Alessandro Meluzzi: «Sono diventato prete ma non lascio la tv»

Lo psichiatra e criminologo ospite dei tele-salotti sta per diventare primate della Chiesa Ortodossa Italiana

Padre Alessandro Meluzzi
16 Dicembre 2015 alle 11:22

Lo psichiatra Alessandro Meluzzi, criminologo e frequentatore assiduo di salotti televisivi, ha negli occhi una luce nuova. Anzi, antica. «In fondo studio teologia da 12 anni…» dice.
Dopo essersi convertito un anno fa alla Chiesa ortodossa, dal maggio scorso è diventato prete in piena regola. Tanto che dice messa e può celebrare matrimoni. E il 19 dicembre a Roma, durante una cerimonia ufficiale, i suoi confratelli lo metteranno alla guida della Chiesa ortodossa italiana.

Meluzzi, qualcuno l’ha chiamata persino «Papa ortodosso»…
«Sciocchezze, esagerazioni dei media. Sarò semplicemente alla guida di un piccolo gruppo religioso. Ci sono la Chiesa ortodossa armena, russa, bulgara... Io sarò il reggente di quella italiana, qualche migliaio di persone. Chiamatemi fratello Alessandro».

In soli sette mesi da prete a capo di una Chiesa: è un carrierone.
«Mi viene da ridere… Se ci fossero in ballo soldi o potere la potremmo chiamare così. Ma ho solo ricevuto una richiesta e mi sono messo al servizio del prossimo. Non guadagno nulla, faccio il medico da 35 anni e continuerò a farlo. Come san Paolo, che viveva del suo lavoro e girava cucendo tende».

Ha detto: «Fare il prete era il mio sogno». Perché questa vocazione?
«Viene da lontano. Ho 60 anni, fui battezzato a Napoli. Mi si contendevano i collegi religiosi. Dopo essere stato affascinato, da ragazzo, dal marxismo e dalle “gonnelle”, è arrivato l’incontro con don Pierino Gelmini. E la mia attività si ispira alla sua idea di comunità. Sono diventato ortodosso solo un anno fa, quando un vescovo cattolico mi voleva fare diacono ma ho scoperto che, essendo stato massone fino al 2003, la Chiesa mi aveva messo al bando per sempre. Mi è cascato il mondo addosso...».

L’adesione alla massoneria quindi è stato il suo peccato originale.
«La considero una grossa miopia da parte della Chiesa, che dovrebbe essere aperta e comprendere. In fondo c’era stata la mia abiura, me n’ero andato da tempo. Invece non c’era posto né per il perdono né per la riabilitazione».

Così è diventato ortodosso…
«Mi ha fatto prete un amico vescovo scomparso a giugno, padre Adeodato Leopoldo Mancini. Le uniche differenze sostanziali con la Chiesa cattolica è che noi non abbiamo il dogma dell’infallibilità del Papa, possiamo sposarci e avere figli. Una scelta che auspico faccia anche la Chiesa cattolica: il celibato dei preti crea più problemi che altro».

Teoricamente come capo degli ortodossi italiani potrebbe dialogare anche col Papa?
«È un’ipotesi remota. Ma visto che dialoga con tutti, anche coi musulmani, mi auguro possa farlo pure con me».

Ha già celebrato un matrimonio?
«Non ancora, ma dico messa tutti i giorni dove vivo, nella comunità terapeutica “Agape”, ad Albugnano, gestita da mia moglie. Curo da sempre il disagio della mente, ora anche quello dell’anima. Non sono cose incompatibili tra loro, anzi si integrano».

Di solito fare il prete è un «lavoro» a tempo pieno. Lei riuscirà a continuare la sua professione?
«Certo. Per i preti ortodossi è assolutamente normale pensare a Dio e continuare con la propria occupazione. Solo la Chiesa cattolica prevede che i ministri del culto siano a tempo pieno e debbano vivere da soli».

Nel suo curriculum c’è di tutto: Partito comunista, Socialista, poi Forza Italia. Se aggiungiamo l’adesione alla massoneria e ora la guida degli Ortodossi d’Italia, come si definirebbe, guardandosi da psichiatra?
«Un ricercatore inquieto d’amore dato e ricevuto. Un mendicante di verità e libertà».

Con una punta di egocentrismo?
«L’ego si appaga con soldi, sesso e potere: la mia è tutt’altra strada. Se mi cimentassi in una autodiagnosi potrei parlare di “Super io”, di tensione a un ideale».

Lei è anche uno che fa molta tv.
«E continuerò. Comunque, se dovessi smettere domani, non andrei in rovina: in Rai vado gratis e a Mediaset mi danno 500 euro lordi a puntata senza rimborso spese».

Come giudica il lavoro di Papa Francesco?
«Se penso all’apertura del Giubileo, con tutti quegli animali proiettati sulla facciata di San Pietro, mi pare che questa fiera dell’ecologico politicamente corretto cozzi contro la missione della Chiesa: mettere al centro sempre e solo Cristo».

Il che secondo lei non accade?
«Sì, ma per esempio: la personalizzazione, la mitizzazione, il protagonismo degli uomini, anche se si parla del capo della Chiesa, non mette al centro Cristo. Questo sono sicuro che appaia chiaro anche a un gesuita intelligente come Bergoglio».

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