Gabriel Garko a teatro con «Odio Amleto»

«Se tornassi indietro rifarei tutto, anche gli errori» spiega l’attore torinese, che dal 3 ottobre riporterà in giro per l’Italia lo spettacolo «Odio Amleto»

Gabriel Garko  Credit: © Frezza - La Fata
26 Settembre 2017 alle 10:35

«Lo sapete come va a finire questo servizio fotografico, vero?». Gabriel Garko, infreddolito e divertito, minaccia «ritorsioni» contro chiunque sia ancora asciutto nei dintorni della piscina nella quale lui è immerso da quasi un’ora per scattare le foto della nostra copertina. E quando il fotografo finisce il lavoro c’è un fuggi fuggi generale, con Gabriel che, appesantito dagli abiti bagnati, rincorre il malcapitato di turno. Risultato? In acqua non c’è finito nessuno, ma siamo tutti fradici per il suo abbraccio.

La commedia di Paul Rudnick «Odio Amleto», per la regia di Alessandro Benvenuti, sarà in scena al Teatro Sala Umberto di Roma dal 3 al 15 ottobre.

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Gabriel, sta per riportare in teatro «Odio Amleto». Ma lei William Shakespeare lo odia davvero?
«Come si fa a odiare Amleto? Il titolo è ironico, perché questa è una commedia divertente. Poi se un giorno mi dovesse capitare di portare seriamente Shakespeare a teatro, allora sarei nel panico e forse lo odierei pure...» (ride).

E dire che lei ha cominciato proprio in teatro con un testo di Henry James e la regia di Luca Ronconi. Durata: quattro ore e 20 minuti.
«E quella era una versione ridotta! L’originale era di sei ore. È vero, ma allora ero incosciente».

E lo è ancora?
«Il mestiere d’attore se non hai un pizzico di incoscienza non puoi farlo. Ti devi mettere in gioco».

Come quando nel 2016 ha deciso di fare Sanremo?
«Già. Mi sono buttato. Ma durante il Festival ho deciso di non leggere nulla sul mio conto, mi sarei fatto troppo male. Le critiche le ho lette tutte dopo».

I giudizi sul suo lavoro in «Odio Amleto» invece sono tutti positivi. La trama dello spettacolo sembra ritagliata su di lei.
«È vero. Interpreto Andrew Rally, un attore americano famoso per il suo lavoro in tv. Quando la serie in cui recita viene interrotta prova a cimentarsi con il teatro in cerca di un riscatto. Solo che la sua agente (Paola Gassman, ndr) non gli trova un ingaggio qualunque: gli propone Amleto, un ruolo che fa paura perché è un grande classico, da sempre interpretato dai mostri sacri del teatro. Il più grande di tutti, ormai passato a miglior vita, è John Barrymore. Il suo fantasma, interpretato da Ugo Pagliai, appare ad Andrew e lo prepara al ruolo dandogli preziosi consigli e tra i due si creano situazioni esilaranti. Abbiamo anche personalizzato i momenti di autoironia di Andrew».

Che cosa intende?
«Nel testo abbiamo giocato con i miei difetti. A un certo punto il mio personaggio dice: “Ma come faccio a fare Amleto con tutte queste “e” aperte?”, esattamente come le pronuncio io».

E la celebre scena in cui recita «Essere o non essere»?
«È divertentissima. Per prepararla il mio personaggio utilizza tecniche assurde: urla cose senza senso, si prende a sberle, straparla, si agita… sembra un pazzo. Barrymore lo guarda allibito e inorridito».

Facciamo un gioco. Essere o non essere Gabriel Garko: l’aspetto più bello?
«Faccio il lavoro che volevo fare sin da quando ero bambino».

L’aspetto che le pesa di più?
«La gente che mi giudica pensando di conoscermi. Mi sta benissimo essere giudicato, ma non in maniera gratuita. Io non sopporto i luoghi comuni».

Essere Gabriel Garko: tre cose che la caratterizzano?
«La passione per i motori: macchine, moto, aerei e barche. La voglia di viaggiare. L’esigenza di non far morire il bambino che c’è in me».

Non essere Gabriel Garko: le tre cose più lontane da lei?
«La caccia. Fermarsi alle apparenze. Giudicare: io non lo faccio mai».

Se oggi non fosse Gabriel Garko cosa farebbe Dario Oliviero, che è il suo vero nome?
«Il pilota di auto o di aerei».

Il 12 luglio ha compiuto 45 anni.
«Istintivamente mi sono detto: “Cavolo, sono 45!”. Poi però ho pensato: non è cambiato nulla, continuo a fare tutto quello che facevo prima, non me ne importa niente di invecchiare. Su questo punto sono sereno».

E anche soddisfatto, immagino.
«Sì, sono cambiato. Oggi ho imparato a farmi scivolare le cose addosso. Se arrabbiarmi non cambia la situazione, allora che mi arrabbio a fare? Così come se in una situazione non mi sento a mio agio, magari prima facevo un sorriso e abbozzavo. Ora se una cosa non mi sta bene la evito».

Si pente di alcune scelte che ha fatto in passato?
«No, rifarei tutto, anche gli errori. Non ho rimpianti e neanche rimorsi. Ho fatto tutto quello che mi andava di fare. Ho detto i no che mi sentivo di dire. A un certo punto sul lavoro mi chiamavano “Signor no”, ma quei no li ridirei tutti».

Parliamo dei sì, invece. Durante un’ospitata allo show di Piero Chiambretti ha fatto una proposta di matrimonio alla sua fidanzata Adua Del Vesco.
«Era uno scherzo e sono stato al gioco, mi sono inginocchiato davanti a lei e ho detto: “Con tanto amore e tanto dispetto… mi vuoi sposare?”».

Veramente sarebbe rispetto, non dispetto...
«No no, era dispetto. L’ho inventata lì per lì. Ma era scherzosa».

Questo «lapsus» è indicativo… Vuole o non vuole sposarsi?
«Sposarmi non è una cosa che desidero».

Invece ha detto che le piacerebbe diventare papà.
«Se capita, sì. Io mi diverto moltissimo con i miei nipoti, ma mi sono reso conto proprio grazie a mia sorella che avere un figlio è una grande responsabilità. Se arriva lo accetto volentieri, se lo devo programmare non ci riesco. Penso: in che società viviamo? Quale futuro gli do? Ci vuole un pizzico di incoscienza per mettere su famiglia».

Periodicamente si legge che tra lei e Adua Del Vesco tira aria di crisi.
«Sono senza parole. Stiamo insieme, ma ora io sono a Roma e lei è a Dublino per seguire un corso di inglese. Non è che se si trascorre un periodo separati vuol dire che ci si è lasciati».

Cosa significa essere la fidanzata di Gabriel Garko?
«Non è facile. Sono lunatico e cambio modo di comportarmi durante i periodi di lavoro e quelli di riposo. Però mi piace fare le sorprese, partire per un viaggio improvviso, divertirsi insieme».

Non sembra poi così tremendo…
«Sono gelosissimo. Per una frase sbagliata posso chiudermi nel silenzio, rimuginare, immaginarmi chissà cosa e arrabbiarmi con me stesso. Magari per qualcosa che non esiste. E poi sono esigente. Per me le piccole attenzioni, come una carezza, il bacio prima di uscire di casa, la parola giusta al momento giusto, l’improvvisa voglia di vedersi o di scriversi un messaggio, sono fondamentali. Anche dopo tanto tempo che si sta insieme».

Quando non lavora cosa fa per rilassarsi?
«Mi godo la mia casa, invito amici a cena, leggo, vado a cavallo».

Il libro che ora ha sul comodino?
«“La mente quantica” di Vincenzo Fanelli. In questo periodo leggo libri sul linguaggio del corpo. Ma anche quelli di evasione mi piacciono, magari esce fuori il soggetto per un bel film».

Le manca il suo Tonio Fortebracci della fiction «L’onore e il rispetto»?
«Diciamo che ogni tanto una frase in siciliano mi scappa...».

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