Caduta Libera, la «botola» spiegata da Gerry Scotti

«Fino a oggi l’unico a essersi fatto male seriamente cadendo nella botola è stato il mio ufficio stampa» racconta il conduttore del quiz show di Canale 5 che nella sua seconda stagione è diventato un fenomeno

Gerry Scotti
14 Aprile 2016 alle 15:26

Certo, il benvenuto non è dei più incoraggianti. All’ingresso dello studio Mediaset dove si registra «Caduta libera!» i concorrenti vedono, nell’ordine: un’ambulanza, una barella, un defibrillatore, una bombola dell’ossigeno, tre infermieri e un medico… «Però fino a oggi l’unico a essersi fatto male seriamente cadendo nella botola è stato il mio ufficio stampa Massimo Villa» racconta Gerry. «Lo abbiamo “usato” per fare la prova di un promo e si è rotto il menisco. D’altronde non rispondeva ai criteri di selezione: avere meno di 55 anni, pesare meno di 100 chili e non avere pacemaker, protesi e problemi alla schiena. Finora si è fatto male meno del 10% dei concorrenti, ma cose minime come una distorsione». 

Ce lo spiega Gerry Scotti, che abbiamo incontrato per commentare il successo di questa seconda edizione del preserale di Canale 5, la prima «made in Italy». Lui si schermisce, ma il suo sorriso e i risultati parlano chiaro: gli ascolti continuano a crescere. In febbraio la media è stata di 4.156.000 spettatori con il 20% di share. Non solo. Rispetto all’edizione 2015, registrata in Spagna, si sono aggiunti 1.300.000 spettatori, tanto che dalle 100 puntate iniziali si è deciso di arrivare a 160 incluse le edizioni domenicali riservate ai vip e alla Fabbrica del Sorriso. «Sono 10 anni che nel preserale non si riuscivano a ottenere in maniera continuativa questi risultati. Il fatto che sia toccato ancora a me mi riempie di orgoglio».

Partiamo dalle novità. Cos’è cambiato rispetto al format originale?
«La scorsa edizione avevamo introdotto il gioco finale per creare pathos. Quest’anno abbiamo aggiunto altre due piccole, grandi novità: la figura del campione, a cui tenevo tanto perché è nel testamento che mi ha lasciato Mike: o per simpatia o antipatia il pubblico deve tifare pro o contro qualcuno. E il meccanismo, che io chiamo “lecca lecca”, con il piede bianco e il piede nero davanti a ogni sfidante che si apre quando si perde».

Ora che è tornato in patria ha ritrovato anche il suo pubblico.
«Per fortuna! A Barcellona è stato un dramma. Non sapevano chi fossi e venivano a vedermi come si va allo zoo a guardare un orangotango. La sera al ristorante se incontravamo degli italiani li invitavamo subito in studio. Praticamente facevamo i “buttadentro”, come nei locali!».

Per fortuna anche in Spagna i concorrenti erano italiani. Come funzionano i casting?
«Finalmente siamo tornati ad avere materiale umano all’altezza delle necessità. Intanto facciamo domande di un certo tipo. Inoltre valutiamo anche la spontaneità, le telegenia, la capacità di sorridere e rispondere alle provocazioni. Infatti i concorrenti mi stanno dando tante soddisfazioni e i campioni hanno sempre qualcosa da raccontare».

Chi sono finora i suoi campioni preferiti?
«Come telespettatore mi hanno emozionato e mi sono innamorato di Sara, Nicolò ed Edoardo, il vigile che ha vinto la cifra più alta».

E che grazie a questa vittoria record ha potuto chiedere la mano alla fidanzata.
«Se avessi saputo di questo colpo di scena lo avrei picchiato prima che si dichiarasse. Gli avrei detto di godersi ancora la vita!» (ride).

Se dovesse invitarla al suo matrimonio?
«Sono sempre cerimonie un po’ tristi… (ride) ma penso che alla fine ci andrei».

Oltre ai concorrenti classici, ci sono quelli vip della domenica. Le loro vincite vanno in beneficenza alla «Fabbrica del sorriso», ma spesso perdono miseramente…
«Le domande sono un poco più semplici, ma non possiamo stravolgere il meccanismo del gioco per farli vincere troppo facilmente, non sarebbe giusto verso i telespettatori, anche se lo facciamo per beneficenza. Diciamo che se facessero le selezioni normali, pochi di loro passerebbero. Ora che ci penso, sarebbe bello fare una puntata con voi di Sorrisi o in generale con i giornalisti tv. Mi piacerebbe molto: apriamo un bando di concorso!».

Lo dirò al direttore. Ma intanto un’ultima curiosità. Come mai non ha pensato alle «botoline», lei che ha lanciato le Letterine?
«Non è una figura necessaria. Nel format spagnolo c’è una ragazza che presenta i concorrenti. Ma io ho deciso di fare il valletto di me stesso! Scherzi a parte, le donne in tv non hanno bisogno di recitare ruoli minori. Ce ne sono tante che hanno dimostrato di saper fare televisione come e più degli uomini. Basta vedere a Canale 5. Le padrone di casa sono tutte donne: la mattina è di Barbara Palombelli e Federica Panicucci, mentre il pomeriggio è di Maria De Filippi e Barbara d’Urso».

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