“Dunkirk”, la guerra secondo Christopher Nolan

Poderoso, intenso e violento: il regista di Inception e di Interstellar racconta la disperata evacuazione delle truppe britanniche dalle coste francesi all’inizio della Seconda Guerra Mondiale

Una scena del film  Credit: © WarnesBros
2 Settembre 2017 alle 10:58

Finalmente. In Italia abbiamo dovuto aspettare un mese abbondante in più rispetto al resto del mondo, ma Dunkirk alla fine è arrivato anche nelle sale del nostro Paese. Christopher Nolan non ha sbagliato un colpo finora ed è riuscito a passare dal thriller al film sci-fi con una agilità e una capacità di adattamento impareggiabile. Considerate che ha vinto due Oscar girando “solo” dieci film, una media impressionante degna di un asso della macchina da ripresa.

Le vicende di Dunkerque

Di cosa parla Dunkirk? Lo abbiamo raccontato in questo articolo: vi consigliamo di leggerlo, se intendete andare a vedere questo film perché, ve lo anticipiamo, Dunkirk non si prodiga in spiegazioni particolarmente approfondite. In poche parole, siamo sulle spiagge vicine alla cittadina francese che dà il nome al film (anche se in Francia si chiama Dunkerque). La Seconda Guerra Mondiale è scoppiata da meno di un anno, quando i tedeschi hanno invaso la Polonia e, conquistata Varsavia in un battito di ciglia, hanno rivolto i loro cannoni verso il confine con la Francia. Un piano molto ardito ha fatto spuntare le divisioni tedesche dalla foresta delle Ardenne, considerata erroneamente dai generali Alleati un argine impenetrabile, e ora più di 300.000 soldati britannici e francesi sono circondati da tre lati dai nazisti. Sono sulla spiaggia di Dunkirk, dove stanno aspettando di essere salvati dalla Marina inglese. La speranza più rosea era quella di portarne a casa 50.000: grazie all’intervento di molte, moltissime imbarcazioni civili, da pescherecci a yacht, sono tornati in oltre 300.000 e la Gran Bretagna ha potuto continuare a combattere.

Non un film di guerra "classico"

Dunkirk non è un film di guerra classico. In tutto il film, non si vede quasi nemmeno un soldato tedesco, non viene nominato Hitler, non si sente la parola “nazisti”. I tedeschi sono quelli che sparano da dietro la duna, quelli che lanciano un siluro contro la nave ospedale, o mitragliano dall’aria i soldati inermi sul pontile. Dunkirk riesce a raccontare l’angoscia e la disperazione, il muro di acqua che ti viene addosso come un macigno quando la nave su cui sei stato tanto fortunato da salire viene colpita da una bomba, si piega su un lato e affonda nel mare nero. È il gasolio che esce dalla nave ferita a morte che aspetta una scintilla per diventare un inferno di fiamme. La guerra vera, insomma, vissuta da milioni di soldati su tutti i fronti.

Trailer


Il cast

Nolan non ha bisogno di arti mutilati, litri di sangue e scene raccapriccianti, gli basta la telecamera e un pugno di formidabili attori, la maggior parte dei quali più britannici del tè delle cinque, e molti sconosciuti al pubblico italiano. Sulla spiaggia, il Comandante che supervisiona lo operazioni di imbarco è Kenneth Brannagh (Enrico V, Harry Potter e la Camera dei Segreti). Uno dei soldati che tenta di lasciare la spiaggia in ogni modo è Harry Styles, cantante degli One Direction. Il soldato sotto shock trovato in mezzo alla Manica è Cillian Murphy (Il Cavaliere Oscuro – Il ritorno, Tron: Legacy, Inception), mentre a tenere sgombri i cieli dagli Stuka tedeschi ci pensa il pilota interpretato da Tom Hardy (Revenant, Inception, Mad Max). La magistrale colonna sonora, che sottolinea e scandisce ogni colpo di proiettile, bomba e esplosione del film, è firmata da Hans Zimmer (Il Gladiatore, Batman).

Perché vederlo

Dunkirk è un film che riesce a raccontare l’esperienza claustrofobica e disperata dei soldati ammassati sulle spiagge, raccontando storie diverse che si intrecciano nei modi più impensati: non c’è niente di didascalico, sono pezzi di vita sotto i proiettili. C’è il pilota che tenta di proteggere le navi inglesi dal tirassegno dei bombardieri nazisti, ci sono i due soldati che cercano di intrufolarsi sulla nave in partenza dall’unico molo ancora in piedi, c’è il cinquantenne che parte dalla costa britannica con la sua barchetta per fare la sua parte e salvare un pezzettino di esercito di Sua Maestà.

Nolan riesce a costruire il film con la sua inconfondibile grammatica narrativa, quella che abbiamo già visto in Memento, in Interstellar e parzialmente anche in Inception: nel film ci sono tre “timeline” diverse, con scale temporali molto diverse. La “storia” sulla spiaggia racconta di episodi e situazioni distribuiti su diversi giorni, magari di notte o di mattina. Quella in mare è lunga meno di una giornata, il tempo di attraversare la Manica in barca a motore per cercare di salvare qualche soldato. Gli eventi nel cielo durano un’ora scarsa, quanto ci mette uno Spitfire a arrivare su Dunkirk per attaccare gli Stuka tedeschi.

Così vedrete scene che si ripetono da punti di vista diversi, che svelano piccoli segreti, che lasciano un po’ interdetti: “ma quel soldato che ci fa in mezzo al mare, che l’abbiamo visto poco fa sulla spiaggia! Come ci è arrivato”. La seconda parte del film ricollega tutti i fili lasciati in sospeso, facendo trionfare la speranza e il coraggio contro la paura e la disperazione della prima ora di bombardamenti e uccisioni. Se potete, cercate di vederlo in un cinema IMAX, visto che il regista l’ha girato appositamente per questo formato.

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