Festival di Sanremo 1982

Vince Riccardo Fogli davanti ad Al Bano e Romina. Drupi è terzo

27 Gennaio 2015 alle 15:02

Forte del successo ottenuto nel 1981, l’organizzatore Gianni Ravera costruisce il Festival dell’82 secondo lo stesso impianto dell’edizione precedente: artisti divisi in due gruppi, grandi ospiti stranieri e la conduzione di Claudio Cecchetto, affiancato questa volta da Patrizia Rossetti (futuro volto di Rete 4), scelta attraverso una selezione a «Domenica in». Riccardo Fogli e Claudio Villa sono i due protagonisti annunciati. L’ex cantante dei Pooh ha vissuto l’anno prima un’estate ricca di soddisfazioni grazie al successo del singolo «Malinconia». È lui il superfavorito con la trascinante e orecchiabile «Storie di tutti i giorni», e non a caso Sorrisi lo mette in copertina (con lo strillo «Riccardo Fogli cerca al Festival una conferma») prima che inizi la kermesse. A Sanremo si presenta con la moglie Viola Valentino, in gara nel gruppo B (quello che accede direttamente alla finale) con il brano «Arriva arriva». Claudio Villa, invece, pur di partecipare al suo 13° Festival accetta il rischio dell’eliminazione e gareggia nel gruppo A con «Facciamo l’amore».

La prima serata si apre con l’intervento del medium televisivo Giucas Casella, sicuro di conoscere il nome del vincitore, che consegna la busta con il suo pronostico al giornalista Mario Luzzato Fegiz del Corriere della Sera. Pochi minuti dopo debutta un irriconoscibile (se confrontato con il suo look di oggi) Zucchero Fornaciari, che si guadagna la finale con «Una notte che vola via». Sugar è anche l’autore di «Lisa», la canzone di un altro debuttante della serata, il toscano Stefano Sani. Molto applaudito anche il ritorno di Mia Martini con «E non finisce mica il cielo», scritta per lei dal suo compagno Ivano Fossati. Alla fine della serata, tra i bocciati dalle giurie c’è Claudio Villa. Ma il «reuccio» non ci sta e accusa Gianni Ravera di poca trasparenza: «Le giurie non esistono» afferma Villa.

«L’unico giurato è Ravera». Il cantante si rivolge addirittura al pretore di Sanremo per chiedere all’organizzazione di rendere pubblici i verbali delle giurie. Ce n’è abbastanza per sospendere il Festival. Quando se ne rende conto, Villa non se la sente di insistere e sceglie di sottoscrivere un compromesso con Ravera: uno degli eliminati, attraverso un sorteggio, sarà ripescato e ammesso alla finale. Il «fortunato» è Michele Zarrillo, in gara con « Una rosa blu» (in una nuova versione, il brano avrà il meritato successo solo alla fine degli Anni 90), ma lui, d’accordo con la sua casa discografica (la Cbs), deciderà di non presentarsi sul palco per solidarietà con Ravera.

La seconda serata passa alla storia per il debutto all’Ariston di Vasco Rossi. L’ex dj di Zocca è ancora sconosciuto al grande pubblico nonostante il discreto successo dei suoi primi album. La sua «Vado al massimo» supera il vaglio delle giurie e accede alla finale, così come il frate brindisino Giuseppe Cionfoli («Solo grazie»), la rediviva Anna Oxa («Io no»), i lanciatissimi Al Bano e Romina («Felicità»), un convincente Drupi («Soli») e la tedesca Lene Lovich.

La serata finale si svolge senza colpi di scena. I pronostici della vigilia, compreso quello di Giucas Casella, si rivelano azzeccati. Vince Riccardo Fogli davanti ad Al Bano e Romina. Drupi è terzo con «Soli» mentre Mia Martini vince il primo Premio della Critica, che dal 1996, dopo la scomparsa della cantante, prenderà il suo nome. Il parco ospiti è di alto livello: Diego Abatantuono in versione «terrunciello» si esibisce con una gamba ingessata in un medley di successi recenti (da «Balla balla ballerino» di Lucio Dalla a «Cervo a primavera» di Riccardo Cocciante»), Claudia Mori canta fuori gara «Non succederà più», destinata a diventare il singolo più venduto di questo Festival. Inoltre, star internazionali come i Van Halen, i Village People, Daryl Hall & John Oates. Un successo che lascia comunque l’amaro in bocca a causa del polverone provocato da Claudio Villa. «Io non ero venuto al Festival per fare questo casino» dice ai giornalisti. «Ero venuto per cantare, per fare il mio mestiere».

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