Se dovessimo riassumere in poche parole la conferenza stampa di Michele Bravi per la presentazione del suo nuovo album «Anime di Carta», diremmo che è stata "una cascata di emozioni". Con parole simili abbiamo raccontato il brano di Sanremo 2017 «Il diario degli errori». Oggi, nelle sue parole, non sarà da meno. L'album, pubblicato il 24 febbraio, è il raccolto di un diversi anni di semina, ricerca e sperimentazione perché fosse un album "senza protezioni", trasparente e completo nel racconto di chi è diventato oggi.
Ecco tutte le dichiarazioni dell'artista durante la presentazione dell'album.
«Questo album nasce dalla fine di una storia d'amore e la musica è stata il mio modo per uscire da quel dolore. È stata come una lunga seduta di psicanalisi fatta da me stesso. Volevo mettere per iscritto le mie emozioni e farlo su un foglio di carta».
«L'album si chiama "Anime di Carta" perché la carta è un materiale accessibile che rappresenta la nostra vera essenza. Siamo fragili ma non possiamo autodistruggerci facilmente, perché ogni strappo può farci davvero del male. Ho pensato a come un foglio di carta possa acquisire tridimensionalità attraverso gli origami, quelli che ho portato a Sanremo. Ho capito che si può essere con lo stesso materiale umano, non una forma piatta, ma una forma complessa con un contenuto».
Come mi racconto oggi
«Ho smesso di essere autoriferito e tutte le scelte che ho fatto in questo ultimo periodo della mia vita non le ho fatte più da solo. Vorrei che questo album venisse ascoltato dall'inizio alla fine in tutte le canzoni, come si fa con un libro. Vorrei che dopo questo ascolto le persone non vedano un foglio bianco, ma possano vedere attraverso quel foglio le scritte che raccontano chi sono».
«In amore mi hanno fatto del male ma ho fatto del male anche io, sono stato un vero stronzo, ho trattato malissimo alcune persone. Da queste scelte sbagliate spero di aver imparato. Quando presentavo il mio precedente album ero più energico e forte e per assurdo oggi sono più fragile, perché ho deciso di raccontarmi senza muri e senza filtri».
Sanremo, l'album e il tour
«A Sanremo ci sono andato con un filo di arroganza, quella di chi vuole mostrare chi si è senza sovrastrutture davanti a 14 milioni di persone. Ho trovato forza nelle mie debolezze».
«Spero che questo album non unisca, ma divida. Spero che a qualcuno piaccia ma a qualcuno non piaccia per niente. Oggi più che mai voglio intercettare chi la pensa come me, chi condivide le mie emozioni. Spero di esserci riuscito».
«Nei miei concerti legati all'album, ci sarà una band "anomala", un po' diversa da solito e il concetto della carta che ho portato a Sanremo e su questo album, lo porterò anche sul palco e in giro per l'Italia».
Il mio rapporto con gli autori
«L'approccio a questo album è molto diverso dal solito perché di questi brani sono geloso e possessivo. Non tutti sono scritti da me ma sento che li potrei cantare solo io».
«Gli autori mi odiano perché io un autore lo devo "sposare" conoscendolo e facendomi affascinare dal suo modo di lavorare. Non voglio rivolgermi a un autore che scrive canzoni di successo e dirgli "scrivimi una hit", ma piuttosto "scriviamo assieme una canzone che parli di me". Avevo bisogno di riconoscermi in quello che canto dopo aver sbattuto in quattro anni la faccia a terra dopo un esordio non proprio esaltante»
Federica Abbate, l'amicizia che diventa arte
«Federica Abbate, autrice de "Il diario degli errori", l'ho sentita per la prima volta a gennaio del 2016. Aveva altri impegni, poi a marzo ci siamo trovati a un giapponese a parlare di ciò che stava scrivendo per altri. Ho espresso la volontà di sentire su cosa stava lavorando e di farle sentire su cosa stavo lavorando io. È nata così una bella amicizia che ci ha portati a quel brano, me l'ha fatto ascoltare dopo aver conosciuto quella storia finita. Ho capito che lei aveva compreso più di chiunque altro come stavo e chi ero. Non amo cantare su canzoni già provinate, così me l'ha fatta sentire e abbiamo costruito il provino del brano assieme. Alla luce di quanto lo sento mio, l'avrei voluto scrivere io»
Non seguo le classifiche, ma le percezioni sulla mia musica
«Non sono andato a vedere le classifiche dopo Sanremo onestamente. Quando cantavo quel brano ero più o meno ridotto a uno straccio, il risultato era l'ultima delle mie preoccupazioni. Vado orgoglioso di averla presentata e raccontata per bene quella canzone, questo sì. La vittoria di quel brano è nel brano stesso, non in me. Non mi addentro mai nelle dinamiche delle classifiche però è chiaro che mi fa piacere sapere che è stata ben recepita dai commenti sui social e dalla critica. Ho visto fin dalle prime recensioni una forte attenzione verso la mia proposta, un'attenzione che fino a poco tempo fa non potevo nemmeno immaginare».
La musica che mi affascina, l'assenza di barriere
«Nel mio album precedente in inglese canto il mio vomito d'odio verso la discografia. Mi sono accorto che quel cantare in inglese era solo un velarmi dietro una lingua nella quale non penso. L'inserimento di due brani in inglese è per dare un senso di continuità a quello che ho fatto in passato, proprio in contrasto con quel senso di "abbandono" da ogni protezione che tiro fuori in questo disco quando canto in italiano».
«Le mie ispirazioni? Da Edith Piaf a Jack Garratt, seguo la musica in diverse sfumature. Mi piace molto l'elettronica che in questo periodo sta riscrivendo le regole del pop, da Elliot Moss a Aurora. Sono mondi che mi affascinano ma dire che mi ispiro a loro sarebbe un po' troppo presuntuoso».
Scopriamo la tracklist e i crediti del disco di inediti in arrivo il 24 febbraio, che contiene il brano «Il diario degli errori» (quarto classificato a Sanremo)