Paolo Bonolis: «Ecco tutto quello che penso sulla tv»

Abbiamo passato al radar dieci anni di interviste a Sorrisi per andare al cuore della sua filosofia mentre rinfresca l’estate con le repliche di Ciao Darwin 7 in attesa di una nuova, densa stagione...

Paolo Bonolis. Il suo debutto risale al 1980 con «3, 2, 1... contatto!» su Raiuno
3 Agosto 2017 alle 12:17

Mentre ci «rinfreschiamo» nei sabati sera d’estate con le repliche di «Ciao Darwin 7», una stagione ricca di impegni aspetta Paolo Bonolis.

Il rinnovo con Mediaset per due anni riapre la strada ai suoi programmi più amati («Chi ha incastrato Peter Pan?», «Music» e «Avanti un altro!») e anche a una «evoluzione» di «Il senso della vita» che arriverà su Italia 1.

In attesa di questa «scorpacciata» abbiamo riletto tutte le interviste che Paolo ha rilasciato a Sorrisi negli ultimi dieci anni. Per andare al cuore del Bonolis-pensiero.

Maria De Filippi

«Maria De Filippi ha inquadrato una traiettoria che le permette di produrre spettacolo con un atteggiamento gradevole e completamente diverso da quello di tutti gli altri. Non è spettacolare nei toni e negli atteggiamenti, ma padroneggia una forma di silenzio che si fa ascoltare. È diversa da tutti e questa sua diversità è un’eccellenza». (2008)

Luca Laurenti

«Luca Laurenti è l’altra metà della mela. Con Luca ho trovato una persona in grado di dare corpo al mio aspetto ludico e anticonformista. Vive in un universo parallelo e quando ne percorri qualche tratto scopri una persona poco condizionata dal circostante. Il che lo rende unico e irripetibile. Sembra assurdo, ma è solo non omologato». (2008)

Guardo «Striscia»

«Guardo “Striscia”, mi piacciono “Le iene” e mi fa ridere molto “Piloti”. Tra i personaggi, Piero Chiambretti per me è quello mentalmente più veloce di tutti. Se avesse il coraggio di non mettere quelle scarpe, ovvero di non restare troppo prigioniero del proprio personaggio, sarebbe ancora più forte». (2009)

In futuro

«In futuro mi piacerebbe, più che fare il conduttore, inventare programmi, nuovi format: insomma, essere il più possibile attivo e creativo soprattutto dietro le quinte». (2009)

Non sono un comico

«Non sono un comico, né un ballerino, né un cantante. Ho una specifica professionale che prevede uno scritto. Scrivo quello che faccio  e cioè una trasmissione tv». (2009)

Ipocrisia e poco buon gusto

«Ci sono dei programmi con una presenza assoluta di ipocrisia e un’assenza assoluta di buon gusto. Totalmente  privi di ironia, urlano e scavano in tematiche anche molto dolorose fingendo partecipazione. Questi programmi mi danno fastidio fisico e finiscono per contaminare inevitabilmente tutta la tv». (2009)

Peter Pan

«“Peter Pan” è uno degli ultimi varietà dove la varietà descrive davvero il genere. Le altre trasmissioni sono spesso una stessa idea sviluppata per due ore. Comici? Due ore di comici. Cantanti? Due ore di cantanti. In “Peter Pan” ci sono tante circostanze, tanti sapori. È un ecosistema pluripopolato». (2010)

Digitale e satellitare

«Il digitale e il satellitare bisogna saperli usare. Di canali ne puoi fare anche 700, così come di appartamenti, ma se gli inquilini a disposizione sono soltanto 40 con gli altri 660 che ci fai? Ci vogliono idee, altrimenti si fanno canali che sono semplicemente il riciclo di programmi altrimenti destinati a impolverarsi negli archivi». (2010)

Più generi insieme

«Sono per il “meticciato” televisivo, per il rimescolamento dei generi. «Avanti un altro” è un game show ma anche un varietà [...] Io non amo i quiz basati sulla tensione, quelli con le attese estenuanti, in cui sembra che il concorrente debba individuare la particella di Dio. Voglio che la gente a casa si appassioni al gioco e si faccia una risata allo stesso tempo». (2012)

Le idee originali

«Se un’idea mi appartiene, sono in grado di raccontartela meglio e viverla con più entusiasmo. Non si può solo percorrere strade altrui. Altrimenti finisci per essere un mero esecutore. Immettere novità sul mercato è sempre una soddisfazione: “Avanti un altro!” è stato già venduto in sette Paesi». (2013)

La tv per ragazzi

«Nella tv per ragazzi c’è una solitudine d’apprendimento. È come mettere dei bambini in una classe e dare dei libri da leggere senza l’insegnante. Ci vuole un “fratello maggiore” che faccia da traduttore delle vicende. Noi a “Bim Bum Bam” cercavamo di trasferire ai piccoli il miglior antibiotico che ci sia al mondo: l’ironia». (2013)

La durata di un programma

«La durata del prodotto televisivo si deve uniformare con gli standard internazionali. Un’idea deve esprimersi nello spazio di un’ora. Se la declini per due ore e mezzo, rischia di diventare terribilmente annacquata». (2013)

In tv credo nella "pezzatura breve"

«In tv credo nella “pezzatura” breve: amo far succedere tante cose in pochi minuti, non divagare, non sbrodolare ma neppure tagliare. Non mi sembra di risparmiare sulle parole, no?». (2017)

Il lavoro in tv

«Il lavoro in tv va preso con tantissimo impegno, ma anche con “pensosa leggerezza”. Del resto io mi occupo di intrattenimento: cose leggere, scherzose». (2017)

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