«Gli Incredibili 2» arriva al cinema e noi ve lo raccontiamo così
Chi è in famiglia il vero supereroe? Abbiamo mandato un giornalista a vedere il film in anteprima con moglie e figli per scoprire le loro reazioni. Un vero e proprio “test su strada”: siete pronti a riconoscervi in una famiglia di supereroi?
Torna la famiglia di supereroi più divertente del cinema, quella de «Gli Incredibili 2». E la sua impresa, nei Paesi in cui è già uscito, il film l’ha già fatta: con 1,2 miliardi di dollari è a oggi il quarto incasso dell’anno. Preparatevi: i vostri figli vi chiederanno di essere portati al cinema. Mai come questa volta, però, vale la pena di accontentarli. Perché è un film che parla di noi.
Di tutti noi, come si legge nei titoli di coda: «Questo film è dedicato alle super famiglie e agli amici che con il loro amore e il loro incoraggiamento ci hanno dato la forza». Abbiamo mandato un giornalista a vedere il film in anteprima con moglie e figli per scoprire le loro reazioni. Un vero e proprio “test su strada”: siete pronti a riconoscervi in una famiglia di supereroi?
IL CINERACCONTO
GENERE Animazione DURATA 118’ REGISTA Brad Bird
TRAMA Il film è ambientato dopo i fatti raccontati nel film «Gli Incredibili» (2004), ma stavolta è mamma Helen (alias Elastigirl) a partire in missione per riportare i supereroi alla legalità. A papà Bob (in arte Mr. Incredibile) spetta badare al figlio più piccolo, Jack Jack, che si rivela davvero «super». Intanto gli altri figli, Violetta e Flash, affrontano la loro adolescenza.
Visto dai papà: Mogli, dateci un po’ di fiducia!
A sinistra, Alex Adami con Camilla
Ah, finalmente un film che parla dell’importanza dei papà. E nemmeno te lo aspetti, perché sei convinto di assistere a un’avventura tutta inseguimenti ed esplosioni e in fondo credi di essere lì al cinema perché fa piacere ai tuoi figli. O speri che sia così, perché ormai sono grandicelli. E invece per la prima volta scopri che qualcuno ti rappresenta come sei veramente e ti riconosce i meriti che hai. Certo, inizialmente Mr. Incredibile fa la figura del fesso: viene messo da parte sul lavoro e deve occuparsi dei figli invece di salvare il mondo. E (il sospetto l’avevo da tempo) chi come me passa in ufficio tutta la giornata non sa veramente come funzionino le cose. Non sa chi siano davvero i propri ragazzi, cosa ci sia nelle loro teste e nei loro cuori. Non per questo è meno pronto a farsi in quattro per loro. Ma quant’è frustrante sentirsi guardare come un incapace dal proprio figlio che va alle elementari e, quando lo aiuti a fare i compiti, non crede che il tuo procedimento per calcolare l’area del trapezio sia giusto («A scuola me l’hanno spiegato in modo diverso, preferisco aspettare che torni la mamma e fare i compiti con lei!»: alzi la mano il papà che non si è mai sentito dire una frase come questa, tratta dal film). Ma alla fine ci siamo, noi padri, con i nostri tempi, la nostra distrazione, ma anche la nostra voglia di proteggere la famiglia e offrirle il meglio. Le nostre qualità di «tati» riservano anche delle sorprese, alla fine. Perché non ci date un po’ più di fiducia, mamme? In fondo occuparsi dei figli è un po’ come salvare il mondo. A differenza di svuotare la lavastoviglie, che è un’operazione che vorrei poter evitare per tutta la vita. Da domani usiamo i piatti di carta, tesoro?
Visto dalle mamme: Che farete di così faticoso?
A sinistra, Simonetta Di Martino
Ah, finalmente un film che parla dell’importanza delle mamme. Perché quello che facciamo sembra quasi sempre banale, e invece è roba da supereroi. Questa faccenda che voi mariti tornate stanchi dal lavoro e avete giusto le forze per arrivare al divano e chiedere il telecomando è francamente insopportabile. Cosa c’è di eroico nell’uscire al mattino, divertirsi al lavoro per tutto il giorno (ogni tanto faticando un po’, ci mancherebbe) e poi tornare con quell’aria stanca di chi in ufficio ne ha passate di tutti i colori? Ho una notizia: le statistiche dicono che la metà delle donne in Italia lavora, proprio come voi. Solo che la vera battaglia per noi inizia quando torniamo a casa: dov’è finito l’apparecchio? Come faccio ad accompagnare Camilla agli allenamenti se intanto devo andare a parlare con il prof di italiano di Guido, che ha scritto in un tema che vive in una famiglia di psicopatici? Dove trovo il tempo per andare a comprare il pane, visto che l’ultima volta che ci ho mandato mio marito è tornato con un chilo di focaccia alle cipolle, delle frittelle e quattro sedie da giardino per il terrazzo (è successo veramente)? E poi si sa: noi in ufficio valiamo quanto e più di voi. Siamo poliedriche: capiamo il prossimo, siamo sensibili, ma sappiamo alla perfezione come si fanno quadrare i conti e come si calcola l’area del trapezio. Cosa farete di tanto importante voi mariti al lavoro per non essere capaci di pensare ad altro? Mica dovete salvare il mondo. A proposito, i piatti di carta te li scordi. E la lavastoviglie, che tu carichi sempre senza rispettare la logica degli scomparti che capirebbe anche un babbuino, stasera la svuoti tu, maritino mio.
Visto dai figli: Non provate più a salvarci
A sinistra, Guido e Camilla Adami
Ah, finalmente un film che parla dell’importanza dei figli all’interno di una famiglia. Diciamolo, tutti raccontano che è difficile avere dei ragazzi adolescenti in casa, ma nessuno pensa a cosa vuol dire avere dei genitori di mezza età: papà stempiati che arrivano col fiatone quando attraversano la strada, mamme che mangiano solo bacche di ginepro per tenersi in forma e poi tirano in dentro la pancia quando guardano il proprio riflesso nelle vetrine. I papà sembrano tutti nati ieri: non sanno chi è Ghali e credono che manchino ancora otto anni al nostro primo bacio. Le mamme sembrano tutte arrivare dal futuro: si preoccupano di cose che non sono ancora successe, ti guardano con la faccia di chi sa già quello che combinerai. Sarebbe anche piacevole avere una veggente in casa, se non concludesse ogni discorso con la frase: «Vai a mettere a posto la tua stanza» (se fosse davvero una veggente saprebbe che non lo faremo mai). Quindi, come nel film, abbiamo una richiesta, cari genitori: statene fuori. Andate nei vostri rispettivi uffici a salvare il mondo e non tentate di salvare noi. Provate a trattarci da adulti, o almeno spiateci da lontano: sapremo sorprendervi. E non dite più cose come «Bella zio» o «Ci sto dentro» o «Sono ansiato». Non si usano più dal secondo quadrimestre dell’anno scorso. P.S.: base maggiore più base minore per altezza diviso due. Che c’è di così difficile nel trapezio, papà?