Gabriele De Benetti, il vincitore di “Bake Off”, al microscopio

Intervista al concorrente che è stato proclamato il miglior pasticcere amatoriale d'Italia

21 Novembre 2015 alle 10:20

Dopo 12 squisite puntate, dolci infornati e sfornati senza sosta, ieri sera Gabriele De Benetti è stato incoronato vincitore della terza edizione di «Bake Off Italia» nella finale trasmessa da Real Time: 38 anni, nato a Padova, appassionato di musica e pugilato e soprattutto di pasticceria. È lui il miglior pasticcere amatoriale d’Italia. Il suo primo libro di ricette (il premio in palio per aver vinto il talent) uscirà il prossimo 14 gennaio. Ma chi è questo indefesso cultore di torte e pasticcini? Ecco qui tutto quello che avreste voluto chiedergli.

Felice di aver vinto?
«Felicissimo e incredulo. Io di natura sono abbastanza cauto, quando ho cominciato a fare “Bake Off” non pensavo che avrei potuto vincere».

Quando hai pensato: «Posso vincere»?
«Strada facendo ho preso coraggio, ho visto i miei risultati, le cose che facevo erano belle e gradite, mi sono convinto che ero bravo. Io parto  umile, so cosa so fare. Ma se gli altri sono più bravi di te, il tuo livello non è importante».

Dopo due edizioni vinte da donne, alla terza ha vinto un uomo.
«Credo che una donna sia più avvantaggiata per il ruolo che ha all’interno della famiglia, è più portata a cucinare, ha più manualità. Una mamma di solito insegna a cucinare alle figlie femmine».

Perché ti piace la pasticceria?
 «Perché mi piace la perfezione, la precisione. Mi piace la pasticceria francese, le linee semplici, non mi piacciono le cose barocche, sono più legato al moderno che alle torte classiche».

A «Bake Off» è stato più difficile essere scelto o arrivare fino in fondo?
«Sicuramente arrivare fino in fondo. Essere scelti dipende da te, ma anche dai selezionatori. Ai casting porti un dolce e rispondi ad alcune domande, non hai molto da fare. Non so cosa abbia fatto la differenza. Però, Benedetta Parodi, quando vide il mio dolce disse: “È molto stile Knam, potresti avere delle possibilità”».

Perché hai deciso di partecipare?
«Con Isabel, la mia compagna, l’anno scorso avevamo seguito “Bake off” e lei mi diceva di provare e di iscrivermi ai casting. All’inizio le rispondevo: “Dove vuoi che vada, sono tutti bravissimi!”. Ma poi mi sono detto: “So che sono bravo, mi va di confrontarmi?”. E mi sono messo in gioco».

Il momento più duro della gara?
«Ci sono stati due momenti durissimi: la prima puntata e la finale. All’inizio c’è la paura perché non conosci niente, c’è l’impatto con il luogo e le persone nuove. Alla fine hai tanta voglia di vincere e tante aspettative».

Un errore che hai fatto e che non si è visto in tv?
«La puntata della prova con la torta Fraisier, il dolce con le fragole. Mettendola in frigo era scivolata e si era ammaccata tutta, le fragole si erano spostate e pure la crema».

Il consiglio di Ernst Knam che non dimenticherai?
«Di non mettere insieme cento cose, ma tre che siano perfette».

Per fare il pasticcere ci vuole…
«Tanta passione, oltre alla manualità e al senso estetico. Un pasticcere si alza alle cinque della mattina e lavora a 17 gradi, fa tanti dolci uguali e non sempre cose che gli piacciono. Devi essere veramente appassionato».

La tua dote principale come pasticcere è…
«La precisione e il fatto che sono una persona molto esigente, non sono mai contento di quello che faccio e cerco di migliorarmi. Ho sempre accettato le critiche perché sono una grande scuola per imparare».

Tu nella vita fai il programmatore. Cioè?
«Lavoro per un’azienda che fa consulenze informatiche e sviluppo software, programmi informatici».

Mai pensato di sviluppare un software che riguardi la cucina?
«Sì, ci ho pensato dopo “Bake off”. Qualche idea in proposito mi è venuta. A un certo punto sono tornato alla realtà senza dovermi svegliare ogni mattina chiedendomi: “Che dolci bisogna fare oggi?”. Però continuo a pensarci».

In famiglia sei l’unico con il pallino dei dolci e della pasticceria?
«Sì, mia mamma fa due o tre cose, sempre le stesse, non è un’appassionata. Fa le tipiche torte casalinghe».

Da bambino sognavi i dolci di notte?
«No, non sono neanche una persona golosa, della pasticceria mi piacciono i giochi di consistenze, i colori, mi attira la sfida, l’obbiettivo da raggiungere».

Non hai mai frequentato un corso di cucina?
«No, mai fatto nessun corso. Ho imparato sui libri, ho rubato idee dalle vetrine delle pasticcerie, dai giornali, da internet. Ora mi piacerebbe trovare qualcuno con cui collaborare o specializzarmi in qualcosa, frequentare un corso professionale».

Il primo dolce cucinato?
«I muffin. Una mia collega è venuta in ufficio con dei muffin, mi ha portato la ricetta e ho provato a rifarli. Ricordo ancora quando sono andato al supermercato a cercare gli ingredienti, ero totalmente disorientato».

Il dolce che ancora non hai cucinato?
«Vorrei approfondire il mondo dei grandi lievitati, i panettoni, le colombe, le viennoise au chocolat. Ora sono più ferrato sulle creme e sulle mousse».

La tua torta preferita?
«La torta Andrea che ho fatto nella finale. Coniuga molte mie passioni, la cioccolata, la struttura cremosa, il croccante alla base. L’ho dedicata a mio fratello Andrea per il suo compleanno».

Il tuo assaggiatore di fiducia?
«Isabel, la mia fidanzata. È anche molto critica, mi indica sempre qualcosa per migliorare. A noi piace mangiare e guardiamo spesso programmi legati alla cucina».

Quando vai al ristorante prendi sempre il dolce?
«Se so che chi prepara i dolci è uno che ci sa fare. Spesso nei ristoranti l’aspetto del dolce è abbastanza trascurato e ti portano il dolce preconfezionato».

Con chi degli altri concorrenti apriresti una pasticceria?
«Con Pietro, perché è una persona che stimo molto, è pieno di energie e risorse, eclettico e geniale, è veramente appassionato».

Lo chef pasticcere che sogni di incontrare?
«All’estero Pierre Hermé, tra gli italiani Leonardo Di Carlo. Due maestri»

Nel tuo futuro c’è ancora il computer o pensi che «Bake Off» possa cambiare qualcosa?
«Mi piacerebbe dare uno spazio più grande alla pasticceria nella mia vita, io vado per gradi, ho 38 anni,  non mi sbilancio e non butto via tutto quello che ho fatto. Però la pasticceria prenderà un posto diverso, non resterà più solo nella mia cucina».

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