Fabio Volo: «L’Islanda non è poi così glaciale…»

Lo showman ci racconta i suoi viaggi nel paese di cui è originaria la sua compagna Johanna. «Anzi, non sempre c’è la neve e in estate è molto verde. Là mi trovo bene, anche perché... nessuno mi riconosce»

23 Gennaio 2017 alle 15:06

Fabio Volo ha passato le vacanze di Natale in Islanda insieme con la compagna Johanna (islandese), i loro figli Sebastian e Gabriel e tutti i parenti di lei. Quando ha messo sul suo profilo Instagram la foto della maniglia di una finestra con i ghiaccioli intorno ha ricevuto 20 mila «Mi piace».

Fabio, qui in Italia è arrivata l’ondata di gelo. In Islanda, invece, il gelo è un’abitudine?
«Io patisco il freddo più a Milano che in Islanda, là il freddo è più secco. È come quando vai in montagna, esci preparato. Quando vanno al ristorante gli islandesi si vestono bene, con la scarpa col tacco... i turisti li riconosci: sono quelli con la giacca a vento. La gente del posto non si spiega perché si vestano con la tenuta da trekking».

Quando andate nel «profondo Nord» dove soggiornate?
«Stiamo a Reykjavík, la capitale, nel Sud dell’isola. Dei 320 mila abitanti dell’Islanda, 120 mila abitano lì. Quando esci dal centro c’è un cartello con disegnata la città e una sbarra sopra, perché fuori ci sono solo paesini, una strada unica. Prima di metterti in viaggio devi fare la spesa e la benzina».

La prima volta in Islanda si è sentito come Checco Zalone in «Quo Vado?» quando arriva al Polo Nord?
«Non è che vai a vivere nel ghiaccio, anche se il nome inglese dell’isola è Iceland (“Terra del ghiaccio”, ndr). Anzi, l’Islanda d’estate è molto verde e d’inverno non sempre c’è la neve».

Qui, in quanto bresciano, lei è considerato un nordico. In Islanda come la considerano?
«Sono italiano. Lì è come se fossi Miguel del Messico, con il baffo e la barba. Loro sono dei sopravvissuti, hanno un Dna differente, fanno sport, vanno in palestra, i bambini giocano con l’acqua d’inverno. Solo a vederli rabbrividisco».

Come ci si sente in terra straniera a essere un «non famoso»?
«Sono diventato popolare quando ormai avevo 30 anni, quindi mi sono formato come una persona anonima. Tuttora mi trovo meglio in un posto dove non mi riconoscono. Forse è per questo che ho una fidanzata straniera (ride)».

Da quando è diventato papà cosa è cambiato nei suoi viaggi?
«Poco, però gli spostamenti sono più complessi. Andiamo nei posti dove andavamo prima, ma un po’ più organizzati. Non diciamo: “Partiamo domani”, semmai: “Partiamo la prossima settimana”».

Nel suo ultimo libro ha scritto: «È un periodo di grandi decisioni». È vero che pensa di trasferirsi all’estero?
«È una cosa che penso da tempo, ancor prima di avere una famiglia. Mi incuriosisce una vita alternativa. Mi chiedo: “Cosa succederà, in quale quartiere vivrò, chi incontrerò, cosa mangerò?”. Mi piace variare, e questo vale anche per il lavoro. Un po’ dei miei obiettivi li ho già raggiunti, ma tengo sempre aperta la possibilità di cambiare mestiere».

Il suo libro si intitola «A cosa servono i desideri»: a cosa servono?
«Parto dalla riflessione di Michelangelo e penso che dentro di me c’è già la statua, devo solo liberarla dal marmo. Anch’io so che le risposte sono dentro di me, ci sono delle paure da cui mi devo liberare. Questo è un libro che pone delle domande».

Risponda ad alcune domande del suo libro: «Qual è l’ultima volta che sono stato felice»?
«Quando ho fatto la pizza con i miei figli, con il matterello e la farina. Mio padre aveva fatto così con me, e mio nonno con mio padre prima di lui».

«Se potessi avere un superpotere, quale sarebbe»?
«Viaggiare nel tempo, stare con le persone che non ci sono più, ritrovare i miei pomeriggi da ragazzino... Sono entrato in una fase da “anziano malinconico”».

«Un pensiero costante»?

«Restare o partire?».

Intanto come inviato di «Che tempo che fa» dove vorrebbe andare?
«Da Obama, ora che non è più presidente. Chissà come si sentirà passando davanti alla Casa Bianca... Una volta volevano spostare il mio programma di Radio Deejay dal mattino al pomeriggio e già mi sembrava insostenibile!».n

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