Joanne di Lady Gaga: testi più belli e voto ai brani

Dal 21 ottobre la grande popstar torna con un album fuori dal coro

21 Ottobre 2016 alle 15:03

Nella pagina Wikipedia inglese dell'album «Joanne» di Lady Gaga, l'unico vanto relativo al primo singolo «Perfect Illusion» è l'aver raggiunto il primo posto in Francia e Spagna e solo la Top 20 in Australia, Stati Uniti e Regno Unito. Come biglietto da visita, non è il massimo e dispiace.

Dispiace perché il brano «Perfect Illusion» è un singolo che offriva al grande pubblico e con un buon pezzo la nuova carta di identità di Lady Gaga, quella per la quale non è famosa: il volto d'artista senza sovrastrutture che conosciamo da sempre ma che si mostrava raramente all'inizio e sempre di più negli ultimi anni, specie nel suo album con Tony Bennett.

Lady Gaga è famosa in senso ampio (quindi non tra gli addetti ai lavori e ai fan appassionati) come la donna folle e eccentrica che racconta attraverso le sonorità dance il suo talento come autrice, donna di spettacolo e cantante straordinaria. Tanto che nessuno, nemmeno il suo hater più accanito, dubita del suo talento.

Sotto un segno contrario e del tutto minimale nasce «Joanne», un album che vuole far ballare senza suoni elettronici e vuole emozionare con la semplicità dei brani acustici. È un album personale, a voce nuda, che non tocca mai la superficialità "ignorante" e va a caccia continua della profondità emotiva, quella che una volta ci lasciava senza parole quando pensavamo fosse solo in grado di cantare in body la hit «Poker Face».

Quella svolta meno "baraccona" e più "ballata popolare" nel senso statunitense del termine, la sta pagando e la pagherà perché «Joanne» è l'album che tutti si aspettavano ma che pochi volevano. È un progetto molto organico nella prima parte (con atmosfere country/disco-rock, e strumentazioni vere) e divaga nella seconda parte toccando tanti territori musicali (dalle sonorità da musical alle citazioni anni 70), ammiccando anche alle mode musicali del momento con tanta intelligenza ma nessuna innovazione.

La mano di Mark Ronson (e la collaborazione di tanti autori che sono anche bravissimi musicisti) rende questo prodotto interessante non tanto dal punto di vista commerciale, ma per la sua alta qualità produttiva.

«Joanne» è un album che non tira gomitate ma propone carezze... e racconta l'artista come forse non ha mai fatto prima d'ora. Nononostante la grande produzione, la collaborazione con Florence Welsch in «Hey Girl», sembra pensato per rigettare le basi della carriera con una cifra stilistica semplice e accessibile a tutti.

Ci sono episodi bellissimi e episodi trascurabili in questo progetto Sappiamo bene dove può arrivare l'artista e quanti limiti ci sta mostrando dell'altro, la sua vera natura, in un percorso degli ultimi anni tempestato di singoli sbagliati e errori grossolani. Lo sta facendo ora che non ha più niente da perdere.

Sono certo che chiunque ascolterà l'album non vedrà l'ora di scoprire dal vivo in concerto cos'ha di nuovo da raccontare con la sua voce e il suo enorme talento. Quando si sale sulla montagna, nessuno immaginerà più che tu possa camminare in collina: dovremmo riascoltarla tutti con altre orecchie o le nostre aspettative verranno prontamente deluse. «Joanne» è un album di rivoluzione semplice: plana basso per volare in alto.

Infatti bastano poche frasi, pochi momenti sparsi in non più di cinque canzoni, a farti valere l'intero progetto, a strapparti un sorriso, a farti piangere con il singhiozzo. La musica, il calore di un brano, la capacità di comunicare attraverso la sua voce spesso non corrispondono alla legge dei grandi numeri. Sarà riuscita nell'intento di portare il suo pubblico di sempre così distante da dove stava prima? Riuscirà a riconquistare con la carta della pura semplicità il pubblico che ha perso? L'interrogativo, rimane aperto.

Voto ai brani (da 1 a 5) e una citazione del testo

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