Clint Eastwood, per i suoi 85 anni, i 10 film più belli
Il buono, il brutto il cattivo, Gli spietati, Million Dollar Baby, ecco le pellicole che segnano le tappe fondamentali del suo percorso di attore e regista
Tanti auguri Clint Eastwood! Il californiano dagli occhi di ghiaccio il 31 maggio compie 85 anni, di cui solo una ventina li ha passati lontano da una macchina da presa. Infatti sono passati esattamente 60 anni dalla sua prima comparsata cinematografica, nel b-movie La vendetta del mostro, nel ruolo di un assistente di laboratorio distratto che non merita neppure una riga nei titoli di coda... ma, da allora, il ragazzo ne ha fatta di strada!
Eppure se avessimo chiesto al piccolo Clinton Jr. (questo il suo vero nome, prima di approdare a Hollywood) cosa avrebbe voluto fare da grande, lui ci avrebbe raccontato sogni totalmente diversi: su un palcoscenico sì, ma con una chitarra e un microfono. Clint infatti voleva ottenere il diploma in una scuola di musica e aveva già iniziato a incidere un disco quando l’esercito americano lo recluta tra le sue fila Sembra la fine, invece è solo un cambio di scenario: sfruttando le sue doti atletiche il nostro eroe riesce a evitare la guerra in Corea, diventa istruttore di nuoto dei soldati, e conosce David Janssen, un attore televisivo molto noto all’epoca, che lo spinge a tentare la strada del cinema. Di particina in particina, Clint conquista lo schermo: diviene un grande attore, poi si dà alla regia e anche lì ottiene ottimi risultati.
Una carriera talmente incredibile che ci siamo sentiti in dovere di cimentarci anche noi in una mission impossible degna di Clint: ovvero individuare, nella sua smisurata filmografia, i 10 film che segnano le tappe fondamentali del suo percorso cinematografico.
Il buono, il brutto il cattivo (Sergio Leone, 1966)
Si tratta del film che chiude la cosiddetta “Trilogia del dollaro”, aperta con Per un pugno di dollari e continuata con Per qualche dollaro in più. Clint accetta di interpretare il protagonista - l’uomo senza nome - principalmente perché una delle clausole del contratto prevede che anche sua moglie possa godere di vitto e alloggio e quindi decide di sfruttare l’occasione per farsi una vacanza in Europa. Certo non può immaginare che l’incontro con Sergio Leone gli cambierà la vita. I primi due film ottengono subito un buon successo, ma è con Il buono, il brutto e il cattivo che esplode a livello mondiale, diventando una vera e propria icona cinematografica.
Dove osano le aquile (Brian G. Hutton, 1968)
Dopo una lunga stagione dedicata al cinema western, Clint Eastwood si cimenta anche nel genere bellico, recitando, a fianco di Richard Burton, in un film britannico che è tuttora irrinunciabile per i palinsesti televisivi: quante volte, cambiando canale, ci troviamo a seguire la storia dei due paracadutisti inglesi che tentano di districarsi in questa spy-story densa di suspense? Tante. Ma non c’è niente da fare, ogni volta dobbiamo vedere come va a finire!
Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo! (Donald Siegel, 1971)
Decisamente gli anni Settanta partono col botto: Clint inizia a interpretare “Harry la Carogna”, un poliziotto dai modi non proprio carini protagonista di una serie di film che diventeranno una vera pietra miliare del genere poliziesco. Pochi sanno che il personaggio di Scorpio, il brutale serial killer che Callaghan consegnerà alla giustizia, è ispirato a Zodiac, il maniaco che ha terrorizzato gli Stati Uniti (e nella realtà mai acciuffato) alla fine degli anni ’60. Sì, proprio quello sulle cui tracce si mettono anche Mark Ruffalo e Jake Gyllenhaal nel film Zodiac di David Fincher.
Fuga da Alcatraz (Donald Siegel, 1979)
Ma il nostro festeggiato è anche credibilissimo dall’altra parte della barricata: in Fuga da Alcatraz interpreta Frank Morris, un rapinatore esperto in evasioni, la cui abilità viene messa a dura prova nel carcere più sicuro mai costruito, in quanto circondato da spesse mura oltre le quali c’è solo il mare. Ma nulla è impossibile per Clint e ovviamente riuscirà nell’impresa, tanto più che la storia è basata su una mitica evasione davvero compiuta da alcuni carcerati!
Gli spietati (Clint Eastwood, 1992)
Il lupo perde il pelo ma non il vizio: ed ecco che Eastwood torna a indossare speroni e cappello da cowboy e lo fa con una classe invidiabile. Gli spietati è un western atipico, che rinuncia al manicheismo tipico del genere e si interroga sui massimi sistemi, senza pesantezza e con una spruzzata di ironia, ottenendo il favore di pubblico e critica. Clint, anche dietro la macchina da presa, con questo film registrò - almeno fino ad allora - il suo più grande successo, guadagnandosi ben 9 nomination agli Oscar e aggiudicandosi le due statuette più importanti, ovvero quelle per il miglior film e la migliore regia.
Nel centro del mirino (Wolgang Petersen, 1993)
Roger Murtagh (Danny Glover), il compagno di Martin Riggs (Mel Gibson) in Arma Letale era solito ripetere “sono troppo vecchio per queste str...” ogni volta che si trovava faccia a faccia con un pericolo. Clint è tropppo vecchio pure lui (nel 1993 ha 63 anni) ma non ci fa per nulla caso: nel film di Petersen veste la logora divisa del poliziotto Frank Horrigan, ossessionato dai sensi di colpa per non aver salvato Kennedy 30 anni prima, e disposto a tutto pur di impedire che l’attuale presidente resti ucciso dal maniaco che lo minaccia. Corre da una parte all’altra, si getta nelle sparatorie e alla fine trova la redenzione che cerca. Epico!
Un mondo perfetto (Clint Eastwood, 1993)
Ora che anche gli Academy Award lo hanno consacrato, Clint Eastwood si fa coraggio e asseconda sempre di più la sua vena autoriale: una volta tanto si concede un ruolo secondario e sceglie di raccontare una storia difficile, il cui protagonista è un rapinatore che prende un bambino in ostaggio. Il ruolo è affidato al divo del momento, Kevin Costner, fresco del successo di Guardia del corpo, mentre Clint è lo sceriffo che gli dà la caccia. La novità sta proprio nel ribaltamento dei ruoli: lo spettatore non si identifica con il poliziotto ma con il malvivente, intrappolato da una serie di scelte obbligate per le quali non esiste espiazione; il rapporto che l’uomo costruisce con il piccolo ostaggio dona poi al film una tenerezza che davvero non ci si aspetterebbe da un film del genere!
I ponti di Madison County (Clint Eastwood 1995)
Clint in versione romantica ci mancava. All’uscita del film c’era chi storceva il naso, perché davvero, l’ispettore Callaghan, L’Uomo senza nome e altri mille ruoli simili tra loro gli avevano cucito addosso un personaggio – cinico, freddo e spietato – che sembrava ormai incancellabile. Eppure anche questa volta Eastwood riesce a fare bingo, e ci regala un’interpretazione - quella del fotografo di National Geographic che perde la testa per una donna (in)felicemente sposata (Meryl Streep) - che commuove a ogni visione. La scena al semaforo, coi due amanti, ognuno sulla propria macchina, che si vedono per l’ultima volta prima di prendere strade diverse, potrebbe essere utilizzata come test medico: se non vi struggete dalla lacrime, vuol dire che non avete un cuore!
Million Dollar Baby (Clint Eastwood, 2004)
Chi pensava che Gli Spietati rappresentasse l’apice della carriera di Clint Eastwood si è dovuto ricredere al’uscita di Million Dollar Baby. Il film racconta la storia di una ragazza davvero grintosa (Hilary Schwank) che vuole farsi allenare da un ex pugile dal carattere scorbutico (vi lasciamo indovinare chi lo interpreta) ma indubbiamente bravissimo. Dopo un inizio non certo dei più rosei, il rapporto tra i due cresce e si solidifica, ma non aspettatevi un happy end, perchè restereste delusi. Un film tragico che scalda il cuore e che ha convinto pubblico e critica di tutto il mondo. Aggiudicatosi 7 nomination agli Oscar, ne ha vinti quattro importantissimi: miglior film, regia, attrice protagonista e attore non protagonista (Morgan Freeman).
Gran Torino (Clint Eastwood, 2008)
L’ultima volta che Clint compare in un film da lui diretto, lo fa per interpretare Walt Kowalski, un reduce della guerra di Corea, vedovo, incattivito dalla vita e razzista. Il vicinato, poi, è tutto composto da asiatici, il che non gli ammorbidisce l’umore. L’incontro con Thao, un ragazzo vietnamita continuamente bersagliato da una gang di teppisti, gli offre un’occasione di redenzione che il vecchio non si fa certo scappare. E quando lo vediamo imbracciare il fucile, in lui non vediamo solo il veterano che interpreta, ma ritroviamo il paladino che avevamo adorato nei film di Leone, quell’uomo di poche parole, senza nome, senza legami, disposto a lottare per difendere le ingiustizie. Sì, non è originale, è un personaggio che conosciamo già, ma invecchia bene, come Clint.
Da lunedì 15 febbraio “Clint Eastwood Mania”. Da non perdere la prima visione di “Richard Jewell” prodotto da Leonardo DiCaprio e Jonah Hill, con Sam Rockwell, Jon Hamm, Olivia Wilde e Kathy Bates