Cristiano Militello e i cartelli di Striscia

L'inviato del programma di Canale 5 spiega com'è nata la sua buffa rubrica

Cristiano Militello
30 Marzo 2015 alle 10:28

Sull’onda del successo di «Striscia lo striscione», il tg satirico di Canale 5 ideato da Antonio Ricci ha da poco inaugurato una nuova rubrica: «Striscia il cartellone», anch’essa curata dall’inviato Cristiano Militello. «È una rapida rassegna di cartelli, insegne, scritte e avvisi strampalati, ma in questo caso non abbiamo inventato nulla. Il nostro vero marchio di fabbrica resta “Striscia lo striscione”, di cui questa rubrica costituisce una naturale derivazione. La “galassia”, a pensarci bene, è la medesima».

Ormai la sua collezione di cartelli, insegne e striscioni sarà ricchissima…
«Solo per le foto di striscioni siamo a oltre 2 mila. Un po’ di più per quanto riguarda il resto. C’è di tutto: dalle bacheche condominiali alle prescrizioni mediche, dalla segnaletica alle scritte sui bagni in autogrill, dalle località buffe agli annunci mortuari».

Quali sono i cartelli di cui va più fiero?
«Quelli “vergini”, inviati dalla gente appositamente per la rubrica. Sembra banale, ma in un’epoca in cui tutto è condiviso su Internet non è facile. “Striscia” vive in buona parte di segnalazioni, in particolare questo tipo di rubrica. Possiamo contare su materiale sempre fresco proprio grazie al pubblico. Ormai con i cellulari chiunque è un mezzo reporter, nel bene e nel male».

Poi come li seleziona?
«Opero una prima scrematura in base al mio gusto, in seguito con il mio autore facciamo il lavoro di fino dando vita alla compilation finale».

Quali immagini scartate?
«Quelle eccessivamente trucide oppure in cui c’è da spiegare troppo».

Ci fa un esempio di ciò che non vedremo mai in tv?
«In un murales c’era scritto: “Prima ero schizofrenico, adesso siamo guariti”. Scorretto ma geniale».

Qual è stato il primo cartello ad averla folgorata?
«Fin da ragazzo ho sempre avuto una spiccata curiosità. Allo stadio più che il campo guardavo le curve e forse questo gusto per la frase lapidaria, l’attrazione fatale per lo striscione, l’ho coltivata fin da giovane aggirandomi per la mia città, osservandone i muri. Un giorno lessi una scritta vagamente ammonitrice: “Dio ti guarda”. Il giorno dopo qualcuno aveva aggiunto: “Allora vèstiti a modino!”. E fu amore...».

Torniamo a oggi. La scritta più divertente?
«Difficile dirlo. Forse la foto, appena arrivata, dell’annuncio di un teatro a Cossato (Biella): “Si avvisa che la replica odierna di «Il malato immaginario» è stata rinviata per motivi di salute del protagonista”».

Il più originale?
«Casa di Giulietta Capuleti a Verona, una miriade di cuori vergati sul muro, ognuno firmato da una coppia. A un certo punto, controcorrente, acida, si staglia una scritta: “Tanto vi mollerete tutti!”».

È vero che ha la sindrome del correttore di bozze?
«Non posso negarlo, è più forte di me, mi saltano all’occhio immediatamente gli errori scritti. Al ristorante vado subito a vedere come hanno scritto whisky o wurstel».

E se dovesse scrivere un cartello per «Striscia»?
«All’ingresso della redazione ne campeggia già uno in bella vista: “Il dubbio è il padre di Striscia”. Per fortuna è scritto correttamente!».

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