È al cinema da giovedì 30 marzo «Ghost in the Shell», adattamento cinematografico basato sull'anime di Mamoru Oshii che è a sua volta una trasposizione del manga di Masamune Shirow.
La storia è ambientata in una città orientale futuristica dove il maggiore Kusanagi (Scarlett Johansson) e il distretto 9 si occupano di combattere contro i cyber terroristi. Affiancata da Batou (Pilou Asbæk) e dal capo Daisuke Aramaki (Takeshi Kitano), Kusanagi dovrà affrontare l’hacker Kuze (Michael Pitt), intenzionato a distruggere la Hanka Robotics, la società che si occupa della creazione dei corpi cyborg.
I primi tentativi di girare un film live-action di «Ghost in the Shell» risalgono al 2008, quando la DreamWorks e Steven Spielberg hanno acquistato i diritti dell’anime. Da lì in poi sono stati moltissimi i produttori, gli sceneggiatori e gli attori che si sono detti interessati al film, ma che si sono poi tirati indietro. Dopo che anche Spielberg ha abbandonato il progetto, la DreamWorks ha continuato a lavorare al film che ha fatto dei significativi passi avanti nel 2014, dopo la scelta della Johansson come protagonista.
Nonostante le numerose critiche di chi avrebbe preferito una star orientale al posto dell’americana Scarlett Johansson, l’attrice di «Lucy» e «Lei» è assolutamente perfetta nel ruolo di questa affascinante eroina. Il film, thriller intrigante e fantascientifico, viaggia su un doppio binario: da un lato c’è l’indagine condotta dal maggiore che mira a ostacolare i folli piani di Kuze, dall’altro c’è il personale dilemma vissuto proprio da Kusanagi che inizia quando il suo cervello viene impiantato nel corpo di un cyborg che non le appartiene. Per questa ragione, Kusanagi comincia a porsi importanti domande sulla vita, sul suo passato e sulla sua identità.
Il principale antagonista del film è Kuze, interpretato da Michael Pitt. Spietato criminale, Kuze è un hacker che si diverte a manomettere i programmi dei cyborg per spingerli a lottare contro l’umanità, seminando terrore e caos ovunque. Il conflitto tra Kuze e il maggiore si fa molto personale soprattutto perché l'uomo è a conoscenza di una serie di informazioni che rischiano di minare, e non poco, le certezze della cyborg.
In questo universo futuristico, cyborg, androidi e intelligenze artificiali sono all’ordine del giorno. Il film si rifà nelle ambientazioni e nell’impianto narrativo a pellicole come «Blade Runner» o «Matrix», ma è anche un lavoro molto filosofico. La vicenda si interroga su temi come la memoria e la ricerca dell’identità, soprattutto attraverso la personale storia della protagonista, ma si pone domande importanti anche sull’evoluzione della tecnologia, sui danni che il cyber-crimine può causare sulle persone e su quanto stia diventando sempre più labile il confine tra ciò che è umano e ciò che non lo è.
Trailer, cast e produzione
Il film è diretto da Rupert Sanders, regista di «Biancaneve e il cacciatore», la sceneggiatura porta la firma di Jonathan Herman («Straight Outta Compton») e Jamie Moss ed è prodotto da Avi Arad e Steven Paul. A completare il cast ci sono inoltre Sam Riley, Juliette Binoche e Kaori Momoi. Tra i membri che fanno parte del distretto 9 ci sono anche Chin Han, Danusia Samal, Lasarus Ratuere, Yutaka Izumihara e Tuwanda Manyimo.