Carlo Verdone presenta Benedetta follia: racconta con ironia il mondo degli appuntamenti al buio

«Gli incontri del mio Guglielmo sono sempre tragicomici» dice l’attore e regista. E anticipa: «In questo film ho lasciato volare la fantasia»

Carlo Verdone con Ilenia Pastorelli: nel film lei lo ricopre di comiche «dritte» sulla vita amorosa
11 Gennaio 2018 alle 11:52

Dopo 25 anni di matrimonio, un irreprensibile venditore di arredi sacri viene lasciato dalla moglie. Comincia per lui un’odissea alla ricerca della nuova anima gemella, tra «app» di incontri e appuntamenti al buio... Già incuriositi? È «Benedetta follia», la nuova commedia di Carlo Verdone. Proviamo a saperne di più dall’attore-regista più amato di Roma.

L'intervista a Carlo Verdone

Verdone, ma lei non si stanca mai di parlare d’amore?
«Più che di amore vorrei parlare di sentimenti, perché li ho visti cambiare nel corso degli anni. E non in meglio. Oggi ci chiedono di stare dietro ai ritmi della tecnologia. Di aggiornare amori e relazioni sempre più spesso, come fossero prodotti obsoleti. E aggiorna, aggiorna, aggiorna...  ma un amore non è una “app”».

E perché?
«Perché richiede impegno, passione, fatica. E va costruito col tempo. Vedo in giro tanta superficialità e tanta solitudine».

Ma come si ritrova, il suo Guglielmo, nell’inferno degli incontri «online»?
«Per rimpiazzare la commessa, fuggita con sua moglie, fa un colloquio a una ragazza fuori di testa, interpretata da Ilenia Pastorelli, bravissima. Si chiama Luna, porta gli “hot pants”, parla romanaccio e l’esperienza più prestigiosa che ha nel curriculum è il Bingo. Non l’ideale per un negozio di arredi sacri. Eppure i due finiscono col legare... ed è lei a iscrivere lui a “Lovit”, una immaginaria “app” di incontri amorosi. Comincia la sfilata: tra ’na matta e ’na malata immaginaria, gli appuntamenti di Gugliemo saranno tutti tragicomici».

Ma lei è molto o poco «social»?
«Io ho giusto una paginetta su Facebook che cerco di gestire nel modo più garbato possibile. Penso che se sei rispettoso e gentile, gli “haters” (gli “odiatori” che attaccano i personaggi sui social, ndr) non avranno tanta voglia di perseguitarti».

Comunque i social sarebbero nati per far comunicare le persone e combattere la solitudine... lei resta scettico?
«Spesso ci riescono anche. Guardi, io ho due amici che si sono incontrati con una “app” e oggi sono sposati. Però ce ne sono altri 20 che sono rimasti delusi. La proporzione è quella. A meno che non si cerchi apposta l’incontro mordi e fuggi, ma anche quello...».

Non va?
«È una cosa infantile, superficiale. Conosco uomini che si vantano di essere stati con 40 o 50 o 100 donne. E allora? Che c’è da vantarsi? Cosa facciamo, la raccolta delle figurine? Ci sono stati insieme e neanche se le ricordano. È una cosa triste».

Sembra parlare del caso Weinstein...
«Vabbe’, per me quello è malato. Nell’ambiente girava voce che fosse un “fissato”, ma mai avrei immaginato uno squallore del genere».

E poi c’è stato il caso Brizzi.
«Gli auguro di riuscire a discolparsi. Comunque questi scandali avranno un effetto benefico: quello di convincere tutti a essere più rigorosi. Dai registi che non devono credersi onnipotenti (sai che potere poi; oggi sbagli un film e sei finito...) a certe agenzie che spingono le ragazze a puntare sul lato “sexy” quando si presentano a un provino».

Lei ne ha fatti tanti di provini? Come evitare sospetti?
«In 40 anni di carriera non ho mai fatto un provino a casa mia, e mai da solo con l’attrice. Queste sono le regole. Ma che scherziamo? Semmai si diventa amici dopo. Anche perché, durante il provino, voglio sentire le opinioni dei miei collaboratori».

Parliamo del cinema italiano. Anche quest’anno il candidato italiano agli Oscar è stato subito eliminato. C’è qualche problema?
«Ma ce n’è una caterva, di problemi. Intanto non si possono fare uscire sei o sette titoli italiani a settimana, col risultato che se uno non “sfonda” subito sparisce, perché il weekend dopo ne arrivano altri sette! Poi c’è un problema di scrittura: certi film sembrano fatti solo per il Nord o il Sud, o per Roma. Come fai ad arrivare all’estero così? E poi forse dovremmo osare altre strade oltre al realismo. Ormai in Italia siamo al neo-neo-neo-neorealismo. Io per esempio, in “Benedetta follia”...».

Cosa si è inventato?
«Una sequenza un po’ folle, onirica, visionaria, con una sfilata di suore e cardinali. O una dove c’è un altro me stesso che mi parla dallo specchio. Ho cercato di far volare un po’ la fantasia, via. Voglio che lo spettatore esca dal cinema contento, coccolato. Rincuorato».

Un’ultima curiosità: da 20 anni lei firma un nuovo film esattamente ogni due anni. Ha la regolarità di Woody Allen, ma metà della sua velocità...
«Da giovane anch’io facevo un film all’anno. Lavoravo 11 mesi e mezzo e staccavo solo due settimane, una a Ferragosto e l’altra a Natale: ’na faticaccia. No, no, Woody guarda che ti sbagli, il ritmo giusto è un film ogni due anni».

Benedetta follia - Trama e cast

ATTORI Carlo Verdone, Ilenia Pastorelli, Lucrezia Lante Della Rovere
DURATA 109’
REGISTA Carlo Verdone

TRAMA Proprio nel giorno del loro anniversario, l’inappuntabile Guglielmo viene lasciato dalla moglie. Per fortuna nel suo negozio di arredi sacri arriva Luna, aspirante commessa discutibile per il lavoro, ma bravissima a dispensare pillole di saggezza per quanto riguarda i sentimenti. Sarà lei a spingere Gugliemo a fare nuovi incontri attraverso la «app» Lovit. I risultati? Non proprio entusiasmanti...

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