È protagonista di un film per la prima volta senza Giovanni e Giacomo: «Avevo voglia di uscire dal seminato». «Il trio non si è sciolto ma abbiamo bisogno di metterci alla prova, ognuno a modo suo» dice il comico. Che in questo film si “trasforma”

Il tavolo al quale siamo seduti è lo stesso di tante interviste con Aldo, Giovanni e Giacomo. Inutile negarlo, è strano trovarsi davanti solo Aldo Baglio. Ti verrebbe da pensare che gli altri due chiamino da un momento all’altro dicendo che un cinghiale ha mangiato le chiavi della loro macchina o motivando il ritardo con un altro di quei contrattempi assurdi dei loro film. Non è così.
Qui c’è da parlare del primo film “solista” di Aldo ("Scappo a casa", al cinema dal 21 marzo). Che fa ridere, sì. Ma anche piangere. E pensare. «Volevo uscire dal seminato, sbirciare fuori dalle cose che avevo fatto prima. Magari per tornare indietro subito. Dopo tanti anni è giusto che io, Giovanni e Giacomo si senta il bisogno di fare anche cose nostre. Pensavamo che avremmo sempre potuto fare tutto, perché la gente ci avrebbe seguito comunque. Ma è giusto che questo non ci basti più. Non significa che non faremo più cose insieme. Anzi, abbiamo già per le mani un film con della ciccia. Ecco, ci deve essere la ciccia».

In “Scappo a casa” di ciccia ce n’è.
«Volevo partire da una storia che raccontasse come mi sento oggi. Che parlasse di cambiamento».
Michele, il suo personaggio egoista e donnaiolo, si ritrova per una disavventura in un centro di accoglienza per migranti in un Paese dell’Est.
«E alla fine del suo viaggio si scoprirà trasformato. Capace di fare qualcosa per gli altri. Di sacrificarsi».
Lei è un tipo altruista?
«Ci sto lavorando. Cercare di migliorarsi è naturale. E necessario».
La cosa più altruista che ha mai fatto nella sua vita?
«Avevo nove anni. Mia madre faceva la domestica in una famiglia altolocata e ogni tanto nei weekend potevo seguirla in una villa sul lago Maggiore. Tenevo tra le mani una pesca bella grossa e uno dei bambini di quella famiglia mi vide e disse che ne voleva una uguale. Gliela cedetti senza esitazione. Fui insignito di ogni onorificenza: “Che figlio stupendo ha tirato su” dissero a mia mamma».
Andiamo, qualcosa di più recente.
«Come molti colleghi parto dal presupposto di essere il centro dell’Universo e che tutto ruoti intorno a me. Non sempre quando la gente mi chiedeva un selfie mi concedevo. Ora ho scoperto che è più facile dire di sì che dire di no. E che ti fa stare bene».
Quindi: decine di selfie al giorno.
«Anche quando non ho voglia, o vorrei pensare in pace alle cose mie».
Cosa le è mancato di Giovanni nei due mesi sul set di questo film?
«Le parole. È un affabulatore, ti trascina. Anche quando tornava da Verona dove era nel cast di “Adrian” con Celentano, nei suoi racconti c’era sempre un tono entusiasta, positivo. Sa cogliere il meglio».
Di Giacomo, invece?
«Lui ha coraggio. Prende la sua strada e va. Ha uno spettacolo teatrale (“Fare un’anima”, ndr) in cui è in scena da solo. Non è facile, per chi ha la nostra storia».
Il vostro giorno più felice?
«Agli inizi, a Lampedusa. Eravamo lì per fare gli animatori in un villaggio e la situazione era così desolante che scoppiammo a ridere insieme per un’ora ipotizzando assurdi modi per suicidarci».
Come proseguì quell’estate?
«Al capo animatore eravamo antipatici e ci spedì in un villaggio in Calabria».
Sta dicendo che c’è in giro un animatore che disponeva di Aldo, Giovanni e Giacomo e li ha mandati via?
«In Calabria però fu bellissimo. Era un villaggio con migliaia di ospiti e tutti ci cercavano. L’estate più bella della mia vita. Non solo per me. L’altro giorno sono andato a prendere delle stampelle per una zia e l’ortopedico mi fa: “Glielo devo dire, io quell’anno ero in quel villaggio e non mi sono mai divertito così tanto”».
Sono soddisfazioni.
«E stampelle gratis» (ride).
Magari sarà così anche per il film.
«Ho dato tutto. È stato un viaggio anche per me. Vorrei solo che questa fase finisse presto. Le interviste, le anteprime a cui invitare le persone. È come organizzare il proprio matrimonio. Uno stress».
Lo sa che mi aspettavo che il film finisse diversamente?
«Mi fa piacere».
Non ci sono i buoni e i cattivi.
«E perché, nella realtà ne ha incontrati tanti? È un film che parla di cambiamento. E di quello non bisogna essere mai sazi».
Scappo a casa
ATTORI: Aldo Baglio, Jacky Ido, Angela Finocchiaro, Fatou N’Diaye
GENERE: Commedia
DURATA: 92’
REGISTA: Enrico Lando
TRAMA: Michele (Aldo Baglio) è un vanitoso donnaiolo, superficiale e concentrato su se stesso, intollerante verso ogni forma di diversità. Quando avrà l’occasione di andare a Budapest a fare conquiste, però, una serie di disavventure stravolgeranno la sua vita per sempre: derubato e scambiato per un migrante, sarà rinchiuso in un centro d’accoglienza dal quale scapperà per intraprendere, insieme con altri migranti africani, un lungo viaggio a piedi per tentare di tornare a casa. Un viaggio che cambierà per sempre il suo modo di essere e di pensare. Il film è stato scritto dallo stesso Aldo Baglio con Valerio Bariletti e Morgan Bertacca, storici autori del trio comico. Il regista Enrico Lando è lo stesso di “I soliti idioti” e “Amici come noi”.