“Aladdin”, il nuovo kolossal Disney piacerà a tutta la famiglia

Il 22 maggio è arrivata nelle sale la versione con attori in carne e ossa del celebre film d’animazione uscito nel 1992

Mena Massoud e Will Smith in una scena
23 Maggio 2019 alle 17:48

Magari è successo anche a voi, nelle ultime settimane: seduti al cinema, in attesa che il film cominciasse, avete notato che improvvisamente in sala calava il silenzio. Tutto merito di un trailer coloratissimo e trascinante: la storia di un ladruncolo innamorato di una principessa, e del suo incontro con un Genio tutto blu che “vive” da diecimila anni dentro una lampada...

Stiamo parlando, l’avrete certamente capito, di “Aladdin”, il nuovo kolossal Disney uscito il 22 maggio. I milioni di fan che lo aspettano da mesi non dovranno più accontentarsi dei pochi minuti regalati in anteprima: adesso possono finalmente godersi questa avventura in modalità “live action” (tecnicamente è il remake di un film d’animazione girato con attori in carne e ossa) che si propone di ripetere l’enorme successo delle pellicole che l’hanno preceduta come “Cenerentola”, “Il libro della giungla”, “La bella e la bestia” e “Dumbo”. Classici che hanno ottenuto anche con un cast “umano” la stessa trionfale accoglienza degli originali a cartoni animati.

E “Aladdin”? È ancora presto per analizzarne gli incassi, ma una cosa è certa: l’attesa dei fan è a mille. Un po’ perché l’originale del 1992 è uno dei classici più amati della recente storia Disney, ma anche per le aspettative che le prime spettacolari immagini dell’edizione 2019 (e qui torniamo al discorso del trailer) hanno generato nel pubblico.

Dietro la macchina da presa del resto c’è Guy Ritchie, il regista inglese che ha già dimostrato con film come “Snatch”, “RocknRolla”, “Sherlock Holmes” e “King Arthur” di saper mescolare alla perfezione spettacolo, azione e ironia per conquistare i favori del pubblico.

Di certo la Disney non lo ha costretto a lavorare in economia: “Aladdin” è stato girato tra la Giordania e i teatri di posa di due celebri studi alle porte di Londra, i Longcross Studios e gli Arborfield Studios. Qui, solo negli ultimi anni, sono stati girati kolossal come “Guardiani della galassia”, “Doctor Strange” e “Star Wars: gli ultimi Jedi”. E sempre qui, dopo 15 settimane di lavoro, la scenografa Gemma Jackson (premiata con l’Emmy Award per il suo lavoro nella serie-evento “Il trono di spade”), ha costruito la favolosa città di Agrabah, teatro di alcune delle scene più spettacolari del film: come l’arrivo del principe Alì, che vede in scena 250 ballerini e 200 comparse.

Dai figuranti alle superstar: che dire di Will Smith? La sua partecipazione al film è stata fin dal primo giorno uno dei punti di forza del progetto: un divo con il suo talento musicale non poteva che proporre un Genio pieno di ritmo, tenendo a battesimo i giovani colleghi (scopriteli nel box in alto a destra) che hanno trovato qui la loro prima grande occasione.

Per finire, una curiosità sulla versione italiana: anche qui, ma stavolta nel doppiaggio, si ritrovano grandi nomi e giovani talenti. Navid Negahban (il sultano) è doppiato da Gigi Proietti, mentre a dare voce a Naomi Scott nelle scene di canto è la sua omonima Naomi Rivieccio, finalista a “X Factor” nel 2018. È lei a interpretare tutti i brani, tra cui “Il mondo è mio”, versione italiana di “A whole new world”, che vinse l’Oscar nel ’93.

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