Il commissario Montalbano, la parola a Catarella

A tu per tu con Angelo Russo, l'interprete dell'agente pasticcione della serie con Luca Zingaretti

Angelo Russo è Catarella in «Il commissario Montalbano»
28 Marzo 2016 alle 09:01

Catarella non può farsi intervistare «di persona personalmente » perché è troppo stanco. Tra pochi giorni tornerà sul set de «Il commissario Montalbano», e dopo il successo dei due nuovi episodi e delle repliche tutti lo vogliono. Non ultimi, quelli di «Ballando con le stelle», dove Angelo Russo ha dimostrato di avere un grande e inaspettato talento.

Angelo, come mai sa danzare così bene?
«Non ho mai ballato in vita mia, nemmeno con mia moglie. Il merito è stato della ballerina che mi ha aiutato. Ci siamo capiti al volo e io sono un pappagallo: guardo e memorizzo subito. Abbiamo provato in tutto neanche un’ora: prima lentamente, poi velocemente».

Le piacerebbe partecipare come concorrente?
«Certo, perché no. Se in un’ora ho fatto così bene, chissà in una settimana!».

Ad aprile tornerà sul set di Montalbano. Come si sta preparando?
«Mentalmente mi sto infilando la divisa. Non ho ancora il copione ma mi basta leggerlo una settimana prima. Catarella è un personaggio che mi sono cucito addosso. Con Luca Zingaretti proviamo e a volte improvvisiamo. Ormai ci capiamo al volo, come Totò e Peppino».

Le repliche intanto continuano a fare ottimi ascolti. Lei le guarda?
«No. Già leggo il copione, giro le puntate e vedo la prima a Roma. Dopo voglio staccare la spina e riposarmi mentalmente. Così, mentre mia moglie e mia figlia mi guardano in tv, io faccio altro».

Le prossime riprese dureranno tre mesi. Durante il resto dell’anno cosa fa?
«Faccio cabaret, serate, teatro. Ho richieste per tutto l’anno, in Sicilia e in Calabria, tanto che a volte si accavallano e devo rifiutare. Mi guadagno la pagnotta facendo il comico e le imitazioni, dall’idraulico all’ubriacone, ma alla fine faccio pure un pizzico di Catarella, anche se non dovrei perché è un personaggio Rai, ma la voce è mia e il pubblico me lo chiede. Mi chiamano anche per i matrimoni, ma vado solo a quelli degli amici che meritano. Ci vado con la divisa e faccio l’irruzione. Ieri mi ha chiamato il comandante della polizia di Ragusa e Gela perché ci sarà una grande convention e mi vogliono come ciliegina per la serata. Ovviamente andrò. Al comandante non si dice di no…».

Sua moglie e sua figlia sono contente di vivere con una star?
«Io di natura sono un giocherellone, scherzo e prendo la vita con il sorriso, la monotonia non mi piace. Mia moglie Laura mi ha conosciuto così. Mia figlia Leandra è una Catarella in gonnella. Le battute le provo con lei: se ride funzionano, altrimenti no».

Sua moglie è gelosa?
«Ma no, ci siamo conosciuti il 18 maggio 1981 e da allora è stata un’unica giornata d’amore. Mi sopporta da 35 anni. Dice che il giorno più bello della sua vita è stato quello delle nozze. E il più brutto... quelli che sono seguiti » (ride).

E il suo, di giorno più bello, qual è stato?
«Forse quando è nata Leandra. Pensavo che non sarei mai diventato padre, ma quando l’ho vista ho capito che dovevo prendere le cose più sul serio».

Cosa pensa del Catarella giovane interpretato da Fabrizio Pizzuto?
«Siamo amici e lui è bravo, ma non capisco perché debba imitarmi. So che lo ha voluto il regista, però avrei preferito che facesse una sua versione di Catarella».

Non le propongono mai altri personaggi?
«Per ora no. Catarella mi ha aiutato tanto, ma un po’ mi ha bloccato la carriera. È un personaggio talmente grande che la gente pensa che non accetterei un ruolo piccolo, di poche pose. Ma non è vero!».

Chi vorrebbe fare?
«So fare qualsiasi cosa. Il comico, il tragicomico, nasco come attore di teatro serio. A volte mi arrabbio con chi si stupisce perché non faccio ridere come Catarella. E gli rispondo: “Sai, non sono solo un comico, sono pure inc... nero!”» (ride).

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