Marco D’Amore: «Ciro è morto dentro»

“Un attore ha il fisico del ruolo”, ricorda l’interprete di Ciro Di Marzio citando il grande Gian Maria Volontè

Marco D'Amore a Giffoni  Credit: © SplashNews
18 Luglio 2016 alle 00:39

Quando lo incontri la prima volta, hai la sensazione di essere anche tu uno dei protagonisti di ?Gomorra - La serie?. Sguardo vispo, physique du role da scugnizzo cresciuto, Marco D'Amore parla con voce bassa ma con tono fermo. Se lo guardi bene, sembra che stia girando una delle scene della serie Tv che gli ha dato grande popolarità e alle prime non ti scrolli subito di dosso l'immagine del freddo e spietato Ciro Di Marzio. Poi pian piano, invece, scopri un ragazzo gentile, con le idee molto chiare.

Marco D'Amore, uno degli interpreti più apprezzati della nuova generazione, si è raccontato, assieme a tutto il cast, al ?Meet The Stars? di Giffoni davanti a centinaia di ragazzi e durante l'incontro con la stampa. L'attore, originario di Caserta difende a spada tratta ?Gomorra - la serie? dalle critiche esplose in questi mesi. La serie TV lancerebbe messaggi sbagliati, esalterebbe la criminalità e spingerebbe soprattutto i giovani all'emulazione. «Nessuno dice che Gomorra è un indotto importante: giriamo per nove mesi di fila, con investimenti di 16/18 milioni di euro che portano lavoro» spiega l'attore. La serie, venduta in 120 paesi del mondo da agosto andrà in onda anche negli Usa.

«La vera domanda è come è possibile che quello che raccontiamo avvenga a 2 km da una metropoli europea. Cosa c'è davvero dietro? Forse un potere più pulito, magari in giacca e cravatta, che fa più paura delle pistole» precisa D'amore che aggiunge: «Questo è anche quel Paese in cui un ragazzo di 26 anni scrive un libro e finisce per avere più detrattori di quelli di cui racconta. A Roberto Saviano si deve l'idea di un libro che ha conquistato il mondo e una serie che ha avuto un grandissimo successo».

Per Marco D'Amore il timore di essere sempre e solo associato a ?Ciro Di Marzio? non esiste e lo spiega a chiare lettere: «Il pubblico ha il potere commerciale di scegliere. Sono gli spettatori che devono imparare a seguirci negli altri progetti in cui veniamo coinvolti, al cinema o in teatro, per scoprire che ciascuno di noi fa tante altre bellissime cose. Il pubblico deve pretendere dagli attori serietà, rigore, qualità: nel nostro Paese c'è chi fa del nostro mestiere solo una mostra di vanità, alimentata da anni di prodotti medio-bassi che hanno finito per portare gli spettatori a identificare ruoli e interpreti».

«Noi attori siamo abituati a tutto e ogni progetto lo affrontiamo con grande entusiasmo e divertimento: ci mettiamo alla prova con aumenti di peso e dimagrimenti repentini, crescita di capelli (sorride, ndr) perché come diceva un grande attore di cui non sento sempre parlare, che è Gian Maria Volontè, ?un attore ha il fisico del ruolo?» precisa D'amore, premiato quest'anno ai Nastri D'argento con il riconoscimento speciale ?Nastri dei 70 anni? per il film ?Un posto sicuro? (diretto da Francesco Ghiaccio) sulle vicende legate al caso Eternit di Casale Monferrato.

E il futuro di Ciro l'?Immortale?? Nella seconda serie il personaggio è cambiato. Ciro è in guerra con se stesso e comincia a fare i conti con i terribili fantasmi del passato fatto di morti ammazzati, di gesti di una ferocia inaudita. Sarà questo il registro emotivo sul quale continuerà a muoversi? «Non conosciamo ancora quale sviluppo ci sarà ma posso dire che il personaggio sia arrivato ad una morte interiore nonostante la sua riconosciuta ?immortalità?. Insomma, non conosco le derive future. Sono uno spettatore come tutti voi. Abbiamo perso finora tanti bravissimi attori perché noi raccontiamo umanità che non hanno prospettive».

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