Riccardo Scamarcio: «Io, Al Pacino e Johnny Depp: che sogno quel set»

Sarà il pittore Amedeo Modigliani in un grande film internazionale. E intanto passa di successo in successo...

13 Settembre 2024 alle 08:11

Riccardo Scamarcio ama fare il burbero, ma è un mattatore. E così ha conquistato una piazza di ammiratori al Bct Festival di Benevento (di cui Sorrisi è stato media partner). Lì lo abbiamo incontrato: ecco cosa ha raccontato a noi e al pubblico.

Riccardo, a Benevento ha scelto di ricordare Marcello Mastroianni nel centenario della nascita. Perché? Sente che l’ha influenzato?
«Per me è stato proprio un faro, un riferimento assoluto. Mi ha fatto venire voglia di fare questo mestiere. Lui aveva il fascino della normalità: è come se il suo carisma di uomo prevalesse sempre sulla tecnica e sul “mestiere”. Ecco, con i più bravi il pubblico non dice: “Guarda come si è trasformato!” perché è come se quella trasformazione non avesse nulla di strano. Io vorrei essere così».

Di recente è diventato Cesare Fiorio per interpretare “Race for glory: Audi vs. Lancia”, film di cui è anche produttore. Perché questa scelta?
«È il fascino di Davide contro Golia. In quegli Anni 80 Cesare Fiorio, alla guida del team di rally della Lancia, aveva di fronte un’impresa impossibile: battere i tedeschi della Audi, ricchissimi e aiutati persino dall’esercito che forniva componenti militari. Eppure ce l’ha fatta. Perché quando noi italiani riusciamo a unire umanità, temerarietà e competenza, possiamo fare i miracoli».

Parlando di italiani leggendari... presto la vedremo nei panni del pittore Amedeo Modigliani in un film diretto da Johnny Depp. Cosa può dirci di questa esperienza?
«È stato indimenticabile, pazzesco. Io passo per antipatico perché sono un po’ spericolato, dico sempre quello che penso e ho una certa ritrosia a essere accomodante. Anche Johnny è così. Incontrarlo mi ha fatto capire che sono andato nella direzione giusta».

E Al Pacino, che era lì con voi?
«È una persona semplicissima, senza fronzoli e filtri. Ci siamo conosciuti a Los Angeles, il giorno dopo erano in programma le prove ma sono saltate. Allora ho passato un pomeriggio a casa sua a chiacchierare. Vedere un attore di 84 anni che ha questa forza ed è così generoso con un collega più giovane è stato un privilegio e un insegnamento».

Lei ha partecipato a diverse produzioni internazionali oppure “ibride”, come con “Svaniti nella notte”, prodotto in Italia ma reso disponibile dal gigante internazionale Netflix, che ha stabilito un record: a luglio era il film più visto al mondo tra i titoli non in lingua inglese. Che differenze ha notato tra cinema italiano e americano?
«I soldi, ecco la differenza. Per esempio “John Wick 2” è costato 50 milioni di euro. E questo sul set lo vedi. Ricordo che una volta dovevamo girare un inseguimento in una grande piazza di New York. Io arrivo e la piazza è ancora piena di gente. Penso: “Oh mamma, ma qui devono ancora chiudere tutto, non gireremo mai...”. Poco dopo sento l’aiuto regista gridare: “Ok, in posizione”. E ogni singola persona nella piazza si è affrettata verso un punto stabilito. Erano tutte comparse! Ecco, diciamo che in una produzione italiana difficilmente ti puoi concedere questi lussi. Però poi, quando si arriva al dunque, la sostanza è sempre la stessa: sei tu davanti alla cinepresa».

Se lo aspettava di arrivare così in alto, quando ha cominciato?
«Assolutamente no. Ricordo quando avevo 18 anni e ad Andria sognavo il cinema... mai avrei pensato a una cosa del genere. Diciamolo: nella carriera di un attore serve anche un po’ di fortuna. Come si dice a Trani, “è passato un treno pazzesco!”. Però uno deve anche essere pronto a salirci, su quel treno. E io sono uno che si lancia».

Come per “Tre metri sopra il cielo”.
«Lì non è stato facile restare con i piedi per terra. Quel film fu un fenomeno come “Il tempo delle mele”: ero la Sophie Marceau italiana! Mi ha anche tolto un po’ di giovinezza, perché non potevo più uscire con gli amici, mi assediavano ovunque andassi. Però mi ha dato la possibilità di fare tanti altri titoli interessanti».

Un’ultima curiosità: lei è anche produttore di vino e olio. Come sta andando la raccolta quest’anno?
«Bene. L’anno scorso non abbiamo raccolto nulla, un vero disastro. Quest’anno sembra andare molto meglio... come dicono gli americani: “Fingers crossed!” (“Incrociamo le dita!”, ndr)».

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