Enzo Miccio: «La mia vita è una favola»

Come è nato Enzo Miccio? Come ha deciso di fare questo lavoro? Se dovessi fare una lista delle domande che ho ricevuto più spesso, queste sarebbero ai primi posti. E corrispondono anche a una delle storie che amo di più raccontare

30 Novembre 2017 alle 12:43

Come è nato Enzo Miccio? Come ha  deciso di fare questo lavoro? Se dovessi fare una lista delle domande che ho ricevuto più spesso, queste sarebbero ai primi posti. E corrispondono anche a una delle storie che amo di più raccontare.

Il mio senso estetico deriva sicuramente dalla mia famiglia e in particolare da mia madre, una donna appassionata di moda, dagli abiti agli accessori, di bon ton, di design della tavola, e con un vero e proprio amore per l’arte del ricevere. Il mio spirito intraprendente, risoluto e dinamico l’ho invece preso da mio padre, commerciante e imprenditore.

• La Festa della Mamma di Enzo Miccio

Famiglia numerosa

Sono nato e cresciuto in una famiglia numerosa in provincia di Napoli. La mia era «una casa con le porte aperte», con una grande  tradizione legata all’ospitalità e all’accoglienza. Si festeggiava qualsiasi cosa, dai compleanni agli onomastici, passando per i grandi cenoni di Natale e Capodanno. Senza dimenticare i matrimoni, i veri grandi eventi. C’era sempre un motivo per imbandire la tavola e stare insieme. Vigeva la cosiddetta regola dell’«aggiungi un posto a tavola». Si può quasi dire che io nel mondo degli «eventi» ci sia cresciuto e, senza dubbio, queste esperienze mi hanno aiutato a diventare quello che ora sono.

I pizzi della nonna

Se chiudo gli occhi e ripenso alla mia infanzia riesco ancora a sentire il vocìo del salotto, il campanello che squillava ogni cinque minuti, e a vedere mia madre intenta ad allestire il tavolo del salone con fiori freschi, i pizzi di mia nonna, le candele e i sottopiatti preziosi.

Ho avuto un’infanzia davvero serena e spensierata, per non parlare dell’adolescenza. Sono stato, per così dire, «adottato» da una compagnia di amici più grandi di qualche anno con i quali sono cresciuto e ho viaggiato tanto. È anche grazie a loro che ho alimentato la mia curiosità per tutto ciò che era nuovo e «diverso». Viaggiare mi ha permesso di scoprire nuovi paesaggi, osservare altre culture e imparare molto. Ho incamerato immagini di paesaggi, luoghi e cose che mi sono servite poi negli anni per creare allestimenti unici.

Crescendo ho iniziato ad aiutare mia madre nell’organizzazione di qualsiasi cosa, adoravo quando apriva i cassetti pieni di biancheria per la tavola. Poi sono passato alla feste degli amici, ne ero sempre il promotore.

Lo smoking di Peppino

Ovviamente mi sono occupato personalmente del mio «debutto in società»: la mia festa di 18 anni. Anche allora avevo le idee chiare:  indossai uno smoking fatto dal mio primo sarto napoletano, il bravo Peppino, e fui categorico anche per il look degli invitati: abito da sera per le donne, «black tie» per gli uomini.

Subito dopo il diploma ho lasciato (solo fisicamente) la mia adorata Napoli e mi sono trasferito a Milano per iscrivermi all’Istituto europeo di design: frequentare un istituto che riuscisse a combinare la mia mente creativa ma, allo stesso tempo, concreta e precisa è stato fondamentale per il mio percorso.

«Tu vuoi fare lo stylist»

Ho fatto molti lavori: l’impiegato, l’ufficio stampa, l’assistente fotografo. Mentre lavoravo per un ufficio stampa, saltò subito all’occhio della mia responsabile la passione che avevo nell’abbinare capi ed accessori, e mi disse: «Tu vuoi fare lo stylist». «Cosa è uno stylist?» chiesi.

Lei me lo spiegò e io esclamai: «Davvero c’è una figura professionale che fa questo?». Mi si era aperto un mondo; tutto ciò che avevo sempre fatto per puro divertimento era un lavoro, un lavoro vero. Ho iniziato facendo l’assistente di uno stylist: andavo in giro per gli showroom di tutta Milano (e non solo) a ritirare pacchi: borse piene di scarpe e di vestiti che portavo sui set fotografici, carico come un mulo.

Le prime nozze non si scordano mai

Ho organizzato il mio primo matrimonio circa 20 anni fa per una mia cara amica, un’attività che possiamo definire «pro bono»: mi occupai di addobbare la chiesa, scelsi la mise en place e il centro tavola, e infine decorai il buffet dei dolci con confetti ed alzatine di cristallo. Due anni dopo debuttai come «wedding planner» all’Hotel Four Seasons di Milano: mi occupai di aiutare la madre di una sposa a organizzare il matrimonio perfetto. Ricordo ancora quando arrivai pieno di scatole colme di alzatine di cristallo e vasi di ogni forma e misura. Li avevo portati direttamente da casa mia. Fu un evento unico in cui per la prima volta realizzai l’ormai famoso «tavolo di rappresentanza».

Ho aperto la mia società nel 2000 e il party di inaugurazione lo immaginai come un vernissage in una galleria d’arte: eravamo in via San Maurilio, nel cuore di Milano; avevo decorato il mio showroom con tantissimi fiori freschi. I complementi d’arredo erano un mix di antico e moderno, dai candelabri in cristallo comprati a Parigi ai vassoi in vetro colorato. Parteciparono all’evento tantissime persone, diventate poi clienti e amici.

«Scusi, vuole fare tv?»

L’avventura in tv è nata quasi per caso, sono ormai passati 12 anni da quella telefonata. «La stiamo cercando per un programma televisivo». Mostrai loro il video di un matrimonio che avevo organizzato e alla fine di quella proiezione mi proposero il programma. All’inizio ero scettico, non volevo condividere i miei segreti in tv, ma alla fine sono riusciti a convincermi. Da quel momento si può dire che la mia vita è «leggermente» cambiata.

Ho acquisito maggiore consapevolezza e ho capito l’importanza di fornire alle mie spose e in generale ai miei clienti un servizio che fosse davvero a 360 gradi. Seguendo questa filosofia e cercando di portare avanti questo obiettivo ho iniziato il processo di «brandizzazione» della Enzo Miccio srl, facendo del mio nome un vero e proprio marchio. Creo gioielli, scarpe, abiti, «cadeaux de mariage» («doni di nozze», ndr) che portano il mio nome e soprattutto racchiudono la mia filosofia e il mio concetto di buon gusto e di eleganza.

Voglio regalarvi un sogno

Scelgo tutto con cura, disegno personalmente, per gli abiti seleziono i tessuti: non amo le cose «in serie» e per questo creo modelli unici in cui la cura dei dettagli, dai ricami alle applicazioni, è protagonista. Voglio che in tutto quello che creo si riesca a percepire l’essenza del Made in Italy, la sua storia e ovviamente la qualità che lo contraddistingue. Spesso quando si parla di lusso si parla anche di «esperienza». Ecco, io voglio consentire a tutte le persone che mi scelgono di immergersi completamente nel mondo di Enzo Miccio.

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