L'attrice ci parla dei tre anni vissuti a Los Angeles insieme con la famiglia, del ritorno in Italia e dei tanti progetti per il cinema e la tv
L'unico momento libero per sentire Gabriella Pession al telefono è la sera, dopo che ha passato un’intera giornata sul set (dall’alba) e prima che voli a Parigi per lavoro. Da quando è tornata dagli Stati Uniti, dove ha vissuto per tre anni con la famiglia, l’attrice sembra inarrestabile...
Gabriella, come sta andando questa “prima” estate di nuovo a casa?
«Sono molto felice, mi divido tra le vacanze ad Ansedonia e Roma, dove sto girando. Ho ritrovato gli amici, anche quelli di mio figlio Giulio (9 anni, ndr) che sono in vacanza in questa zona della Toscana. Sto riscoprendo il territorio, ne sono pazza. Diciamo che non mi manca Malibù! L’Italia è il Paese più bello del mondo. Siamo contenti di essere qui, finalmente».
Tre anni all’estero sono stati tanti oppure pochi?
«Entrambe le cose. I primi mesi a Los Angeles durante la pandemia sono stati lunghi e impegnativi. La cultura americana è così diversa dalla nostra e in più siamo arrivati in un momento storico assurdo. Tra le contestazioni del movimento attivista afroamericano “Black lives matter” e Capitol Hill (nel gennaio 2021 a Washington manifestanti sostenitori di Donald Trump hanno assaltato il Campidoglio, ndr) è successo di tutto. Quei primi mesi mi hanno messo a dura prova. Dopo il primo anno è andata meglio, ho trovato amicizie meravigliose e mi sono adattata alla vita di Los Angeles, ai suoi ritmi lenti».
Los Angeles è una città lenta?
«Molto. È come sospesa, ci sono distanze infinite, non esiste un centro. È una landa di case e devi crearti il tuo centro attraverso la rete di amicizie».
Com’era la sua giornata tipo?
«Accompagnavo il bimbo alla fermata dello scuolabus, oppure io e mio marito (Richard Flood, attore irlandese famoso per “Grey’s Anatomy”, ndr) lo portavamo a scuola. Dopo colazione, facevo yoga, scrivevo e dipingevo. Poi andavamo a prendere Giulio che tutti i pomeriggi giocava a tennis. Andavo a letto presto e alle 6 ero in piedi. Mi sono dedicata al mio benessere personale, ho frequentato diversi corsi, sono molto curiosa e ho esplorato discipline “new age” che mi hanno divertita. Sono un po’ cambiata. Los Angeles ti entra nel cuore anche se è una città difficile. Mi sono abituata ad avere una casa e non un appartamento, mio figlio giocava a piedi nudi per strada. Sono stati anni bellissimi, ho fatto amicizie che mi sono entrate nel cuore».
Frequentava anche attori famosi?
«Un po’ di star le ho conosciute. Ho frequentato soprattutto Ellen Pompeo (star di “Grey’s Anatomy”, ndr) perché abbiamo i bimbi della stessa età. Giulio ha giocato con la figlia di Angelina Jolie e Brad Pitt, anche se non li ho conosciuti. Ma sono tutti lì a portata di mano, li vedi al ristorante».
Perché avete deciso di tornare in Italia?
«Dopo tre anni ci siamo detti: “O restiamo qui e Giulio diventerà sempre più americano oppure partiamo adesso che è ancora piccolo e mettiamo radici a casa”. Siamo europei, abbiamo tutti e tre il passaporto americano ma mi sento profondamente italiana, anche se sono nata e cresciuta negli Stati Uniti».
Perché non avete scelto l’Irlanda, Paese natale di suo marito?
«Perché lì il mercato del lavoro per me era molto piccolo. Avendo una carriera avviata, abbiamo preferito l’Italia, anche se andiamo spesso all’estero, ma almeno qui ci sono i nonni che mi aiutano».
Le manca qualcosa dell’America?
«Le mie amiche e l’oceano: la mattina, se mi svegliavo di cattivo umore, facevo camminate di due ore. Mi manca quella dimensione. Los Angeles ha una natura incredibile, dal Gran Canyon al Pacifico».
Com’è ora la sua vita a Roma?
«Se non lavoro, faccio la mamma a tempo pieno. Oltre alla scuola e ai compiti, ci sono i tornei di tennis che sono un impegno perché Giulio fa pre-agonistica. Quando lavoro mi aiutano mia mamma, i miei suoceri e la tata, oppure Richard, se c’è».
Ora a Roma è sul set di “Those about to die”, serie sui gladiatori con Anthony Hopkins e diretta da Roland Emmerich. Un vero kolossal.
«Sono Antonia, una donna patrizia, una mente politica in un mondo “machista” come quello dell’antica Roma. È un progetto grosso, un’uscita mondiale. L’impianto drammaturgico e scenografico è qualcosa di mai visto, il trailer è incredibile. È in stile “Il trono di spade”, io sono l’unica italiana del cast».
A fine agosto uscirà al cinema “Una commedia pericolosa” con Enrico Brignano. Sarà una hostess di volo bionda e svampita. Si è divertita?
«La sceneggiatura, bella e scritta bene, mi ha fatto capire come lavorare sul personaggio. Io sono una donna goffa, con la testa fra le nuvole, che vive in un mondo tutto suo. Brignano è un eroe sfigato. Mi sono divertita molto. Enrico è come lo vedi in tv. Mi fa ridere, anche solo per come si pone. Abbiamo parlato pure di figli. È molto carino ed è un grande professionista».
Non contenta, sta anche scrivendo una commedia, otto puntate per Endemol. Di cosa si tratta?
«È un “dramedy”, cioè un racconto che non è né un dramma né una commedia, ma dove ridi e ti commuovi. Racconta la storia di una single milanese in carriera alla quale, per una serie di accadimenti, si capovolgerà la vita e troverà il suo posto nel mondo lontano dalla città. La protagonista sarò io. Il soggetto nasce da me ma sto lavorando insieme con tre bravissime autrici. Gireremo per la Rai nel 2024».
Lei è davvero inarrestabile!
«In realtà il Covid mi ha insegnato a fermarmi. Ora lavoro solo alle cose che hanno senso per me, la priorità è mio figlio. Sono diventata selettiva. Adesso so stare ferma, prima no».