Icona della bellezza mediterranea, simbolo della napoletanità, ha lavorato con tutti i grandi del cinema ed è la nostra attrice che ha vinto più premi. Compresi due Oscar
«C’è una fonte della giovinezza: è nella tua mente, nei tuoi talenti, nella creatività che porti nella vita. Quando impari ad attingere a questa sorgente, avrai davvero sconfitto l’età». Parole di Sophia Loren, che a tale fonte si è abbeverata senza risparmio: il 20 settembre la diva italiana più amata e conosciuta al mondo, l’ultima grande protagonista di una stagione irripetibile del cinema italiano, compie 90 anni.
Premio Oscar come Miglior attrice nel 1962 per “La ciociara” di Vittorio De Sica, Oscar alla carriera nel 1991, insignita di centinaia di altri premi e riconoscimenti, sogno proibito degli italiani (e non solo) nell’epoca delle maggiorate, “leggenda dello schermo” per l’American Film Institute che l’ha inserita nella sua top 25, la Loren ha incarnato il concetto stesso di bellezza mediterranea. Quella bellezza che Sofia Costanza Brigida Villani Scicolone (questo il suo nome all’anagrafe) ha ereditato da mamma Romilda, un’insegnante di pianoforte che nel 1932 aveva vinto un concorso per andare a Hollywood come sosia e controfigura di Greta Garbo, ma che non aveva potuto coronare quel sogno per l’opposizione della famiglia.
Sofia, destinata a diventare un emblema della napoletanità nel mondo, paradossalmente è nata a Roma, il 20 settembre 1934, nel reparto per ragazze madri della clinica Santa Margherita, e fin da subito la sua vita è stata un film: il padre, Riccardo Mario Claudio Scicolone, un immobiliarista di origini nobili che pur riconoscendo la bimba non vuole sposare la madre; l’infanzia povera dai nonni materni, a Pozzuoli; l’orrore della guerra e la partecipazione a quasi 16 anni a Miss Italia, dove crearono la fascia di Miss Eleganza apposta per lei.
Ha cominciato con i fotoromanzi, tanto in voga all’epoca, ma era destino che facesse l’attrice. La mattina del 2 ottobre del 1949, accompagnata dalla madre, salì su un vagone di terza classe sul treno diretto da Pozzuoli a Napoli per partecipare al concorso “Regina del Mare” indetto dal “Corriere di Napoli”. Sotto l’unico cappotto del suo guardaroba, indossava un abito in taffetà che la nonna le aveva cucito con le tende di casa. Vinse carta da parati, una tovaglia con 12 tovaglioli e 23 mila lire, ma soprattutto arrivarono alcune particine nei film, le prime col suo nome e poi con quello d’arte di Sofia Lazzaro.
Apparizioni che diventano sempre più importanti dopo che, nel 1950, conosce quello che sarebbe divenuto il suo compagno di vita: il produttore cinematografico Carlo Ponti. Con lui firma un contratto di sette anni, e su suggerimento del produttore Goffredo Lombardo, per presentarsi in modo più “internazionale”, diventa Sophia Loren, con l’aggiunta al nome di una “h”, la “f” che diventa “p” e con quel cognome che si ispirava a quello dell’attrice svedese Marta Torén.
Dopo i piccoli ruoli, in “Tototarzan” (1950), “Luci del varietà” (1950) di Federico Fellini e Alberto Lattuada, “Anna” (1951), sempre di Lattuada, e “Un giorno in pretura” (1953) di Steno, nel 1954 incanta il grande pubblico: è l’anno di “Due notti con Cleopatra”, di Mario Mattoli, al fianco di Alberto Sordi. Questo film trasforma Sophia, agli occhi degli italiani, in una donna sensuale e ammaliante.
I ruoli che le vengono proposti si moltiplicano e arriva il successo. Recita in “Miseria e nobiltà”, sempre di Mattoli, e “L’oro di Napoli” (1954) di Vittorio De Sica, un regista che sarà fondamentale per la sua carriera. Così come Marcello Mastroianni, con cui farà spesso coppia sullo schermo. La prima volta (in “Tempi nostri” di Blasetti, nel 1954), lei aveva 20 anni e lui 30, l’ultima (in “Prêt-à-porter” di Robert Altman del 1994), lui 70 e lei 60. In mezzo, una lunga amicizia. La scena dello spogliarello della Loren per Mastroianni, in “Ieri, oggi, domani”, sempre di De Sica, è nella storia del cinema.
Nel frattempo il rapporto con Ponti era diventato sentimentale. A dispetto dell’età (quando incontra per la prima volta il produttore lei ha solo 16 anni, mentre lui ne ha 38), e del fatto che lui sia sposato. Ponti se ne va in Messico, dove ottiene il divorzio, e nel 1957 sposa Sophia per procura, ma non può rientrare in Italia. A quel tempo nel nostro Paese il divorzio non era consentito e si rischiava l’accusa di bigamia. Solamente nel 1962 l’unione precedente di Ponti sarà annullata e nel 1966 Sophia Loren potrà sposarlo per la seconda volta e avere da lui due figli: Carlo Jr., affermato direttore d’orchestra, ed Edoardo, regista (che l’ha diretta nel 2002 in “Cuori estranei” e nel 2020 in “La vita davanti a sé”).
È proprio grazie a Carlo Ponti che alla Loren si aprono le porte di Hollywood, dove viene accolta come una vera star. Dal 1957 al 1960 recita in alcune produzioni americane, ma torna subito dopo a lavorare al fianco dei migliori registi italiani. Proprio nel 1960 “La ciociara” di Vittorio De Sica la consacra e la conduce nel 1962 a vincere il premio Oscar. Il film di Vittorio De Sica le regalò altri 20 premi, tra cui il David di Donatello, il Nastro d’Argento, il titolo di Migliore attrice a Cannes e l’intervista di Alberto Moravia intitolata “Il mistero della normalità”. De Sica la volle anche in “Ieri, oggi, domani” (1963) e “Matrimonio all’italiana” (1964), che le valsero la vittoria del David di Donatello come Miglior attrice.
La sua popolarità ha continuato a crescere in modo esponenziale nel corso degli Anni 70, grazie a film come “La moglie del prete” (1970), “La pupa del gangster” (1975), “Una giornata particolare” (1977) di Ettore Scola, che le permette di vincere un David di Donatello e un Globo d’oro. Meno intensi sono stati gli Anni 80, dove Sophia ha lavorato soprattutto per la tv.
Torna al cinema nel 1994 con “Prêt-à-Porter” di Altman e recita poi in “That’s Amore - Due improbabili seduttori” (1995). Nel 1998 le viene consegnato il Leone d’oro alla carriera alla Mostra del cinema di Venezia. Il lavoro più recente è del 2020: acclamata dalla critica, a 86 anni recita in “La vita davanti a sé”.
«Io vinco perché, come diceva sempre De Sica, sono una natura vincente» ha spiegato. E può ben dirlo: la sua è una carriera così lunga e fortunata che nel 1999 l’ha vista entrare nel Guinness dei primati come l’attrice italiana più premiata di sempre. Ha lavorato con tutti i più grandi del cinema, da Marcello Mastroianni (suo collega di set in ben 15 film) a Vittorio De Sica, da Alberto Sordi a Cary Grant (con cui ha confessato di avere avuto un flirt negli Anni 60), fino a Charlie Chaplin. Lei fa la modesta e dice che la più grande qualità che si riconosce è «l’atteggiamento positivo nei confronti della vita. La mia, facimm’ i corna, è stata bellissima». E allora, buon compleanno Sophia.