Chi sono Antonella Elia e Jill Cooper, le #caporali di «Pechino Express 2017»

La biografia e le interviste ai concorrenti della sesta edizione del reality di Rai2, in onda dal 13 settembre 2017

Jill Cooper e Antonella Elia
1 Agosto 2017 alle 09:53

Le #caporali

Antonella Elia (53 anni): In tanti anni di televisione ha lavorato con maestri quali Corrado («La Corrida»), Mike Bongiorno («La ruota della fortuna») e Raimondo Vianello («Pressing»). Nel 2012 ha vinto il reality «L’isola dei famosi».
Jill Cooper (48 anni): Esperta di fitness è diventata celebre anche come insegnante in trasmissioni quali «Amici», «Grande Fratello» e «Buona Domenica». Ha firmato manuali, integratori dietetici e abbigliamento sportivo.

Antonella Elia

Quanto sei «caporale»?
«Mi sento come il soldato Jane: corro, lotto all'ultimo respiro pur di arrivare, sono determinata come i Marines. La volontà c'è. Jill ha i muscoli, io non posso dire che ho il cervello, però mi sono scoperta una volontà d'acciaio. Noi non sudiamo, sanguiniamo!».
Perché hai partecipato?
«Per me era un'avventura pazzesca. La vita del resto è scoperta e viaggio. Io sempre seguito “Pechino” in tv e ho sempre detto: “Com'è che non mi chiamano?”».
Cosa ti aspettavi di trovare?
«Un'vventura fantastica, il contatto delle persone, l'emozione della gara, l'adrenalina della corsa, scoprire posti nuovi, la natura meravigliosa».
Cosa hai trovato?
«Tutto questo e anche di più. È stata una gara intensa, un'emozione travolgente dal primo minuto, una corsa da atleti olimpionici. Io non partecipo, io gareggio. Tutti dicono: “È un gioco”, ma poi tutti vogliono restare. Per me l'eliminazione è una tragedia, io soffro, sia per me sia per gli altri».
La rinuncia più difficile?
«A me piace non avere contatti, stare senza telefono, senza internet, sparire nel nulla. Non ho avuto problemi. Prima di partire ho fatto kickboxing, danza, pole dance (per rafforzare i muscoli delle braccia), ma con le gambe non stavo dietro a Jill».
Cosa ti è stato più utile?
«I vestiti da trekking e i pantaloni elastici (i leggins). Sono stata brava a preparare il bagaglio, ma io faccio spesso viaggi avventurosi».
Cosa ti resterà nel cuore?
«La generosità delle persone, sembra un luogo comune, ma più povere sono le persone, più generose si rivelano. Una sera una signora aveva solo due pesci freschi nel frigo, li ha cucinati alla griglia e li ha messi nel piatto, uno per me e uno per Jill. Lei e il marito hanno cenato con dei sottaceti».
Lo rifaresti? Se no, perché? Se sì, dove vorresti andare?
«Ripartirei domani, ora che mi sono ripresa fisicamente. Al ritorno ero talmente sfinita che non riuscivo a sollevarmi dal letto. Lì, invece, ero una belva, avevo l'adrenalina pura».

Jill Cooper

Quanto sei «caporale»?
«Sono talmente caporale che avrei preferito essere chiamata Sergente, Capitano, Generale o Ammiraglio. Sono estremamene esigente con me stessa e cerco di fare tutto con una precisione quasi militaresca. Solo con la concentrazione e la tenacia di un soldato sono riuscita a raggiungere certe mete».  
Perché hai partecipato?
«Perché è un’opportunità di metterti alla prova in un contesto unico al mondo, scoprendo luoghi incantati a contatto con le persone del posto. Non mi è mai piaciuto fare la “turista”,  ho sempre preferito scoprire un posto come gli indigeni: forse è per questo che sono venuta a vivere in Italia anziché visitarla».
Cosa ti aspettavi di trovare?
«Mi aspettavo di affrontare tante mie paure: l'auto-stop, non sapere dove dormire, viaggiare su mezzi a prova di ergastolo per il codice stradale, mangiare insetti, toccare roba che ti fa raccapricciare la pelle...».
Cosa hai trovato?
«Ho scoperto che nessuno di noi è solo. Che il mondo è pieno di persone buone. Che forse devi aspettare due ore in più, ma prima o poia ci sarà qualche buon anima che ti aiuterà. Non è vero che dobbiamo avere paura di tutto e tutti, il mondo è grande e grosso, ma è pieno di persone che come noi vogliono le stesse cose: famiglia, lavoro, cibo in compagnia e serenità».
La rinuncia più  difficile?
«Stare lontano dalla mia famiglia. Quest’anno festeggio dieci anni di matrimonio e mia figlia si laurea. Siamo unitissimi, e non sentirli tanti giorni, più volte al giorno, per me è stato pesante».
Cosa ti è stato più utile?
«Essere un'atleta. Gli atleti sono abituati a soffrire per raggiungere una meta. Ho un’alta tolleranza al dolore e alla stanchezza e questo mi ha facilitato tantissimo, perché “Pechino Express” è durissimo, ve lo posso garantire, non solo fisicamente, ma psicologicamente».
Cosa ti resterà nel cuore?
«Le persone che ci hanno preso a cuore, ci hanno portato in macchina, ospitato a casa, raccolto per strada. Ogni persona che ci ha aiutato per me è stata un angelo. Ho intrapreso “Pechino” come fosse il mio cammino di Santiago. Ho pregato tanto e ho riflettuto spesso sulla mia fede durante tutta la mia gara. Oltre ad aver visto l’aiuto di Dio in ogni passaggio, sono tornata profondamente cambiata (speriamo in meglio!)».
Lo rifaresti? Se no, perché? Se sì, dove vorresti andare?
«Sì, lo rifarei, anche domani. Andrei ovunque, già a 2 anni mi mettevo davanti alla porta di casa con una valigetta coperte di coniglietti rosa e blu e dicevo alla mia mamma “Devo andare a scoprire il mondo…” Il mondo è grande e io sono solo all’inizio».

«Pechino Express 2017»

Tutto su «Pechino Express 2017»

Il conduttore Costantino della Gherardesca

Gli #amici: Alice Venturi e Guglielmo Scilla

Las #estrellas: Olfo Bosè e Rafael Amargo

Le #clubber: Valentina Pegorer e Ema Stokholma

I #maschi: Francesco Arca e Rocco Giusti

#figliaematrigna: Eugenia Costantini e Agata Cannizzaro

I #modaioli: Marcelo Burlon e Michele Lamanna

Gli #egger: Cristina Egger e Alessandro Egger

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