La storia di Michael Jackson, dagli esordi al mito

Nel giorno in cui avrebbe dovuto compiere 59anni, abbiamo provato a raccontarvi l'ascesa e il declino dell'icona del pop

1996 - La performance di Michael Jackson durante l'"HIStory" world tour  Credit: © Getty Images
29 Agosto 2017 alle 15:05

Sono passati otto anni dalla scomparsa e il 29 agosto 2017 avrebbe compiuto 59 anni. Michael Jackson, l’icona pop dalle mille sfaccettature che ha saputo scrivere e definire le pagine più belle e prestigiose della storia della musica internazionale. Un personaggio in bilico tra ambiguità e contrasti: dalla carriera ricca di successo e soddisfazioni ad una vita privata afflitta dall’infanzia poco felice, da relazioni sentimentali fallite e dalle pesanti accuse di pedofilia e i continui interventi chirurgici. Una vita consegnata in mano all’opinione pubblica, troppo spesso giudicata e messa in discussione: per questo è difficile raccontare la complessità dell’universo di una delle star più importanti del Novecento.

Abbiamo provato a ripercorrere la sua immensa carriera musicale: dagli esordi con i Jackson 5 al successo da solista, il talento da ballerino fino alle accuse e i processi giudiziari.

GLI ESORDI CON I JACKSON 5

Michael Jackson nasce nel 1958 in un sobborgo industriale a Gary, in Indiana. Ottavo di dieci figli. La musica è di casa: Michael e i suoi sette fratelli crescono ascoltando la madre “musa” esercitarsi su basi blues e country e il padre suonare la chitarra. È quest’ultimo, un capofamiglia molto rigido, che si accorge del talento dei suoi figli e all’alba degli anni '70 spinge Jackie, Tito, Jermanie, Marlon e Michael ad entrare a far parte del mondo dello spettacolo. L’affare di famiglia si chiamerà «Jackson 5»: le canzoni della band schizzano in cima alle classifiche e i cinque fratelli diventano i nuovi fenomeni della musica nera in America. Sempre insieme e sempre in tour. «Ero già un veterano prima di essere un adolescente» confessa Michael: cresce in fretta, perdendo la libertà di un’infanzia mai vissuta, ma sul palco si dimostra essere il più carismatico della band. Un piccolo leader che a 21 anni è pronto per trasformarsi nel più travolgente fenomeno della cultura pop.

LA STRADA SOLISTA E IL SUCCESSO DI THRILLER

La storia da solista di Michael si tinge dei colori di una fiaba: nel 1979 esce il capolavoro «Off the Wall», l'album esordio per l'etichetta Epic e prodotto dal braccio destro Quincy Jones. È il suono della liberazione, un fortunato mix di soul, disco music, rock e pop che segnò il primo passo verso una nuova e matura personalità musicale. Durante quello che poi ha descritto come ?uno dei momenti più difficili? della sua vita, riesce a guardare e suonare come un ragazzo fresco dal talento ed energia fuori dal comune. Non tardano ad arrivare le soddisfazioni da classifica, come quella di abbattere le barriere razziali e diventare il primo afroamericano ad entrare in una chart per ?bianchi?. Sarà «Don't Stop Til You Get Enough» a conquistare definitivamente il pubblico, inaugurando un decennio molto fortunato.

Nessuno era riuscito a fare di meglio. Michael Jackson continua la sua scalata di successo con il miracoloso «Thriller»: un inno epocale nato da grandi ambizioni, è il maggior prodotto dell'industria dell'entertainment mai realizzato prima. Il disco, uscito nel 1982, risulta il più venduto della storia con 100 milioni di copie e una permanenza in classifica sorprendente. Altri numeri da record: otto Grammy vinti, 30 dischi di platino e 37 settimane al primo posto della classifica Billboard dei dischi più venduti di sempre. Nove canzoni limpide, che coniugano il funk, la vena rock con melodie soul penetranti accompagnati da un mini-film diretto da John Landis. È la storia di una rivoluzione: dai capolavori che rompono le barriere razziali come il classico «Billie Jean» e l'uragano musicale «Beat It» fino a una delle migliori ballate dal titolo «Human Nature». Il look all'avanguardia (ricordiamo il guanto di paillettes, la giacca rossa, i mocassini con le calze bianche e il cappello nero sugli occhi), la vocalità ultraterrena, la genialità dei suoi balletti e la potenza nel saper modellare le emozioni nei cuori della gente: questo cambierà per sempre l'equilibro del mondo del pop. La figura di Jackson diventa mito.

MICHAEL, UN GRANDE BALLERINO

«Lo considero il mio erede» disse Fred Astaire. Il ballo e le coreografie hanno sempre occupato buona parte dell'economia spettacolare di Jackson, la punta di diamante che ha consacrato la genialità di un vero performer. Perché aldilà del talento vocale, ciò che ha sempre affascinato i suoi fan era il suo stile di danza: fin dai tempi dei Jackson 5, Michael si può definire un ballerino provetto, un frontman carismatico con una ipnotizzante presenza scenica. Nel 1983, per la prima volta, presenta al pubblico il «Moonwalk», passo realizzato durante lo show celebrativo dei 25 anni di «Motown» e destinato a diventare il più famoso e riprodotto di sempre. Jackson, però, non ne è l'inventore poiché perfeziona un movimento già ideato dal mimo francese Marcel Marceau. Pulito e preciso, la passeggiata sulla luna diventa subito leggenda. Molti ci hanno visto la parabola della sua vita: un ragazzo cresciuto anagraficamente ma con l'anima e lo spirito di un bambino.

Non basta, Michael ci prende gusto e nel 1993 arriva un'altra grande prova del suo talento da coreografo: inventa la «45° Degree Lean», il movimento antigravitazionale presente nel video di «Smooth Criminal» (1988). Per fare questo, la star del pop utilizza il trucco delle ?scarpe speciali? che gli permettono di piegarsi in avanti di 45° gradi e sfidare la gravità.

I PROBLEMI DI SALUTE

Il successo travolgente fa vacillare la fragile personalità di Michael, vittima di un meccanismo e di un ingranaggio mediatico spietato. Iniziano a diffondersi le voci sulle sue innumerevoli paranoie, le fobie e le inquietanti manie che circondano il suo personaggio. Dall'amicizia con uno scimpanzè, alla camera iperbarica per non invecchiare allo schiarimento della pelle, che anni dopo giustifica con la vitiligine ovvero una malattia che attacca la pelle togliendo il colore (certificata successivamente dai referti medici e dall'autopsia). Alla fine degli anni ottanta, l'artista torna sulla scena musicale con un'incredibile metamorfosi: la chirurgia plastica ridisegna i lineamenti del suo volto, dalle labbra sottili agli zigomi sporgenti. Jackson è quasi irriconoscibile.

Continuamente bersagliato dai tabloid, risponde con la musica: nel 1987 esce «Bad», l'ultimo prodotto nelle mani di Quincy che lo porterà ad intraprendere il primo tour da solista. Rinnova il contratto con la Sony e prosegue con «Dangerous» (1991), nel quale mostra un cambio di rotta con tentativi di agganciare il mondo rap ma la conferma di una bravura nel creare videoclip futuristici.

LE ACCUSE E IL PROCESSO DEL 2005

«I mass media scrivono in continuazione stranezze sul mio conto, mi disturba la distorsione della verità. Non capisco come possano sentire il bisogno di inventare cose sul mio conto» afferma Jackson in un'intervista. Si rincorrono le voci sulle passioni per il mondo dell'infanzia, ne è l'esempio la costruzione di Neverland, l'immenso parco giochi dove ospita tanti bambini poveri e affetti da malattie incurabili. Costruire questa dimora è visto come il disperato tentativo di ricreare l'infanzia perduta, di rifugiarsi in un mondo di giochi, spensieratezza e serenità. Le frequentazioni con i giovani ammiratori hanno un grande impatto mediatico, e su questo si è speculato oltre ogni limite fino ad arrivare alle pesanti accuse del 1993. È di nuovo al centro della cronaca, la famiglia di un fan lo accusa di molestie sessuali. Per mettere a tacere lo scandalo, sposa Lisa Marie, figlia di Elvis Presley. Seguono altre denunce nel 2003, fino ad arrivare al ?processo del secolo? nel 2005: Jackson viene assolto in appello dai dieci capi d'accusa perché non ritenuto colpevole. Dopo anni di dibattiti, giudizi e controversie, questo risultato rappresenta un grido di liberazione.

Jackson prova a rilanciare una carriera musicale ormai rovinata: nel 2001 esce il decimo lavoro discografico, «Invicible», forse il più difficile. Il titolo non è coerente con la realtà, l'artista è sempre più fragile. Una lavorazione complicata, un'ispirazione artistica quasi smarrita ma è evidente voglia di rivalsa: si alternano ballate, ritmi dance e atmosfere hip- hop dal buon successo radiofonico. Peccato una sola candidatura ai Grammy Award. 

LA SCOMPARSA PREMATURA

Michael non ha mai nascosto la sua estrema solitudine: una realtà fatta di problemi relazionali, disturbi fisici e la conseguente assunzione di molti farmaci. Siamo nel 2009, anno in cui Michael annuncia il suo ritorno sulle scene musicali con un tour estenuante: 50 date all'Arena O2 di Londra, biglietti esauriti in poche ore. C'è attesa da parte dei suoi fan, e uno spiraglio di speranza nel vederlo di nuovo esibirsi su un palcoscenico. Durante le prove del tour «This is it», Jackson sembra ancora capace di stupire alla sua maniera e non risparmiarsi mai: la costruzione di un palco ambizioso con effetti speciali, scenografie colossali e ad accompagnarlo ballerini e musicisti. Questo, però, è quello che vedremo solo alle prove dello show, perché Michael non arriverà mai a realizzare il tour.

Il corpo senza vita dell'artista viene ritrovato il 25 giugno 2009 nella sua casa a Los Angeles: secondo alcune testimonianze, è stato vittima di un cocktail micidiale di psicofarmaci. La sua scomparsa coglie tutti impreparati, rimangono molti punti interrogativi sulle reali dinamiche di quella notte. Il mondo piange il simbolo di intere generazioni, un'artista dentro la storia del suo tempo che ha usato la sua voce contro le ingiustizie del mondo. Ancora oggi è un mito che non tramonta: nel 2016, Michael Jackson è in testa alla speciale classifica di Forbes dedicata alle star decedute che continuano a generare introiti con 835 milioni di dollari.

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