Abbiamo intervistato il fenomeno di «Andiamo a comandare» e «Volare», al cinema nel suo primo film da protagonista dal 18 gennaio

Giovedì 18 gennaio Fabio Rovazzi compie 24 anni e soprattutto esordisce come attore protagonista del film «Il Vegetale». Diretto da Gennaro Nunziante (già regista di tutti i successi di Checco Zalone) il film è una commedia graziosa ed edificante che racconta le avventure di un giovane neo-laureato in cerca di lavoro, fortuna, amore e, perché no, giustizia. Ed ecco cosa ha raccontato il protagonista.
Intervista a Fabio Rovazzi
Fabio, debutti come attore in un vero e proprio film. Emozionato?
«In realtà sto cercando di non pensarci, è il miglior modo per affrontarlo. Alla fine sono molto sereno, mi sembra che tutta la “performance”, dall'inizio alla fine, funzioni».
Come è nata questa avventura?
«È nata da una telefonata, qualche mese fa mi ha chiamato Gennaro Nunziante, il giorno seguente ci siamo visti a pranzo e mi ha presentato questa storia».
Non ti sei stupito?
«Si è presentato lui e mi ha fatto un'ottima impressione. Mi faceva piacere fare palestra con lui, vedere come lavorava».
Perché Gennaro Nunziante ha scelto te?
«Mah... Tuttora non è chiaro. Probabilmente per la storia che aveva scritto. Aveva bisogno di una figura giovane che sapesse interpretare un personaggio che subisce e io avevo questa cosa qua: ho scoperto che a subire sono molto bravo».
Tant'è che tu sei «il vegetale» del film. In che senso?
«È un gioco di parole, c'è un doppio significato. Il primo è che nel film mio papà è in coma ed è allo stato vegetativo, il secondo è che la mia generazione viene definita “generazione dei vegetali” ossia giovani che non vogliono lavorare e vivono nella precarietà, perché hanno ereditato dalla generazione precedente il modello “meglio fregare il prossimo che basarsi sull'onestà”».
Tu, invece, nella vita ti sei dato da fare da quando eri giovanissimo.
«E anche nel film non sono assolutamente un “vegetale”, anzi mi do da fare tantissimo dall'inizio alla fine. Il mio personaggio è laureato in scienza della comunicazione, fa stage su stage, va in capo al mondo per realizzare delle cose. Alla fine è solo un clichè sulla mia generazione».
Il tuo personaggio si chiama...
«Fabio Rovazzi! Ma non è Fabio Rovazzi, o meglio, è un possibile dei tanti Fabio Rovazzi che potrei essere io. Del resto io non ho mai dato un'immagine di me definita, nei miei video faccio recitare Enrico Papi, rapisco Gianni Morandi, non fumo canne sull'autostrada, insomma ho una personalità indefinita. Nel film sono un Fabio molto onesto che subisce le sfighe della vita in estrema precarietà mentre cerco di costruirmi un futuro».
Il film è una commedia. Fa ridere?
«Certo! Il senso del film è che non bisogna aspettare il colpo di fortuna, ma devi crearti da solo le situazioni positive».
La scena più divertente?
«Per me quella dove la sera tardi riaccompagno una ragazza di cui mi sono innamorato, vorrei baciarla, ma dietro, sul sedile della macchina, c'è la mia sorellina che sta dormendo e non so come fare. Mi ha divertito molto rivederla, più che girarla».
«Cercavo un protagonista sconosciuto» ha scherzato Nunziante. Anche perché tu sei uno dei volti più conosciuti dai giovani e giovanissimi.
«Secondo me con la musica ho avuto modo di arrivare a tutti, alla fine grazie ai bambini mi conoscono un po' tutti».
Hai messo qualche tua idea in questo film?
«Sì, anche perché Gennaro non ama farti fare cose scritte al 100%, è alla ricerca di molta naturalezza e poca recitazione, fa palleggiare gli attori con i dialoghi, sul set si scherza molto».
Prima di girare il film hai fatto un corso intensivo di recitazione o ti sei buttato?
«Mi sono presentato sul set così com'ero, il regista mi ha dato una grossa mano, mi tirava fuori la comicità e mi toglieva il cinismo, a volte rischio di averne troppo. Ho trovato un modo di dire le battute che è come le avrei dette io nella vita vera».
Le musiche sono firmate da te?
«La cosa non è andata in porto, però le musiche sono firmate dagli stessi produttori del mio pezzo “Volare”».
Hai già progetti futuri?
«In un futuro, non prossimo, mi piacerebbe riuscire a fare un mio progetto dove interpreterò, girerò, comporrò io anche le musiche. Ma prima voglio capire come funziona questo mondo. Qui sono entrato non a gamba tesa, ma con delle ciabattine poco rumorose».