Alessandro Siani: «La vera amicizia non si può comprare (ma affittare sì!)»

L'attore e regista presenta la sua ultima commedia incentrata sul sentimento più bello che ci sia

16 Febbraio 2023 alle 08:15

Il protagonista del nuovo film di Alessandro Siani, "Tramite amicizia", è un amico brillante e affettuoso. Ma a pagamento. Cioè: fare compagnia alle persone sole è proprio il suo lavoro, con tanto di fattura!

Amicizia in vendita: Siani, ma come le è venuta l’idea?
«Leggendo su un giornale che a Tokyo un’agenzia affitta finti amici a chi si sente solo. Tra l’altro erano i giorni del Covid e mi sentivo solo pure io. Così ho cominciato a chiedermi quanti amici veri ha ognuno di noi, su chi possiamo contare... domande che faccio anche nel film. E alla fine del lockdown ho deciso di scrivere un copione sull’argomento in collaborazione con Gianluca Ansanelli e Fabrizio Testini. Lo spunto era perfetto per una commedia, ma dentro c’è anche un po’ di amarezza».

L’idea di vendere affetto può sembrare antipatica. Però bisogna dire che Lorenzo, il protagonista, ci mette tutto il suo impegno e ha pure una rigorosa “etica professionale”.
«Esatto. Al contrario di tanti falsi amici in circolazione lui non inganna nessuno: i patti col cliente sono chiari, nero su bianco. E infatti quando gli chiedono di farsi amico Alberto Dessè, l’industriale interpretato da Max Tortora, fingendo di incontrarlo per caso, ha una crisi di coscienza. Ma si tratta di un’emergenza, con centinaia di operai da salvare dalla disoccupazione. E poi certo, è un professionista ed è pure caro. In genere si dice che chi trova un amico trova un tesoro. In questo caso si potrebbe dire: “Chi cerca un amico spende un tesoro!”».

Alla fine cos’è l’amicizia?
«È volere bene a qualcuno. Nella sceneggiatura ho scritto: “L’ombra che segue i passi dell’amicizia si chiama bene profondo”. Oppure potrei rispondere usando i titoli dei miei film. Ho cominciato girando “Si accettano miracoli” e “Mister Felicità”. Ecco, l’amicizia vera è un miracolo che ti dà felicità. E porta la pace».

Addirittura la pace?
«Sì, io rimpiango la figura del “paciere” tipica di Napoli, ma che esiste dappertutto. Mio padre era un grande paciere, uno che vede due che litigano e dice: “Ma non fate così, non è degno di voi! Venite che vi offro un caffè e ne parliamo con calma”. Oggi se uno vede due che litigano li filma col telefonino: chissà che non ci scappino un po’ di “like”... E se li vede discutere sui social si aggiunge alla rissa pure lui».

Però c’è anche chi dell’amicizia si approfitta.
«E infatti il titolo racconta l’altro lato dell’amicizia: la raccomandazione. Il nostro è un Paese dove le cose si fanno “tramite amicizia”, pure quelle che sarebbero un nostro diritto: mandare avanti una pratica importante, trovare un lavoro, un posto in ospedale o anche solo parcheggiare».

C’è qualcosa di inaspettato che un amico ha mai fatto per lei?
«Eh, quand’ero ragazzino c’era questo compagno che invidiavamo tutti perché era il più “fico” della scuola e le ragazze impazzivano per lui. Ci lasciava solo “le briciole”... Finché un giorno mi disse la fatidica frase: “Vogliamo uscire a quattro?”. E così finalmente mi fidanzai, “tramite amicizia”. Quando andai a ringraziarlo disse: “Si, vabbè, però mo’ mica tengo la responsabilità per tutta la vita!”. Già temeva che mi lamentassi se fosse finita male».

E una cosa inaspettata che lei ha mai fatto per un amico?
«Era prima che ci fossero i navigatori stradali sui telefonini. Nel cuore della notte mi chiama un amico perché era rimasto fermo con l’auto sull’autostrada. Io prendo, vado dove mi ha detto, vedo una macchina in una piazzola d’emergenza, mi fermo... ma era la macchina sbagliata! E mi ritrovo a dare la mano a un tipo che non era il mio amico. Ormai mica potevo mollarlo lì, no? Poi insieme siamo andati ad aiutare l’amico giusto. Insomma due soccorsi di emergenza in una notte sola: un record!».

Chi è un suo vero amico nel mondo dello spettacolo?
«Potrei citare Christian De Sica e Gigi D’Alessio. O Nino D’Angelo. Ma anche Max Tortora e Maria Di Biase, che ho ritrovato in questo film dopo tanti anni. In tv facevamo insieme “Bulldozer” con Federica Panicucci. È scattato subito l’effetto “compagni di scuola”. Matilde Gioli, invece, è stata una scoperta. Perfetta per il suo ruolo che ha anche toni drammatici, come lei».

C’è anche una brillante Cecilia Dazzi.
«Ho sempre voluto lavorare con lei, ma non trovavo mai il ruolo adatto. Qui interpreta un’amica di adolescenza di Alberto, che era andata a vivere a Parigi e che lui vorrà di nuovo incontrare a distanza di tanti anni, per scoprire che ora si dedica al “poliamore”. Con comprensibili imbarazzi da parte di Alberto».

L’azione del film si svolge a Ferrara (e in parte a Parigi). Ci spiega perché?
«Perché Ferrara è una città viva, piena di giovani e di cultura e poi è poco sfruttata dal cinema, quindi sorprendente. Ma ho capito il senso nascosto della domanda, sa? Voi mi immaginate sempre a Napoli! Ed è anche per questo che “Il principe abusivo” l’ho girato a Merano e “Mister Felicità” in Svizzera. Nel film scherzo su questa cosa con la gag della signora ricchissima che mi affitta come amico, ma solo se parlo in napoletano stretto. E ogni due per tre mi dice: “Potresti ripetere questa frase, ma con un accento più forte?”. E io l’accontento. Del resto ve l’ho detto, il mio Lorenzo è proprio un vero professionista!».

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