi, sicuramente l'importanza di piacere a me stessa: appena ho ascoltato e letto il testo di «Fatti bella per te» di Paola Turci, mi sono subito commossa».

È evidente che le dieci tracce che compongono l'album siano il risultato di una profonda fase di cambiamento.
«Esatto. Risale al 2005 il mio ultimo progetto di rilevanza discografica, e l'anno successivo ho scoperto di aspettare la mia prima figlia. Dentro di me, però, non era un’occasione ma una scusa per fermarmi: sapevo da cosa mi stavo allontanando ma non avevo il coraggio di dirlo. Era un distacco da "quell'altra", dalla persona fragile che dava troppa importanza al lavoro. Essere sempre gradevole e grintosa, ovvero tutto quello che il pubblico voleva da me».

La maternità ti ha aiutato in questo processo di trasformazione?
«Inizialmente no. Non mi sentivo preparata e avevo paura che qualcosa andasse storto. Guardavo la mia bimba chiedendomi "e ora tu chi sei?", giravo per la città sperduta: è stato veramente difficile. E, inoltre, provenivo da cambiamenti epocali».

Spiegaci meglio.
«Ero passata dalla cittadina di provincia alla grande città, da un rapporto ormai sgretolato alla relazione con un uomo milanese, un diverso livello culturale. Ho vissuto la seconda gravidanza con più consapevolezza, finalmente con quella bella sensazione di aver formato la mia famiglia»

Ora come racconti il tuo lavoro alle tue figlie?
«Maria Vittoria, la più grande, è consapevole del mio mestiere e forse lo vede come qualcosa che può allontanarmi da lei. In fondo, siamo cresciute insieme. Margherita è la più piccolina e già mi ha detto che vuole fare la cantante!».

Dopo un periodo difficile, è arrivato il desiderio di rimettersi in gioco con un gruppo completamente nuovo.
«Nel corso degli anni ho vissuto tante separazioni a livello professionale e ora mi sono costruita un team di persone giovani e competenti. Mancava un personaggio di spessore, ed è arrivato Mario Lavezzi. Dopo un lungo corteggiamento reciproco, siamo riusciti a lavorare insieme e ora abbiamo un rapporto stupendo».

Tra gli autori, ci sono Giuseppe Anastasi, Bungaro e Zibba. Come sono stati scelti?
«Proprio con Mario, il mio produttore artistico, avevo deciso di fare una ricerca approfondita su autori e testi. L'obiettivo principale era fare una scelta di brani che veramente potessero denotare la mia maturità. Volevo essere più interprete che autrice, anche se in alcuni casi sono venute fuori parole scritte da me».

Come nel caso di «Quell'altra», il cuore concettuale dell'album.
«Mi sono riconciliata con la persona che ero, con "quell'altra" parte di me. Ora la guardo con tenerezza, si teneva le emozioni per sé perché aveva paura che gli altri potessero giudicare la propria sensibilità. Mi nascondevo».

Osservando la copertina dell'album, non ci sembra così strano vederti con un nuovo look.
«Ne ho cambiati tanti nel corso di questi anni ma è un modo per riconfermare le mie sicurezze. I capelli, per me, rappresentano la volontà di essere sempre diversa, come se volessi allontanarmi da quell'immagine che non mi rappresenta più».


L'amore è il tema che unisce tutti i brani: come lo interpreti?
«Ho cercato di cogliere tutte le sue sfaccettature. In «Fragile fermo immagine» racconto un dolore forte che si prova quando ci si rende conto che una relazione è arrivata al capolinea, è una sofferenza che ho vissuto in prima persona. Alcune volte l'amore prende derive terribili, ma può salvarti da una situazione di solitudine e tristezza come canto in "Tu salvami ancora"».

Tra le perle del disco, «Innamorati come mai» scritta da Mogol e Lavezzi.
«È fatta su misura per me. Mogol ha una capacità di raccontare le emozioni in modo puro, fresco e giovane. La frase finale "Un sentimento vero è proprio un gran regalo" mi fa venire i brividi ogni volta che l'ascolto».

Il primo singolo, uscito il giorno del tuo compleanno, si intitola «Beata Gioventù»: come vedi le nuove generazioni?
«Invidio la loro vitalità, le emozioni e quel fuoco che li attraversa ma che ancora non sanno definire».

A proposito, oggi i ragazzi misurano il successo con le visualizzazioni su YouTube e gli ascolti derivati dallo streaming. Il 2017 è, invece, per te l'anno di un'importante traguardo professionale: i vent'anni di carriera. Quali ricordi conservi?
«Un'episodio in particolare che risale agli esordi. Nel 1997 uscì il singolo «Uh la la la», brano che andò primo in nove paesi e decimo nelle classifiche inglesi dopo qualche anno. In questa occasione, gli abitanti della mia città (La Spezia) misero una grande foto con il titolo "La bomba Alexia". Non è facile partire da un piccolo paese e avere credito, è stata una grande soddisfazione».

In un'intervista di qualche anno fa, hai dichiarato che hai quattro modalità all'interno della tua anima musicale: soul, pop, rock e dance. Quale prevale in questo lavoro?
«Abbiamo cercato di dare più importanza all'aspetto pop. C'era l'esigenza di ritornare con qualcosa di facilmente fruibile, anche per il pubblico che non ha mai sentito parlare di me».

Tra i ringraziamenti, occupa un posto speciale il nome di Giorgio Armani.
«È lo stilista che ha curato i miei primi look, compresi quelli dei Festival di Sanremo. In questa circostanza ho conosciuto suo nipote Andrea, divenuto poi mio marito. Pensa che da piccola mettevo da parte i soldi per comprarmi un paio di jeans firmati da lui! Era un sogno irrealizzabile ma i suoi abiti mi facevano sentire bella. Nella sua rigidità e disciplina, è un uomo che mi ha insegnato a valorizzare e accettare le mie imperfezioni».

Che cosa sogni oggi?
«Di potermi sentire così bene anche tra dieci anni e di svegliarmi felice tutte le mattine. Non è così scontato, non credi?»

LE DATE DELL'INSTORE TOUR

29 settembre, La Spezia - cc. Le Terrazze
1 ottobre, Stezzano (BG) - cc. Le Due Torri
2 ottobre, Roma - Feltrinelli
3 ottobre, Milano - Mondadori
4 ottobre, Bologna - Feltrinelli
5 ottobre, Torino - Feltrinelli
12 ottobre, Marghera (VE) - cc.Nave de Vero

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