Gabriele Cirilli: «Già da piccolo imitavo le maestre»

Il comico di «Tale e quale show» si racconta: gli inizi, l’amore per la moglie e le mille facce nel talent condotto da Carlo Conti

Gabrielle Cirilli assieme a Carlo Conti a «Tale e quale show»
24 Novembre 2017 alle 14:55

Un’unica intervista. Cinque personaggi diversi. Può succedere che se intervisti Gabriele Cirilli durante le prove di «Tale e quale show» cominci parlando con una specie di Gian Burrasca con i capelli rossi, poi ti volti e un minuto dopo ti ritrovi di fronte un tipetto con gli occhiali e l’aria un po’ arrabbiata. Ti giri ancora e hai a che fare con una bambina precisina, bionda, boccolosa e sorridente, poi con una perfida e dispettosa che sembra la figlia di Fantozzi e infine chiudi l’intervista parlando con una piccolissima, con tanto di trecce nere e spessi occhiali sul naso. Cirilli sta registrando, uno dopo l’altro, i cinque bambini del coro di «Il torero Camomillo» che abbiamo visto nell’ultima puntata dello show. E tra un’esibizione e l’altra torna in camerino e durante il trucco risponde alle nostre domande.

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«Dall’inizio di “Tale e quale” ho fatto più di 75 personaggi. E mi diverto ancora un sacco»

Gabriele, ormai è abituato ai travestimenti: è diventato velocissimo.
«Dall’inizio di “Tale e quale” ho fatto più di 75 personaggi. E mi diverto ancora un sacco. Oggi, per esempio, interpreto i bambini del coro dello Zecchino d’Oro. Quando ero a “Zelig” avevo un tormentone: “Voglio torna’ bambino!”. Ed è proprio così. Tutti vorremmo tornare alla spensieratezza di quando eravamo piccoli».

Torniamo invece a quando ha deciso di partecipare alla prima edizione dello show.
«E pensare che non ero sicuro di accettare la proposta di Carlo Conti».

Come mai?
«Perché avevo già fatto “Ballando con le stelle”. A Carlo dissi: “Ho ballato, ora mi chiedi di venire a cantare… Ma io voglio recita’!”. E meno male che invece ci ho ripensato, perché qui a “Tale e quale” posso cantare, ballare e interpretare i personaggi».

Lei e Carlo Conti vi conoscete da tanto?
«Dal 2001. Mi aveva visto a “Zelig” quando interpretavo Tatiana e mi telefonò. Io ero così sorpreso che, non credendo che fosse lui, risposi: “Ah tu sei Carlo Conti? E io so’ Pippo Baudo…”».

Da allora siete inseparabili
«Sì. Mi ha proposto di lavorare in tutti i suoi programmi».

La invitò anche al suo Festival di Sanremo nel 2015. Che ricordo ha?
«Avevo 39 di febbre e un’ora prima della mia esibizione Carlo mi cambiò tutto l’intervento, che era sulla mia paura di volare. C’erano delle battute un po’ troppo forti e le sostituimmo con altre più adatte al pubblico di Raiuno. Ci furono 15 applausi a scena aperta e tante risate. Carlo è davvero una mente geniale».

Torniamo a «Tale e quale». Ricorda il primo personaggio che ha imitato?
«Certo! Pino Daniele. Ero un suo fan sfegatato da prima ancora che diventasse così famoso. Lo seguivo da quando faceva le serate negli hotel con Tullio De Piscopo, Tony Esposito e James Senese. Ho cantato “Quando” con una grandissima emozione».

Il personaggio che le è riuscito meglio?
«Psy: ero uguale come trucco, come voce, come ballo… Addirittura mi arrivarono i complimenti dal suo staff. Però anche Orietta Berti non era niente male: in una delle mie “missioni impossibili” ho cantato insieme con lei. Eravamo tutti e due nell’ascensore prima di entrare in studio e lei, guardando la clip con la canzone che dovevamo fare, mi ha chiesto: “Ma sono io o sei te?”».

L’imitazione più difficile?
«Claudio Villa. Sia per la voce che per il trucco perché mi dovevano invecchiare».

Quella più divertente?
«Forse quelle doppie, come Wess e Dori Ghezzi e Al Bano e Romina».

Il personaggio che ha richiesto più tempo per il trucco?
«Ligabue: ci sono volute ore per rendermi figo come lui. Mia moglie mi ha telefonato la sera e mi ha detto: “Torna a casa, ma non ti struccare!”».

Quello con la preparazione più laboriosa?
«In generale tutte le donne, anche perché mi depilavo per interpretarle. Quando fu la volta di Giusy Ferreri avevo un problema all’anca. Il giorno dell’esibizione ero in hotel. Ero entrato nella vasca da bagno per depilarmi le gambe e… sono rimasto incastrato. Non riuscivo a muovermi, ho dovuto chiamare il servizio dell’hotel e quando sono entrati ho urlato: “Non è come sembra!”».

Spesso nelle sue battute cita sua moglie. Lei è contenta?
«Mia moglie Maria è più spiritosa di me. Mi aiuta a scrivere i monologhi e si occupa del management dei miei spettacoli a teatro e degli eventi. La nostra società di produzione si chiama Magamat, che sono le nostre iniziali: Maria, Gabriele e Mattia, nostro figlio. Io e Maria stiamo insieme da 33 anni».

Come vi siete conosciuti?
«Andavamo allo stesso liceo classico, ma in classi diverse. Un pomeriggio lei era a casa della sua migliore amica per studiare e io sono andato perché conoscevo il cugino. L’ho vista ed è stato un colpo di fulmine. Avevamo entrambi 17 anni. Ricordo ancora come era vestita: una camicia a righe, un maglione blu a V e una salopette. Senza trucco, con la sua meravigliosa pelle bianchissima…».

Il primo bacio?
«Durante la festa del liceo. Mi sono avvicinato e prima ancora che riuscissi a poggiare le mie labbra sulle sue… si è messa a ridere. Certo, io avevo dei capelli a spazzola alla Re Umberto però… al secondo tentativo non ci fu più niente da ridere! Ci siamo messi insieme e non ci siamo più lasciati. E tuttora il sabato mattina, dopo la serata di “Tale e quale”, parto prestissimo per tornare il prima possibile dalla mia famiglia a Monza. Quella è la mia idea di felicità».

Lei voleva diventare attore già da bambino?
«Da piccolo a scuola mi chiamavano Ivan il Terribile. Imitavo le maestre, facevo degli spettacoli. A sei anni recitavo Petrolini e cantavo con la voce da tenorino perché mia nonna Concetta mi portava spesso a teatro a Sulmona a vedere le opere liriche».

La sua prima volta in tv?
«Fu nel 1986 come concorrente a “Il gioco delle coppie” presentato da Marco Predolin. La ragazza doveva scegliere uno fra i tre pretendenti dietro a un muro. I miei rivali erano entrambi fotomodelli, ma lei scelse me per la mia simpatia. Quando il muro si aprì… non vi dico la sua delusione. In premio c’era un viaggio che decidemmo di non fare».

E quando ha cominciato a recitare?
«Due anni dopo mi ero deciso a studiare da attore. Mia mamma Augusta ci caricò nella sua 500 in sei, con i musicisti, il contrabbasso legato sul tetto e ci portò a Roma a fare il provino alla scuola di Gigi Proietti. E tutto è cominciato…».

Oltre alla tournée teatrale cosa l’aspetta?
«Un film per il cinema: “Nato due volte” con Gianmarco Tognazzi e Rocío Muñoz Morales, una storia che fa sorridere e riflettere. E in tv ora mi piacerebbe uno show tutto mio».

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