Dopo oltre 30 anni ci sono ancora tante curiosità da scoprire sul capolavoro di John Landis con John Belushi e Dan Aykroyd "in missione per conto di Dio"


17 milioni di dollari, tanto per cominciare!
Il film sembra che non partì sotto i migliori auspici: quando John Landis venne a sapere che il budget previsto era di (solo!) 17,5 milioni di dollari, rispose “mi sa che li abbiamo già spesi”. In effetti, i soldi finirono quasi subito, e non poteva essere altrimenti, se si pensa che per girare The Blues Brothers furono distrutte 103 macchine – un record per l’epoca – e che le riprese durarono circa 45 giorni più del preventivato. Ma i soldi furono uno solo uno dei tanti problemi che scossero la troupe...

America’s Guest
John Belushi era la star, ma era anche un problema: pare che l’attore sparisse spesso dal set e facesse un uso smodato di stupefacenti. Addirittura, una sera in cui si doveva girare una scena notturna, Belushi era introvabile. Dan Aykroyd andò a cercarlo e alla fine si imbattè nell’unica casa con le luci accese: era pronto a scusarsi, presentarsi e spiegare la situazione, ma il signore che gli aprì la porta gli disse “lei è qui per John Belushi, vero?”. L’uomo raccontò che l’attore gli entrò in casa chiedendogli se aveva un bicchiere di latte e un panino e poi si era accasciato sul divano e non si era più alzato. L’aneddoto – che a quanto pare non restò un caso isolato – suggerì ad Aykroyd il soprannome di “ospite d’America”, che spesso usò per riferirsi all’amico.

La sfortuna a volte colpisce alla schiena!
John Belushi stava forse lottando contro una particolare congiuntura astrale: prima si fece male alla schiena cadendo male dalle scale proprio sul set – cosa che lo costrinse a portare il busto e a imbottirsi di antidolorifici per tutta la durata delle riprese – e poi, quando finalmente il peggio sembrava passato, proprio poco prima di girare la scena del concerto al Palladium, ebbe la brillante idea di provare lo skate di un ragazzino. Cadde di nuovo e stavolta ne fece seriamente le spese il ginocchio! Il produttore Lew Wasserman – che non poteva permettersi ulteriori ritardi – chiamò il migliore ortopedico di Los Angeles e lo pagò profumatamente per rimettere in piedi Belushi: a vedere i risultati quel medico deve essere fenomenale!

All’inizio è stato un flop
In più, le prospettive sugli incassi non erano delle più rosee: John Belushi e Dan Aykroyd avevano abbandonato il Saturday Night Live da più di un anno e avevano di fatto perso una fetta importante del loro pubblico, inoltre l’insuccesso in cui incorse 1941, Allarme a Hollywood, il film di Steven Spielberg con Belushi per protagonista, aveva pesantemente intaccato la fama dell’attore. Secondo Dan Aykroyd, invece, parte dell’insuccesso iniziale del film è da ascriversi al razzismo: molti cinema degli Stati del Sud rifiutarono infatti di mostrare il film a causa del fatto che nel cast c’erano un po’ troppi afroamericani. In effetti The Blues Brothers incassò poco in prima battuta, ma la distribuzione oltreoceano cambiò le sorti di questo fantastico musical: in Europa è stato apprezzatissimo e a quel punto gli americani gli hanno dato una seconda chance. Piano piano è diventato un vero e prorpio fenomeno di culto, e noi non possiamo che sentirci un po’ orgogliosi di averlo capito per primi!

Ciak, si spara
Nella scena dell’assedio finale furono utilizzate più di 500 comparse, tra cui 200 guardie nazionali, 100 ufficiali di polizia e 15 della cavalleria (senza parlare di coloro che guidavano i carri armati, gli elicotteri e le autopompe), un evento che certo non passò inosservato pur in una città non proprio tranquilla come Chicago... un bel passo avanti rispetto a quando fu girata la prima scena! Il fatto che si stesse girando un film non era ancora di dominio pubblico e le guardie di sicurezza della prigione spararono per davvero verso l’elicottero che doveva fare delle riprese aeree. Per fortuna non avevano una gran mira!

Il lato rosa del film
E ora qualche dettaglio che farà andare in brodo di giuggiole i romanticoni: sul ponte vicino al quale i Blues Brothers nascondono la macchina si vede un graffito con un cuore, ai due lati del quale campeggiano i nomi di John e Deborah. Non si tratta della firma di due fidanzatini di Chicago che la troupe non si è sentita di cancellare, ma di una dedica che John Landis ha voluto rivolgere alla moglie Deborah, costumista del film. Il set fu poi teatro di un’altra storia d’amore, quella tra Carrie Fisher e Dan Aykroyd: pare che galeotta fu la manovra di Heimlich che lui le praticò in un momento in cui lei stava rischiando di restare soffocata.

Men in black
Quando Aretha Franklin parla di Jake ed Elwood li descrive come “due che sembrano della CIA o qualcosa del genere”. Si tratta di un accenno alla genesi dei due personaggi, nati da uno sketch presentato al Saturday Night Live, in cui John Belushi e Dan Aykroyd interpretavano degli improbabili agenti segreti al servizio di Chevy Chase, nei panni del presidente Ford. Il loro look, vestito nero, cappello nero e occhiali scuri – ormai un’icona -, nel film viene continuamente sottolineato, tanto che addirittura nelle fotografie che arredano alcune scene mostrano la stessa mise, e in tutto il film non vedrete mai Jake togliersi gli occhiali (a meno che non abbiate la versione estesa disponibile in DVD, dove, in effetti, una volta se li sfila).

Altro che la Batmobile!
La sceneggiatura, opera di Dan Aykroyd, prevedeva un altro titolo, ovvero Il ritorno dei Blues Brothers, ed era di ben 324 pagine e doveva essere concepito in due parti: Aykroyd stesso si prese in giro per aver scritto così tanto e rilegò quella enorme prima bozza con la copertina di un elenco telefonico! Poi lo script finì nelle mani di John Landis che, in sole tre settimane, tagliò via tutto il superfluo. Come fece? Beh, semplificò! Ad esempio Aykroyd aveva previsto tantissime spiegazioni sui motivi per cui la Bluesmobile potesse fare quegli incredibili salti, Landis le cestinò tutte: “è una macchina magica, basta così!”

Questa l’ho già sentita
C’è una scena in cui i due si trovano in una cabina telefonica ed Elwood chiede a Jake "Who you gonna call?" (trad: chi chiamerai?). Quella stessa battuta quattro anni dopo diventerà la frase di lancio di un altro film mitico, ovvero Ghostbusters. Non si tratta affatto di una coincidenza ma di una citazione, infatti la sceneggiatura è sempre di Dan Aykroyd, che ha dichiarato di aver scritto la parte di Peter Venkman – l’acchiappafantasmi protagonista poi interpretato da Bill Murray – avendo in mente proprio John Belushi, che però era scomparso due anni prima.

In giro per Chicago
In caso siate dei fan tanto sfegatati di The Blues Brothers da voler un giorno andare a Chicago in pellegrinaggio sui set originali, sappiate che alcune location non esistono più: il Soul Food Café dove canta Aretha Franklin sorgeva al posto di una gastronomia all’epoca molto nota, al posto del quale ora trovate un parcheggio, mentre il teatro Palladium si trova in effetti a Hollywood. Il Daley Centre però c’è e l’incredibile scena di inseguimento girata all’interno è vera, così come veri furono i danni – di quasi ottomila dollari - riportati dalla struttura.