Dakota Johnson: «Con Suspiria ho scoperto i misteri… del mio corpo»

Intervista alla protagonista del film di Luca Guadagnino, in concorso a Venezia 75

Dakota Johnson sul red carpet a Venezia
2 Settembre 2018 alle 21:10

«Ho scoperto che il mio corpo è in grado di fare cose che non credevo fosse in grado di fare». Detto dalla protagonista della trilogia erotica delle «Cinquanta sfumature», la frase può suonare maliziosa. Ma Dakota Johnson la pronuncia quasi con candore. Si riferisce alle scene di danza che abbondano in «Suspiria», il film horror diretto da Luca Guadagnino e in concorso al Festival di Venezia, ambientato in una scuola di balletto nella Berlino degli Anni 70.

È stato davvero così sconvolgente... ballare?
«Avevo studiato danza in precedenza, ma non sono una professionista. Ho dovuto allenarmi e provare con dei veri ballerini e Guadagnino mi ha incoraggiato a spingermi al limite delle mie capacità. Quando ha scoperto che riesco a sollevare le scapole dal dorso in maniera quasi animalesca, come fossero ali, era entusiasta... E lo ero anch'io».

Perché?
«Suspiria è un film molto fisico. Non sexy, ma fisico. La danza è energia, un modo di esprimersi e di liberarsi, anche di ottenere potere».

Ha interpretato da sola tutte le scene di ballo?
«Sono io al 90%. Per il restante 10, là dove bisognava scatenare il “wow factor” (un momento di stupore del pubblico, Ndr) con un passaggio estremamente complicato, c'era una controfigura».

Prima le Sfumature, poi due film «d'autore» con Guadagnino, «A bigger splash» e ora «Suspiria». Non teme di confondere il suo pubblico?
«Faccio quello che mi piace e spero piaccia anche a loro. La cosa buffa è che la gente si sente imbarazzata a parlare di film sul sesso. Invece questo che è sulle streghe e il sangue e le torture non imbarazza nessuno... buffo no? A volte devo affrontare dei pregiudizi tipo “Ha fatto le Sfumature, che ci fa ai festival?”. Ma non me ne curo. Se a qualcuno non piace come recito, liberissimo di non guardare i miei film».

Come ci si sente tra le streghe?
«Ottimamente! Mi fa stare bene («It feels right»). Quelle del film sono donne forti che lottano per il potere e per esprimere se stesse, proprio come gli uomini. Ma anche Anastasia, la protagonista delle Sfumature, a suo modo è una donna forte. Anzi forse esagero, perché molti mi dicono che gli uomini hanno paura di me (ride)».

Lei è la figlia di Melanie Griffith e la nipote di Tippi Hedren, che già girava horror d'autore con Hitchcock...
«Ho imparato molto da loro, ma non mi hanno mai dato tanti consigli. E di certo non per questo film. Però mamma mi ha sempre incoraggiato a volermi bene e ad amare il mio corpo. Anche nei momenti difficili».

Due film con Luca Guadagnino. C'è un perché?
«Con lui mi sento in famiglia. Ci intendiamo subito, è tutto facile. È come se fosse il mio piatto preferito: ogni tanto devo tornare a mangiarlo».

Dalle «Sfumature» in poi lei è una celebrità, e non ha ancora 30 anni. Troppa pressione?
«Mi difendo cercando di proteggere la mia privacy».

Lei ha sollevato un po' di stupore ammettendo candidamente di essere andata dallo psicologo dopo aver girato questo film.
«Sì e allora? Mica volevo dire che sono diventata matta. O che mi ha rovinato... Discuto sempre delle cose che mi emozionano con la mia terapista, per conoscermi meglio e parlare in profondità di quello che mi sta a cuore».

Non bastava parlarne con gli amici?
«I miei amici sono simpatici ma sono tutti idioti (ride)».

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