Sono i protagonisti di un’allegra commedia dove il figlio li vuol fare divorziare a tutti i costi
La nuova commedia di Giampaolo Morelli e Carolina Crescentini, "Come far litigare mamma e papà", parte subito con uno spunto divertente: ormai i figli di genitori separati sono talmente tanti che a sentirsi escluso, a scuola, è quello che ha mamma e papà che si amano (e lo amano) fino allo sfinimento. È così che il loro bambino decide di far litigare i suoi genitori...
Buongiorno Giampaolo Morelli e Carolina Crescentini, lo sapete che state giocando col fuoco, vero? Qui si parla di figli di separati e non separati: già prevedo i dibattiti social su quali sono più felici degli altri...
Crescentini: «Per carità, non è una gara! L’importante è che i bambini ricevano amore e armonia».
Morelli: «E poi, meglio oggi di quando non ci si separava ma si stava insieme per forza in un clima terribile. Il film scherza su un dato di fatto: divorzi e separazioni sono in aumento. Di recente ho anche letto che sta aumentando pure “l’età divorziabile”; una volta ci si lasciava abbastanza giovani. Adesso neanche a 60 anni puoi stare tranquillo!».
Come è stato lavorare, e litigare, tra di voi sul set?
Morelli: «Tra noi c’è sempre una grande sintonia, anche perché avevamo già lavorato insieme tante volte, da “Mine vaganti” di Ozpetek e “A casa tutti bene” di Muccino fino a “C’era una volta il crimine” di Massimiliano Bruno, solo due anni fa. Sul set conoscersi aiuta, rende il lavoro più leggero».
Crescentini: «Il mio problema era gestire le crisi di riso perché Giampaolo mi diverte troppo. Scoppiavo a ridere nel bel mezzo di una raffica di insulti... e bisognava rifare la scena».
In una divertente sequenza vi scambiate tutte le più tipiche frasi dei litigi di coppia, da «non hai abbassato la tavoletta del wc» a «non ti si può mai dire niente». Qualche volta le dite anche voi? E quale usate di più?
Crescentini: «Io punto molto sul disordine: “Tira via quella maglia dal divano!”. Anche se poi la prima a essere disordinata sono io».
Morelli: «Io magari sbotto senza un vero motivo, perché sono stressato. Ma sono pure pronto a chiedere scusa».
La scena più difficile?
Crescentini: «Quella in cui rompiamo un sacco di piatti davanti al bambino. Anche lì: dovevo fingere di litigare e invece mi veniva da ridere. Ma soprattutto ho scoperto che rompere i piatti è liberatorio, davvero piacevole. Mi rilassa».
Morelli: «Il problema è che abbiamo dovuto ripetere la scena più volte perché il regista voleva riprenderla da tanti angoli diversi. Non so quanti ne abbiamo rotti... ed erano tutti piatti veri, eh! Niente effetti digitali».
Secondo voi oggi i genitori sono davvero troppo protettivi come i due che ritraete nel film?
Crescentini: «Il mio personaggio è ossessionato dall’idea di essere la madre perfetta. Questo la rende un po’ soffocante. Credo succeda spesso».
Morelli: «Lui più che altro si adatta, come molti uomini».
Vi siete ispirati a voi stessi o a qualcuno che conoscete?
Crescentini: «A una mia cara amica con la “sindrome del controllo”. Lei lo sa e non vedo l’ora che guardi il film. Speriamo non si arrabbi!».
Morelli: «Io ho due figli maschi e trovo che noi padri siamo meno pressanti, anche se non sempre è un bene: a volte siamo un po’ faciloni, lasciamo fare».
Secondo il film, un genitore separato attraversa varie fasi.
Morelli: «Sì, c’è la “fase Claudio Baglioni” in cui ci si abbandona a pianti, nostalgia e malinconia. Poi ne seguono altre, fino alla “fase Raffaella Carrà”. Avete presente? “E se ti lascia lo sai che si fa, trovi un altro più bello...”».
Avete mai attraversato la fase Baglioni? E la fase Carrà? E quale preferite?
Crescentini: «È più naturale la “Baglioni”. Quella “Carrà” prima ti rallegra, ma poi ti lascia triste».
Morelli: «Anch’io sono contrario al divertimento “obbligatorio”. Non mi viene proprio. È inutile far finta di niente: quando sei nella palude di una crisi la devi attraversare un passo alla volta».
È un film per tutta la famiglia e ci sono molte scene con i bambini. È vero che è difficile recitare con i più piccoli?
Crescentini: «A me non è sembrato. Che ne pensi, Giampi?».
Morelli: «Erano professionali, la prendevano molto seriamente. Pure troppo. “E divertitevi un po’, dai”, avrei voluto dire. Ma soprattutto mi facevano invidia, perché sono spontanei. Io studio, provo, mi faccio un... così, e poi a loro viene tutto naturale».
E recitare con Nino Frassica (che interpreta un improbabile psicologo) com’è?
Morelli: «Sorprende sempre».
Crescentini: «Lui improvvisa tantissimo, quindi devi dimenticarti il copione ed essere molto reattivo. E poi per me c’era il solito problema: trattenere le risate».