Applausi a scena aperta per l'ultimo capitolo di “Indiana Jones”. E per l'attore arriva una inattesa Palma d'oro alla carriera
“Harrison Ford è un grande, ma sarà all'altezza di un nuovo film d'azione scatenata a 80 anni suonati?” Questa era la domanda che tutti segretamente ci facevamo prima di vedere “Indiana Jones e il Quadrante del Destino”. E ora che l'abbiamo visto, la risposta è: sì, eccome! Il film è sorprendente, divertente, adrenalinico e ha ottenuto applausi a scena aperta durante la proiezione di gala. Con tanto di una sorpresa per l'interprete: per Harrison Ford è spuntata una Palma d'oro alla carriera, che l'attore ha accolto con gli occhi lucidi.
Poi, dopo una grande festa sulla spiaggia (di cui vi diremo di più sul prossimo numero di Sorrisi) ha incontrato la stampa e spiegato così la sua commozione: «Tutto questo calore mi fa sentire parte di una grande famiglia, mi fa stare bene. Io amo questo mestiere e mi sento fortunato a poterlo ancora fare, alla mia età, grazie a un gruppo di talenti straordinari che me lo permettono». Riguardo gli effetti speciali che gli hanno permesso di ringiovanire per buona parte del film, ha detto: «vedere la mia faccia ridiventare quella di quando avevo 35 anni è stata una magia. Del resto la saga di Indiana è frutto dell'incontro tra mito, magia e matematica. La matematica sta nella preparazione accuratissima della sceneggiatura e di tutti i dettagli. Ma poi sono gli attori che devono infondere la vita a questo materiale e non è chiaro perché a volte succeda e a volte no. Quando non funziona è un incubo; ma quando funziona, come in questo caso, ecco la magia».
Intanto la gara per la Palma d'oro contnua con due film molto particolari. “Les filles d'Olfa” di Kaouther Ben Hania ruota attorno a una vicenda reale, quella della tunisina Olfa Hamrouni, che nel 2016 denunciò la radicalizzazione delle sue due figlie minori, Rahma e Ghofrane, che partirono per la Libia per combattere al fianco di Daesh. Non solo il governo non impedì alle minorenni di lasciare il Paese, ma lo fece invece con Olfa, che voleva andare a cercarle.
Invece “The zone of interest” del britannico Jonathan Glazer è tratto dall'omonimo romanzo dello scrittore Martin Amis, scomparso proprio in questi giorni, e racconta la tranquilla vita quotidiana di Rudolph Hoess, il comandante di Auschwitz. Del campo di concentramento però vediamo però solo le mura esterne, a ridosso delle quali la famiglia del gerarca vive in una bella villa con tanto di piscina e conduce una idilliaca esistenza “bucolica”. La moglie, in particolare, è terrorizzata all'idea di dover lasciare un posto così “bello”... la forza del film è tutta nel contrasto tra la banale quotidianita della “famigliola” tedesca e l'orrore che sappiamo avvenire dietro quel muro di cinta, che però è evocato solo con il suono in sottofondo di urla rabbose e spari in lontananza. Il film è stato girato proprio ad Auschwitz, dove si trovava il più famigerato luogo di sterminio nazista.