In sala dal 3 dicembre, il film dedicato alla vita di Jorge Bergoglio, dagli anni in Argentina a quelli che lo hanno visto divenire il nostro Papa
Daniele Luchetti porta al cinema la storia di Papa Francesco. In uscita il 3 dicembre 2015, Chiamatemi Francesco racconta il percorso di vita che ha portato Jorge Bergoglio, figlio di un famiglia di italiani immigrata in Argentina, a diventare il Papa di cui la Chiesa Cattolica aveva tanto bisogno.
Il film su Papa Francesco si apre negli anni della sua giovinezza, quando Bergoglio non aveva ancora ben chiaro quello che sarebbe stato il suo destino, e trascorreva la sua giovinezza come quella di tanti altri, a stretto contatto con la famiglia, con gli amici, con una fidanzata, con gli insegnanti che lasciano il segno, come la professoressa di Chimica, Esther Ballestrino, cui rimarrà legato per tutta la vita. Chiamato ad assolvere un compito più grande di lui, Bergoglio entrerà, poco più che ventenne, nel rigoroso ordine dei Gesuiti.
Il film su Papa Francesco affronterà la terribile dittatura militare di Videla, periodo in cui Bergoglio viene nominato, seppur ancora molto giovane, Padre Provinciale dei Gesuiti per l’Argentina, una responsabilità che lo vedrà battersi, con fede e coraggio, per la difesa dei perseguitati dal regime. È un periodo difficile e doloroso che causa la morte e la scomparsa di alcuni tra i suoi più amati compagni di strada e porta a unun forte cambiamento.
Il futuro Papa ne viene fuori segnato ma fortificato nell’animo e sempre più convinto di doversi impegnare nella difesa degli ultimi e degli emarginati.
Divenuto Arcivescovo di Buenos Aires continuerà la sua opera di aiuto agli abitanti delle periferie, difendendoli dalle sopraffazioni del potere e promuovendone la crescita individuale e collettiva.
Il racconto su Papa Francesco si chiude con l’indimenticabile serata in cui, in una piazza San Pietro stracolma di folla, Jorge Bergoglio vestito di bianco e con una croce di ferro, saluterà il mondo con il nome di Francesco, con la schietta semplicità e l’umanità profonda con cui tutti siamo abituati a conoscerlo.