Gianni Morandi con «L’isola di Pietro torna a recitare in tv dopo 20 anni

«Aspettavo la storia giusta» ci ha detto Gianni che dal dal 24 settembre sarà su Canale 5 con sei puntate della sua nuova fiction ambientata in Sardegna

Gianni Morandi ha tre figli: Marianna e Marco, che gli hanno dato cinque nipoti, e Pietro avuto dalla seconda moglie Anna  Credit: © Julian Hargreaves
31 Agosto 2017 alle 11:40

L’attesa è quasi finita. Ancora poche settimane e finalmente, dopo quasi 20 anni, rivedremo Gianni Morandi recitare in una serie tv. Sarà infatti il protagonista di «L’isola di Pietro», sei puntate in onda dal 24 settembre su Canale 5.

Per parlarne ci siamo dati due appuntamenti. Lo scorso novembre lo abbiamo raggiunto direttamente sul set in Sardegna, dove in un tepore ancora estivo, tra un bagno di mare e un piatto di spaghetti alla bottarga di tonno, ci ha parlato di questa nuova avventura. Dopo Ferragosto, invece, lo abbiamo risentito per farci raccontare i suoi nuovi progetti mentre si godeva gli ultimi giorni di vacanza in Grecia, pronto a tornare non solo per promuovere la fiction ma anche per ultimare il suo nuovo album «D’amore d’autore», in uscita il 17 novembre: «È il mio 40° album di inediti. L’ultimo risale a quattro anni fa. Ci saranno una decina di canzoni. Il tema principale è, appunto, l’amore in tutte le sue forme, la passione, la disperazione e la lontananza. È il sentimento cardine della mia vita. Poi dal 24 febbraio inizierò il tour da Rimini (per informazioni: www.fepgroup.it, ndr)» ci svela Gianni ribadendo che, fiction a parte, lui è e resta comunque un cantante. «Anche se dopo la canzone e il video di “Volare” i ragazzini dai 7 ai 14 anni mi conoscono come l’amico di Fabio Rovazzi» ci dice ridendo.

«L’isola di Pietro»: intrighi e passioni in Sardegna

«L’isola di Pietro», il trailer della fiction con Gianni Morandi

«Ho realizzato un sogno: diventare un medico»

Gianni, da quasi 20 anni non girava una fiction. C’è un motivo?
«Forse gli eventi della vita. È nato mio figlio Pietro, ho fatto dischi, concerti, tournée, due Sanremo, un film per il cinema con Valerio Mastandrea e Elio Germano, “Padroni di casa”, tanta tv legata alla musica. O forse semplicemente non arrivava la storia giusta».

Come mai ha scelto proprio «L’isola di Pietro»?
«Ho letto numerose sceneggiature, ma alla fine ho scelto questa perché è una storia bella, coinvolgente, piena di passione, sentimenti e con un contorno giallo».

Ci parli di Pietro.
«Lui è il pediatra dell’Isola di Carloforte ed è un punto di riferimento per la comunità perché conosce tutta la generazione dei ragazzi dai 10 ai 20 anni, le loro famiglie e storie. Partecipa molto alle loro vite e aiuta sempre tutti. È vedovo, ha fatto degli errori in gioventù e ha un rapporto molto difficile con la figlia. Io sono un po’ come lui. Mi piace stare in mezzo alla gente comune, ascoltarla, dedicarle tempo. La curiosità verso gli altri è una cosa bellissima».

Come si sente con addosso un camice?
«Mi piace. Da bambino vivevo a Monghidoro, mio papà faceva il ciabattino e mi immaginavo che da grande sarei andato all’università per studiare medicina o fare l’avvocato. Invece ho solo la quinta elementare, ma mi sarebbe piaciuto diventare medico di base in un paesino. Sono figure importanti e affascinanti, come il sacerdote, il sindaco o il maresciallo dei carabinieri. Ricordo che con il medico di base della mia infanzia parlavo tanto. Per Pietro mi sono ispirato un po’ a lui».

Pietro ha un rapporto difficile con la figlia. Lei che padre è?
«Mio papà era esigente e rigido, voleva che rispettassi i compagni, andassi bene a scuola, non facessi il discolo, che leggessi e studiassi. Era durissimo. Con Marianna ero anch’io piuttosto severo. Non è mai uscita la sera prima dei 18 anni. Con Pietro, invece, mi sono ammorbidito. E anche con i miei nipoti. Si ottiene di più con la dolcezza e la calma che con la durezza…».

Nella fiction è vedovo. Nella vita invece non si separa mai da sua moglie Anna. Qual è il segreto del vostro amore?
«Essere innamorati dà una forza enorme. Bisogna trovare una persona affine, con cui condividere desideri e una stessa visione della vita. Ci vuole tanta pazienza, venirsi incontro, sapersi ascoltare senza voler cambiare l’altro. Io e Anna stiamo insieme da 23 anni e il nostro legame si è rafforzato con il tempo. Come abbiamo fatto? Alchimia, non c’è una ricetta. Abbiamo la fortuna di continuare a cercarci e a piacerci anche se invecchiamo e non siamo più “splendenti”. Sono stato molto fortunato. Abbiamo un carattere simile, ci entusiasmiamo anche per le piccole cose e c’è tanta positività attorno a lei».

Pietro ha un cane, Mirto. Com’è stato come compagno di lavoro?
«Il suo vero nome è Kumas ed è un animale incredibile. Ha una sensibilità pazzesca. Una volta i cani al cinema erano trattati in modo severo. Oggi non è più così: ogni cosa che fa, per lui è un gioco. Ho sempre avuto cani. Amavo molto i pastori tedeschi, abbiamo avuto un Border collie e poi un Labrador dolcissimo, regalo di Rudy Zerbi, che ne ha passate di tutti i colori. È morto due anni fa. Non sono riuscito a sostituirlo e ha lasciato un vuoto incolmabile».

Come si è trovato con il cast?
«Ho fatto un grande lavoro di preparazione prima di iniziare le riprese. Ero preoccupato perché affrontare un ruolo dopo tanti anni non è facile. Si sono creati tanti rapporti importanti sul set. Con la troupe siamo legati come una famiglia, ma anche con gli attori, nonostante fossimo di generazioni diverse. C’è Michele Rosiello che vuole cantare, ha scritto una canzone e me l’ha fatta sentire. La giovanissima Alma Noce invece ha una passione per la recitazione ed è molto dotata. Ha un’espressività magnetica ed era la più brava di tutti noi. C’è poi Federico Russo (Matteo), che era la vera star. Capivamo dov’era sentendo il baccano che facevano le ragazzine che lo aspettavano fuori dal set».

Sappiamo che i sardi hanno accolto molto bene anche lei...
«È vero. Andavo sempre in giro e ho conosciuto tutti. Ho fatto foto con l’80 per cento degli abitanti di Carloforte. Ricevevo inviti da tutte le parti e la mia camera era piena di regali. Mi è arrivato di tutto: libri, bottiglie di vino, dolci, perfino la bottarga di tonno che fanno in quest’isola meravigliosa dove abbiamo girato per più di un mese, tra fine settembre e novembre dell’anno scorso».

Cosa si aspetta da questa fiction?
«Bisogna rimettersi in gioco ogni volta. È come quando fai un disco, anche se va bene ti senti sempre sotto esame. E così con la tv: fai una fiction ma non è detto che ti guardino. Mi aspetto che la gente si diverta, che si affezioni a Pietro e si commuova. Io ci ho messo il massimo della passione».

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