Il regista romano, nonché l'ultimo italiano a vincere la Palma d'oro, presenta “Il sol dell'avvenire”
Dispensato, per troppo affetto, dalla regola per cui al festival i film dovrebbero arrivare rigorosamente inediti, Nanni Moretti porta a Cannes il suo “Il sol dell'avvenire”, che in Italia è già uscito da un mese. E ha già diviso il pubblico tra adoratori e detrattori, ma questa non è una novità. Moretti è così: appartiene all'intramontabile categoria dell'«o si ama o si odia». E a Cannes lo amano parecchio, tanto che ha anche vinto la Palma d'oro nel 2001 con “La stanza del figlio” (l'ultimo italiano a riuscirci). Vedremo dunque come la giuria accoglierà quest'ultima fatica, che è un po' una summa del “morettismo”; ci sono i tocchi surreali e i riferimenti autobiografici, l'impegno politico e la satira di costume, nonché le frecciate per nulla velate contro le “piattaforme” internazionali e una certa idea di cinema che all'autore proprio non va giù (si veda la lunga sequenza sulla violenza e le armi nei film).
Nanni interpreta un regista che (guarda caso) si chiama Giovanni, alle prese con un altro film ambientato nel 1956, ai tempi dell'invasione sovietica dell'Ungheria, e i cui protagonisti sono impersonati da Silvio Orlando e Barbora Bobulova. Le riprese sono funestate da vari guai e anche la vita personale con la moglie produttrice (Margherita Buy) e la figlia Emma (Valentina Romani) sembra dargli più tormenti che soddisfazioni... ma forse il cinema lo salverà.
L'altro film in concorso oggi è un omaggio alla grande cucina francese con la sempre affascinante Juliette Binoche: “La passion de Dodin Bouffant” di Trần Anh Hùng. È la storia di una cuoca eccezionale dell'Ottocento, che lavora per il famoso gourmet Dodin Bouffant, il quale si innamora di lei. Durante la loro unione ventennale i due creeranno piatti unici che li renderanno famosi in tutto il mondo.