Esce nelle sale italiane il 28 dicembre e ci porta in Messico, nel bel mezzo dei festeggiamenti per il Día de los Muertos. Ecco i motivi per cui correre al cinema

Negli Stati Uniti è uscito a novembre e ha riscosso subito successo tra grandi e piccini: parliamo di «Coco», nuovo film Pixar che arriverà nelle sale italiane il 28 dicembre. Si tratta del primo film della famosa casa di produzione americana con protagonisti messicani e, non a caso, nel giro di poche settimane è diventato il film con il più alto incasso al botteghino nella storia del Messico.
La trama
«Coco» ci porta nel villaggio messicano di Santa Cecilia, alla vigilia del Día de los Muertos, il Giorno dei Morti. Qui troviamo Miguel Rivera, dodicenne che sogna di diventare un grande musicista proprio come il suo idolo, il grande Ernesto de la Cruz. C'è solo un problema: in famiglia la musica è severamente proibita, perché, alcune generazioni prima, la trisnonna Imelda venne abbandonata dal marito che aveva deciso di girare il mondo e far conoscere a tutti la sua musica.
Nel Día de los Muertos gli spiriti dei defunti possono visitare il regno dei vivi. Per una serie di eventi, però, Miguel finisce nell'Aldilà: ha solo una notte per ottenere una benedizione e tornare tra i vivi, altrimenti sarà condannato a restare per sempre tra i defunti. A causa della severità dello spirito di nonna Imelda, che è disposta a benedirlo solo se il trisnipote rinuncerà per sempre alla musica, Miguel si lancia alla ricerca di Ernesto de la Cruz, sperando di ottenere una benedizione proprio da lui.
Perché vederlo: una cultura affascinante

«Coco» vi conquisterà per la trama e i personaggi, certo, ma anche perché ci permette di conoscere una cultura come quella messicana, che di rado troviamo rappresentata sul grande schermo (nel 2014 è uscito «Il libro della vita», film d'animazione prodotto da Guillermo del Toro e incentrato sul Día de los Muertos proprio come «Coco»).
I registi del film non solo sono andati più volte in Messico per essere certi di essere fedeli alla realtà, ma hanno anche chiesto aiuto a veri e propri consulenti culturali. I festeggiamenti del Día de los Muertos che vediamo in «Coco», quindi, sono estremamente realistici: in Messico è una vera festa, con decorazioni dai colori sgargianti, musica e balli, gite al cimitero improntate più sulla gioia che sulla tristezza, in una festosa celebrazione del ricordo dei cari scomparsi.
Molto fedeli alla realtà sono anche le ofrendas che vediamo nel film Pixar: dei veri e propri altari in onore dei defunti su cui si lascia del cibo in offerta (generalmente, i piatti che più amavano in vita). Il ponte che gli spiriti usano per passare dal loro mondo al nostro è fatto di calendule di un vivace arancione: si tratta di calendule messicane che in patria sono note anche come "fiori dei morti", perché vengono usati per decorare le tombe in occasione della festività.
Animazioni spettacolari

La Pixar riesce sempre a lasciare senza fiato per le sue animazioni, così curate e ricche di dettagli. Succede anche in «Coco»: la città dei morti è a dir poco spettacolare, sviluppata in verticale e ispirata alla storia di Città del Messico, con torri che alla base presentano le antiche piramidi mesoamericane e in alto hanno invece la tipica architettura coloniale spagnola. Il tutto reso ancora più ipnotico da colori vivacissimi.
La città è popolata non solo dalle anime dei defunti, ma anche dagli alebrije, animali fantastici dai colori sgargianti. Sono loro gli animali guida dei morti e possono essere feroci così come giocherelloni. Anche Dante, il comicissimo cane randagio che segue Miguel in questa avventura, farà la loro conoscenza.
La città dei morti presenta elementi incredibilmente simili a quelli che conosciamo bene: ci sono degli addetti al check-in che decidono chi può visitare il regno dei vivi, una stazione (la cui architettura è ispirata al Palacio de Correos di Città del Messico) e persino un talent show. Il continuo via vai di spiriti rende poi la città brulicante di vita. E scusate il gioco di parole.
La musica
C'è tanta, tantissima musica in «Coco». Le canzoni del film sono state scritte dal compositore Michael Giacchino e sono perfettamente in linea con i toni del film e con la tradizione musicale di riferimento, quella messicana. Non a caso è proprio un mariachi a dare a Miguel un consiglio che poi metterà in moto tutta la vicenda.
Una storia adatta a grandi e piccini

Chi si preoccupa che il tema della morte sia troppo delicato per gli spettatori più piccoli, può stare tranquillo: è di certo molto presente, ma non viene affrontato in maniera drammatica, anzi è sempre tutto molto allegro, bene in linea con il tono festoso del Día de los Muertos.
I bambini adoreranno Miguel e seguiranno con divertimento le sue avventure, mentre gli adulti potranno rendersi maggiormente conto del messaggio di fondo del film: un invito a preservare il ricordo dei propri cari, perché sono i ricordi che noi abbiamo di loro a mantenerli in vita anche quando ormai non ci sono più.