È stato il culmine di una serie di onori che comprendono perfino l'esibizione di una pattuglia acrobatica sui cieli di Cannes

Non era stata annunciata. Così tutti sono rimasti sorpresi quando, un attimo prima che iniziasse la proiezione di “Top Gun: Maverick”, il patron del festival, Thierry Fremaux, ha consegnato a Tom Cruise la Palma d'oro alla carriera, o più precisamente “onoraria”. È stato il culmine di una serie di onori, appunto, che comprendono perfino l'esibizione di una pattuglia acrobatica sui cieli di Cannes per salutare il ritorno di Cruise e di “Top Gun”.
Il film è un giocattolone altamente spettacolare e non privo di ironia, dove l'asso dell'aviazione Pete “Maverick” Mitchell (Cruise) non fa carriera, perché questo gli impedirebbe di volare. Finché arriva un'emergenza e bisogna condurre al più presto una missione segreta ai limiti dell'impossibile. Maverick si ritrova così ad addestrare una squadra speciale di allievi dell'accademia “Top Gun”. E alla fine chi pensate che li guiderà in azione?
Girato nella base navale di San Diego con uno squadrone di caccia F/A-18 Super Hornet in dotazione alle portaerei americane, il seguito del mitico “Top Gun” trabocca di azione ma resta in bilico tra nuove avventure e tanti rimandi al capostipite. C'è anche una nuova love story con Penny, di cui 36 anni fa veniva citato solo il nome: qui la interpreta Jennifer Connelly. Imperdibile il “cameo” di Val Kilmer nei panni di Iceman, un tempo l'unico pilota che poteva tenere testa a Maverick e ora suo superiore, impossibilitato a parlare per una malattia (proprio come è successo davvero all'attore).
Sul film Cruise (che si è raccontato in un incontro speciale con gli accreditati) ha detto: «“Top Gun: Maverick” era già pronto nel 2019 e c'è chi avrebbe voluto farlo uscire in streaming. Ma la mia risposta è stata: mai! È un film da vedere sul grande schermo». Poi ha ripercorso la sua storia dall'inizio: «A quattro anni volevo fare film d'azione. Avevo una bambola che, se la lanciavi in aria, ricadeva aprendo il paracadute. Un giorno sono salito sul tetto di casa con un lenzuolo e ho saltato. Mentre precipitavo pensavo: mi sa che non funziona... Ma io faccio così: preferisco provare e fallire che non provare. Alla peggio, impari qualcosa». E in quanto agli “stunt” che gira sempre in prima persona dice: «Mi stupisco che si stupiscano. Sarebbe come chiedere a Gene Kelly: “perché nei passi più difficili non fai ballare un altro?”».
Il festival però non si ferma e oggi passano in concorso “Armageddon Time” di James Gray, con Jeremy Strong, Anne Hathaway e Anthony Hopkins, e “EO” del regista polacco Jerzy Skolimowski, con... un asinello per protagonista.