“Beautiful Boy” mostra il lato più umano e devastante della tossicodipendenza
Steve Carell e Timothée Chalamet sono il vero punto di forza di questo film che racconta il calvario di padre e figlio alle prese con la dipendenza di quest'ultimo
Quando decidi di girare un film che ruota attorno alle droghe, alla dipendenza e al - difficile e spesso infruttuoso - percorso di disintossicazione, il rischio è quello di creare un prodotto carico di retorica. Di illustrare gli orrori unicamente per sensibilizzare il pubblico, come una pubblicità progresso particolarmente lunga.
Non è quello che succede in «Beautiful Boy» (presentato al Rome Film Fest e al cinema dal 13 giugno 2019): il regista Felix Van Groeningen prende le biografie di David Sheff e del figlio Nic e, nell’adattarle per il grande schermo, confeziona un film che è tanto il drammatico resoconto di una tossicodipendenza quanto lo sfaccettato ritratto di un rapporto umano. In particolare, è la storia di un padre che si scontra con la difficile realtà del figlio e cerca disperatamente di aiutarlo a salvarsi. A interpretali sono Steve Carell - più famoso un tempo per i ruoli comici, ormai affermato attore drammatico - e l'astro nascente Thimothée Chalamet, già candidato all'Oscar per «Chiamami col tuo nome».
Trama
«Beautiful Boy» è l’adattamento non di una ma di due biografie, quelle di Nic Sheff (“Tweak”) e del padre David (“Beautiful Boy”, per l’appunto), entrambe incentrate sulla dipendenza da metanfetamine di Nic.
David Sheff (Steve Carell) è un giornalista americano che si scontra all’improvviso con una durissima realtà: suo figlio Nic (Timothée Chalamet), un ragazzo brillante che ha avuto un’infanzia serena ed è ormai pronto ad andare con successo al college, è tossicodipendente.
È lo stesso Nic a rivelarglielo, accettando poi di essere ricoverato in un centro di riabilitazione che promette un'altissima percentuale di successo. E invece Nic alternerà momenti di stabilità in cui sembra essersi del tutto disintossicato a ricadute, il tutto mentre David cerca disperatamente di scoprire di più sulla dipendenza da metanfetamine per poter aiutare il figlio al meglio.
I protagonisti: Steve Carell
Steve Carell è diventato famoso per i suoi ruoli comici, uno su tutti quello di Michael Scott nella sit-com «The Office». Negli anni ha però dimostrato anche di avere una spiccata vena drammatica che gli ha permesso di sganciarsi dalle commedie per dedicarsi con successo a film più impegnati. Come «Foxcatcher», per il quale nel 2015 è stato candidato all’Oscar per miglior attore protagonista.
In «Beautiful Boy» si dimostra ancora una volta un attore versatile. Il suo David Sheff è un padre distrutto dal dolore, dalla rabbia e dall’angoscia per la situazione apparentemente senza uscita in cui è bloccato il figlio Nic. Nel corso del film lo vediamo attraversare diverse fasi: dall’iniziale rifiuto alla preoccupazione, dall’ossessione alla rassegnazione. «Beautiful Boy» mostra gli effetti terribili e devastanti che l'abuso di sostanze ha non solo su chi ne è dipendente, ma anche sulle persone che stanno loro intorno, i loro cari.
All’angoscia del presente si contrappongono i flashback che invece indugiano sul passato, sui momenti - da quelli quotidiani a quelli di maggiore connessione - tra David e un Nic prima bambino e poi adolescente. Carell dà il meglio di sé soprattutto nelle scene che condivide con Timothée Chalamet, come se le loro performance si nutrissero a vicenda.
beautiful boy
I protagonisti: Timothée Chalamet
Dal canto suo, la star di «Chiamami col tuo nome» dimostra il suo talento ancora una volta. Non solo: è soprattutto lui a trainare l’intero film, e i critici internazionali già parlano di una sicura candidatura all’Oscar per la sua (magistrale) interpretazione. Chalamet porta brillantemente sullo schermo tutti gli effetti della dipendenza da metanfetamine: dagli scatti di rabbia alla paranoia, dal nervosismo all’aggressività, siamo davanti a una performance intensa e cruda, molto genuina.
Ma non ci sono solo gli atteggiamenti dettati dalla sostanza: negli scatti d’ira, nei litigi col padre e in generale dietro ogni gesto di Nic riusciamo a cogliere la fragilità, la vergogna, il senso di colpa e l’odio per se stesso che prova, in un’interpretazione drammaticamente realistica che cattura lo spettatore.
Nel cast ci sono anche Maura Tierney e Amy Ryan nei ruoli rispettivamente di Karen, seconda moglie di David, e Vicki, la madre di Nic (quasi invisibile per la prima metà del film, poi più presente nella seconda parte). Le figure materne sono indubbiamente meno di rilievo rispetto a David, ma sono comunque presenti e ben delineate e per motivi diversi creano un buon equilibrio con il personaggio di Carell.
Un film che conquista soprattutto grazie ai suoi interpreti
Il titolo del film è lo stesso del libro di David Sheff ed è un riferimento a una canzone di John Lennon dedicata al figlio. Nel testo Lennon inserisce la famosa citazione (non sua) «Life is what happens to you while you’re busy making other plans» (La vita è ciò che ti capita mentre sei impegnato a fare altri progetti) che sembra descrivere alla perfezione Nic.
Il ragazzo viene da una famiglia benestante, ha avuto un’infanzia felice, è uno studente di talento ed è stato ammesso in ben sei college. Tutto sembra promettere una vita serena e tutto sommato facile, eppure cade nel tunnel della metanfetamina e tutto cambia all'improvviso.
Soffermandosi sull'esperienza vera di Nic Sheff, «Beautiful Boy» getta luce su un problema che affligge la società americana tutta, indipendentemente da classe sociale ed educazione (le statistiche elencate a fine film parlano chiaro), e lo fa con realismo e senza scadere mai nella banale retorica. Un realismo che sta tutto nella struttura del film: non un lungometraggio diviso in tre atti precisi e ben delineati - come vuole la regola base dello storytelling - in cui conosciamo il protagonista, lo seguiamo sprofondare nella sua dipendenza e, dopo aver toccato il fondo, lo vediamo rialzarsi e rinascere, ma una struttura circolare più aderente alla realtà.
Nic cade e si rialza più volte, ogni caduta sembra essere peggiore della precedente e noi non possiamo che osservare impotenti e via via più angosciati, arrivando a comprendere a fondo ciò che prova anche David nel seguire il calvario del figlio. È una struttura ripetitiva che però funziona appieno, anche se il vero motore trainante dell'intero film sono proprio le performance di Carell e Chalamet, che danno una sfumatura ancora più umana, tragica e genuina all'intera vicenda. Chalamet poi riuscirà a farvi emozionare anche durante i titoli di coda (assolutamente da non perdere), con la lettura di una poesia che eleva l'esperienza di Nic a livello universale e riesce a incorniciare e insieme dare un'ideale conclusione all'intero film.