Attore, regista, democratico, difensore di madre natura e uomo più bello del mondo per più di cinque decadi, mr. Robert Redford è una delle icone più riconoscibili e famose della Hollywood a colori.
Nato nel 1936 (il 18 agosto compie 80 anni), iniziò con il Cinema negli Anni Sessanta, grazie a quell'aria da bravo ragazzo e gli occhi da furbetto, per poi trasformarsi nel prototipo del quarantenne desiderato da tutte le donne del pianeta e, infine, in quel signore che più invecchia più guadagna in eleganza e savoir faire.
Lo ricordiamo come mattatore al fianco di Paul Newman in film cult come Butch Cassidy e La stangata, ma anche per la sua collaborazione infinita con l'amico Sydney Pollack, autore di film mai dimenticati come il bellissimo Come eravamo e lo struggente La mia Africa, al fianco di con Meryl Streep.
Ma la sua carriera non è legata unicamente alla recitazione, perché nel 1980 esordisce dietro la macchina da presa come regista del film Gente Comune (per cui ha meritato il suo unico Premio Oscar) e nel 1990 fonda -sempre insieme a Pollack- il Sundance Film Festival, ad oggi il più importante festival del Cinema indipendente del mondo.
Abbiamo scelto per voi dieci film con Robert Redford da vedere (o rivedere) assolutamente, per ripercorrere non solo la storia professionale di questo attore magnetico dagli occhi di ghiaccio, ma anche, in parte, la Storia del Cinema Hollywoodiano degli ultimi cinquant'anni. Vi segnaliamo inoltre che ogni lunedì in prima serata, Iris propone due film con Redford: questa settimana andranno in onda "I signori della truffa" e "Pericolosamente insieme"; lunedì 28 vedremo "I tre giorni del condor" e "Spy Game", mentre il 4 aprile è in programma "La stangata".
Butch Cassidy, George Roy Hill (1969)
La coppia di maschietti più bella di sempre danza all'interno di un western tra i più amati (sempre presente nella varie classifiche riservate al genere), ma anche più anomali per rapidità e dinamismo. Butch Cassidy (Paul Newman) e Sundance Kid (Robert Redford) sono due criminali specializzati nell'assalto dei treni che si traferiscono in Bolivia per fare fortuna, ma finisco con il dover scappare a gambe levate per salvarsi la pelle. Personaggi ispirati a persone reali, che in quell'Ottocento americano avevano davvero vissuto e operato come banditi. Non posso dirvi come va a finire, ma più o meno il film ricalca la vicenda reale (quindi andatela a leggere solo dopo aver visto il film). Sundance, il più giovane dei due protagonisti e rapidissimo pistolero, pare dia il nome al famoso Festival di Cinema indipendente fondato e voluto proprio da Robert Redford, per dire quanto questi sia affezionato al film, che vinse il Premio Oscar per la Miglior Sceneggiatura nel 1970, ma anche quelli per la Fotografia, la Miglior Colonna Sonora e la Miglior Canzone (in totale le nomination furono sette).
Come eravamo, Sydney Pollack (1973)
Film epocale sull'amore, ma più che altro sull'impossibilità di amarsi, con una Barbra Streisand forse alla sua miglior interpretazione al fianco di uno splendente Robert Redford (da qua in poi riconosciuto come divo assoluto). Si inizia negli Anni Trenta quando lui, ragazzo bianco altolocato e conservatore, assiste ad un comizio di lei (ebrea di umili origini e militante simil-comunista) e ne rimane affascinato. Passioni travolgenti e attrazione incontenibile li tengono uniti (pur tra alti e bassi) per trent'anni, ma le loro diversità sono troppo grandi per soccombere per sempre sotto gli attacchi dell'amore. Film fondamentalmente pessimista (o forse solo disilluso) che riesce a emergere rispetto alle solite storie sentimentali e sentimentalistiche, facendosi più dramma umano-esistenziale sui rapporti, che film solamente romantico. Colonna sonora impossibile da dimenticare, premiata anche con l'Oscar. Consigliato ai single, un po' meno alle coppie in crisi.
La stangata, George Roy Hill (1973)
Di nuovo in pista Paul Newman e Robert Redford, ancora sotto la sapiente regia di George Roy Hill. La stangata è una delle rapine-truffe meglio congegnate del Cinema: questa volta Robert Redford è un delinquentello astuto, non violento e sfacciato che si occupa di truffe per la strada, ma che inavvertitamente raggira la persona sbagliata, un grosso gangster che non lo perdonerà affatto e, anzi, ucciderà il suo compare Luther. Per vendicarsi, il nostro contatterà Henry (Paul Newman), un maestro delle truffe complesse in cui la vittima non capisce più nemmeno da che parte è girata. Sette Oscar, proverbiale colonna sonora e film godibilissimo anche oggi, dopo più di quarant'anni.
Il Grande Gatsby, Jack Clayton (1974)
Tratto dal gigantesco romanzo di Francis Scott Fitzgerald, Il Grande Gatsby narra la storia di un plurimiliardario infelice che pur di conquistare la donna di cui si è invaghito perdutamente -che nel frattempo ha sposato un altro uomo- compra una villa di lusso e dà continue feste mondane; noi maschietti siamo tutti dalla parte di Gatsby, dato che la ragazza è Mia Farrow: riuscirà a conquistarla? E se ce la farà, quale sarà il prezzo da pagare? Film incredibilmente elegante e curato nei costumi (indimenticabili i due protagonisti di bianco vestiti) e anche molto aderente al testo originale. Nel 2013 ci fu una riedizione con Leonardo Di Caprio come protagonista, forse più godibile il secondo per ritmo, ma più colto e preciso questo del 1974. L'impressione è che ai tempi, nessuno avrebbe potutto interpretare questo personaggio meglio di Robert Redford, nato per questa parte.
La mia Africa, Sydney Pollack (1985)
Ancora una volta (dopo Come Eravamo) Sydney Pollack ambienta un'avventura amorosa nel cuore del mondo e della storia (lo farà una terza volta con Havana, ma con esiti inferiori). Questa volta ci troviamo nell'Africa Coloniale e sarà il romanticismo a farla da padrone, con tanto di lacrime a fiumi nel finale. Con buona pace del buon Robert Redford, il film spicca molto per Meryl Streep, che intrepreta la protagonista ispirata alla vera storia di Karen Blixen, la scrittrice danese che raccontò le sue esperienze africane nell'omonimo romanzo (da cui però il film si distacca parecchio). Redford le fa perdere la testa, ma è uno sfuggente spirito libero e l'amore distruggerà psicologicamente la povera Karen, completamente in balia degli eventi (e non solo per colpa del biondo cacciatore-selvaggio). Sette Oscar (tra cui Miglior Film, Miglior Regia e Miglior Sceneggiatura non originale) e un piacere per gli occhi nei grandi panorami africani che Sydney Pollack è in grado di cogliere e regalarci. Da vedere al cinema se vi capita, sul piccolo schermo perde molto a livello visivo.
Proposta indecente, Adrian Lyne (1993)
Domanda da un milione di dollari (letteralmente): poniamo che siate in bancarotta e abbiate una fidanzata bellissima, di cui siete innamorati follemente e che vi ama come non ha mai amato nessuno in vita sua (neanche la mamma e il papà). Ad un certo punto si presenta a voi un miliardario che vi offre il proverbiale milione di dollari per passare una singola notte con lei; alcuni di voi reagirebbero molto male, altri ci penserebbero. Ma cosa accadrebbe se quell'uomo avesse le sembianze di un Robert Redford nel momento di suo massimo fascino da uomo maturo e sagace, e ancora tremendamente bello? Vedete questo film per saperlo. Non amato dai critici allora come adesso, è invece un bel dramma sentimentale con delle note che lo avvicinano al thriller romantico che, tra le altre cose, è artefice di una delle massime più illuminanti del Cinema, ovvero: se ami qualcuno, lascialo libero: se torna, sarà tuo per sempre; se non torna, tanto per cominciare non è mai stato tuo. Demi Moore è straordinaria.
Tutti gli uomini del presidente, Alan J. Pakula (1976)
Film del disvelamento e del giornalismo d'inchiesta per antonomasia (a cui è legato con filo diretto anche il recente Spotlight), diventato un classico quasi da subito. Racconta le ricerce e il lavoro dei due giornalisti del Washington Post che costrinsero Richard Nixon a dimettersi in seguito allo scandalo Watergate che essi stessi scoprirono e mostrarono al mondo intero (facendo vincere il Premio Pulitzer al loro giornale). Robert Redford e Dustin Hoffman, coppia eccezionale, sono padroni assoluti di un film che gira tutto intorno a loro, all'ottimo lavoro che fecero quei due uomini che interpretano, e ai pericoli che si corrono a parlare di certe cose. L'Oscar, tuttavia, andò al non-protagonista Jason Robards, insieme a quello per la sceneggiatura, la scenografia e il sonoro. Tutti gli uomini del Presidente è un film che incarna uno modo di vedere il mondo tipico degli degli Anni Settanta e allora indispensabile, che poi al Cinema avrebbe avuto anche un figlio di massima qualità come Oliver Stone nel decennio successivo.
Spy Game, Tony Scott (2001)
Film di spionaggio, servizi segreti statunitensi, Guerra Fredda e Medio Oriente, che vede collaborare il vecchio Nathan Muir (Robert Redford) agli ultimi giorni di lavoro prima della pensione -come Morgan Freeman in Seven- e il giovane Tom Bishop (Brad Pitt), che si trova davvero in guai seri. Passaggio di testimone tra i due bellissimi attori in un momento storico, il 2001, in cui Pitt è all'apice dopo l'ormai irreparabile consacrazione di Fight Club, mentre Redford sta per ricevere il suo Oscar alla carriera (che arrivò l'anno successivo). Il compianto regista Tony Scott è perfettamente a suo agio nel gestire una trama complicatissima, raccontata tramite decine di flashback, in cui riesce ad alternare l'azione e il ritmo incalzante degli spazi open air di Beirut alla tensione statica degli uffici da cui opera il buon Muir. Film lungo poco più di due ore, ma che scorrono in un baleno.
I tre giorni del Condor, Sydney Pollack (1975)
Una sorta di Bourne Identity (o Mission Impossible, se preferite) per tematiche e senso dell'avventura e del pericolo, ma ambientato e girato nel cuore degli Anni Settanta, momento in cui la CIA era guardata dal mondo con sospetto e malcelata ostilità. Joseph Turner, nome in codice "Condor", si salva per caso da una spedizione punitiva in cui rimangono uccisi tutti i suoi colleghi, scappa dai killer sguinzagliati dall'agenzia di spionaggio per farlo fuori ma, nel frattempo, scopre trame sconvolgenti in cui sono invischiati i suoi superiori; sullo sfondo il petrolio, la guerra in Medio Oriente e la necessità di mettere a tacere la carta stampata su certe questioni considerate di segretezza assoluta. Filmpiù politico che di spionaggio puro, che lascia aperte questioni sul sistema democratico statunitense di allora, ma lo fa configurandosi come un thriller vero e proprio. Il segreto del successo sta nella coppia-chiave Robert Redford e Faye Dunaway, ma anche nell'abile regia del solito Sydney Pollack, di cui il bel Redford possiamo tranquillamente dire che sia un attore-feticcio.
La regola del silenzio, Robert Redford (2012)
Ottimo il soggetto che ci narra Robert Redford (anche regista), poiché racconta la vita di alcuni ex appartenenti ad un gruppo armato che negli Anni Sessanta operò negli Stati Uniti mostrandoli nella loro quotidianità di vite normali, false identità, figli ormai grandi e lavori da gente comune. Ma una di queste (Susan Sarandon) si pente e decide di vuotare il sacco, dando il via alla ricerca disperata degli altri componenti della banda da parte di un giovane giornalista (un buon Shia LeBeouf). Li troveranno e, dunque, l'FBI tornerà sulle loro tracce per far loro pagare l'agognato debito con la giustizia. Il nostro Robert Redford, in tutto ciò, è un importante avvocato che, dopo essere stato scoperto parte di quel gruppo, si trova costretto a darsi alla macchia, anche se, a dire il vero, ci sarebbe un modo in cui potrebbe provare a salvarsi. Buon cast, che oltre ai citati vede un vecchissimo (ma affascinatissimo) Nick Nolte e la signora Julie Christie, ormai anche lei non più alle prime armi, ma sempre indimenticabile per essere stata Lara ne Il dottor Zivago.
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