Fabio De Luigi e Giampaolo Morelli al cinema con “Gli uomini d’oro”

Sono i protagonisti, assieme a Edoardo Leo, di una crime-story (ispirata a un fatto realmente accaduto) che racconta una tragica rapina

Da sinistra, Fabio De Luigi e Giampaolo Morelli sono Alvise e Luigi, i protagonisti di “Gli uomini d’oro”
7 Novembre 2019 alle 12:04

Al di sopra di ogni sospetto. Così sembrano Fabio De Luigi e Giampaolo Morelli: eroi positivi per antonomasia, spesso stralunati (Fabio), al massimo un po’ spacconi (Giampaolo), ma buoni come il pane.

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Eppure, come dice Fabio, «non c’è nulla di più perfido che fingersi buoni», e dopo averli visti nel loro nuovo film lo penserete anche voi. Perché “Gli uomini d’oro” è una crime-story (ispirata a un fatto realmente accaduto) che racconta una tragica rapina. Certo, all’inizio i protagonisti sognano un colpo facile e “indolore”; ma poi il drammatico incalzare degli eventi tirerà fuori il peggio di loro...


Fabio, abbiamo visto il film in anteprima e ci hai fatto veramente paura! Dovremo dire addio alla tua immagine di tenerone?
Fabio: «Avvertite i lettori che non stanno per vedere una commedia dove andrà tutto bene... Questa volta voglio stupirli con una cattiveria che non credevo neppure di avere. L’ho trovata nella disperazione. Perché il mio è un personaggio disperato».

E quello di Giampaolo?
Giampaolo: «Il mio più che altro è esasperato. Da una vita che non sopporta più. Quando cade anche il sogno di diventare un baby-pensionato, di fronte all’idea di continuare così per altri 20 anni, decide di rischiare tutto».

Hanno anche amici poco raccomandabili...
Fabio: «Edoardo Leo è un pugile, Mariela Garriga la sua femme-fatale e Gianmarco Tognazzi è “Boutique”, uno stilista-strozzino che li tiene tutti in pugno. Poi ci sono Susy Laude (la mia gelosissima moglie), Matilde Gioli (la ragazza che fa innamorare Giampaolo), Giuseppe Ragone (l’altro complice)... è davvero un film corale».

L’azione si svolge a Torino e Fabio da romagnolo si è dovuto trasformare in piemontese...
Fabio: «Ho preso lezioni da una bravissima insegnante di dizione».

Giampaolo invece nel film è il classico immigrato un po’ disadattato al Nord.
Giampaolo: «Già. Ho studiato così bene l’accento della Campania che adesso non mi va più via!» (naturalmente scherza, visto che è nato a Napoli, ndr).

Ma l’ispettore Coliandro come la prenderebbe se sapesse che chi lo interpreta si è dato al crimine?
Giampaolo: «Tirerebbe un gran moccolo, ma poi si metterebbe a indagare. Non ci capirebbe niente, ma risolverebbe il caso».

Insomma, avete ceduto anche voi al fascino del Male?
Giampaolo: «Io capisco chi sogna di compiere la rapina perfetta, quella alla “Ocean’s Eleven”. L’ho fantasticato anch’io tante volte. Però poi l’unica volta che ho infranto la legge, da ragazzo, ero perfettamente in regola».

In che senso?
Giampaolo: «Ero sul treno Roma-Milano e qualcuno mi fregò il biglietto. Per non prendere la multa applicai tutte le tecniche classiche: superai i controllori che si avvicinavano fingendo di essere impegnato in un furioso litigio al telefono e poi mi chiusi in bagno. Per circa 200 chilometri».

E lei, Fabio, ce l’ha un crimine da confessare?
Fabio: «Vale fingersi morto con la mamma? Da bambino facevo sempre il bagno con la maschera e un giorno mi sono sdraiato nell’acqua alta dieci centimetri per spaventarla... mi ha fatto “resuscitare” a schiaffoni. Poi, visto che tanto ormai è caduto in prescrizione, confesso il furto di un Chupa Chups. Non ricordo neppure se poi me lo sono mangiato. L’ho fatto solo per il brivido del crimine».

Oggi siete mai cattivi?
Fabio: «Io più che altro ho i classici “5 minuti”. Perdo le staffe e poi mi pento».
Giampaolo: «Ho il mio lato oscuro anch’io, però sono sempre convinto di avere un buon motivo per come mi comporto, anche quando sono sgradevole».

La peggiore cattiveria gratuita che avete subito?
Fabio: «A me succede che, visto che mi considerano un buono, si lasciano andare a commentini di sufficienza che mi fanno un male pazzesco. Allora mi fingo cattivo per evitare che gli altri si prendano troppe libertà».
Giampaolo: «Mi viene in mente il compagno di scuola che prendeva sempre 10 e non mi faceva copiare. Ma perché? Ma cosa ti ho fatto? Però la cattiveria più grossa l’ho subita da un professore. Io e un mio amico avevamo copiato una versione dall’inizio alla fine. Le nostre due versioni erano i-den-ti-che. Ma lui ha preso un voto più alto e io più basso. Questa sì che è un’ingiustizia!».

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