Claudio Bisio interpreterà un padre fragile nel nuovo film diretto da Francesca Archibugi che dal 23 novembre sarà possibile visionare nelle sale italiane.

Il film liberamente tratto dall'omonimo romanzo di Serra, ha come sceneggiatori Francesca Archibugi e Francesco Piccolo, che parla del film in questo modo: "Il titolo è simbolico e in qualche modo inesatto perché sembra un'accusa di un padre ad un figlio mentre il film, ma secondo noi anche il libro di Serra, in realtà è un cammino verso il riconoscimento dell'opposto, cioè di una generazione diversa capace di un passo avanti”.
A fare la parte del padre troviamo Giorgio Selva (Claudio Bisio), conduttore televisivo che la domenica sera intrattiene il suo pubblico leggendo "lettere dall'Italia" e commentandole con l'ospite di turno ovvero la prima presidente del consiglio donna d'Italia.
Dieci anni prima Giorgio e sua moglie si sono lasciati e hanno ottenuto l'affidamento condiviso del figlio diciassettenne Tito (Gaddo Bacchini). Tito alterna la casa della madre a quella del padre dove porta la sua banda di amici, tutti maschi, rumorosi, caotici e irriverenti. Le regole che affannosamente Giorgio cerca di imporre al figlio sono costantemente disattese, il ragazzo si sente assediato dalle attenzioni del padre, soffocato dalle richieste di un'intimità che con l'età è andata scemando. Almeno secondo il padre.
È lo stesso Bisio a raccontare che lui, padre di un diciannovenne, è rimasto colpito dalla scena in cui Giorgio chiede a Tito di rimanere a dormire nel letto con lui e il figlio gli risponde: "è l'ultima volta, papà ormai sei grande". "Mio figlio da piccolo era una coccola continua, poi è cresciuto e io non sono più riuscito a toccarlo, l'intimità fisica con lui oggi mi manca molto. Mio padre era un genitore molto diverso, stava in salotto a leggere il giornale e fumare la pipa, io parlavo di più con mia madre, soltanto per le decisioni importanti mi spingeva ad andare a chiedere a lui. Che rispondeva con un sì o un no e io di conseguenza mi comportavo. Poi sono cresciuto, ho fatto le superiori a Milano negli anni Settanta, abbiamo contestato l'autorità prima di tutto quella paterna e oggi non posso più essere il padre con la pipa che ho avuto io. Anche se gli psicologi dicono che non sempre tutto va spiegato, io continuo a spiegare tutti i miei sì e i miei no”.
Il film è liberamente tratto dal romanzo di Serra nella misura in cui dal testo "abbiamo preso lo sguardo ironico e malinconico e da quello abbiamo costruito una storia - dice Archibugi - Dopo aver letto la prima versione di sceneggiatura Michele mi ha chiesto 'e io cosa c'entro?'". "La nostra sfida è stata cercare di mettere nel film anche il punto di vista dei figli - spiega Piccolo - nel libro, come anche nello spettacolo Father and son che Bisio porta a teatro, il figlio non esiste". Il punto di vista dei figli è assicurato dal racconto dell'equilibrio tutto maschile del gruppo di amici di Tito che viene messo in crisi dall'arrivo di Alice (Ilaria Brusadelli), una ragazza di cui Tito si innamora e che si rivela essere la figlia di una donna con cui suo padre aveva avuto una relazione tanti anni prima.
"Nel personaggio di Tito mi ritrovo per qualche aspetto ma per altri no - chiarisce Gaddo Bacchini - sull'appellativo sdraiati avrei parecchio da ridere perché è l'immagine con cui gli adulti vedono i giovani non comprendendo i nuovi modi di essere e di fare. Questo padre e questo figlio sono romanzati, portati all'estremo; entrambi sono in grande difficoltà, il figlio si sente invaso nel suo spazio. Il film spiega che un padre deve essere presente ma lasciare anche spazio".
"E' vero questi ragazzi sono ragazzi viziati - dice Archibugi che nella vita è madre di tre figli - ma è colpa dei figli? Colpa dei padri? Non credo. La società attuale ha creato tante separazioni, ma non credo che i mezzi cambino le relazioni: la gelosia è un sentimento in tutto simile a quello che cantava Saffo nel IV secolo avanti Cristo. Non credo che i cellulari né il computer siano il demonio, ci si rifugia dietro a quei mezzi quando non si vuole parlare ma talvolta qualcosa di molto intimo può essere detto anche con lo sguardo rivolto allo schermo del proprio telefono. Come quando Alice e Tito si confidano, si aprono proprio con gli occhi incollati al cellulare, come se guardassero fuori dalla finestra. Non c'era alcun giudizio morale nei loro confronti ma grande amore. Chaplin diceva che di matrimoni felici ne esistono ma al cinema sono noiosissimi, la nostra è una storia estrema e così deve essere letta".
Il film corale, che comprende anche Antonia Truppo nei panni della madre di Alice, Cochi Ponzoni in quelli del nonno Pinin, Donatella Finocchiaro in quelli del Presidente Barenchi, vanta un cast tecnico tutto al femminile tra cui la fotografia di Kika Ungaro e il montaggio di Esmeralda Calabria. Il film sarà nelle sale il 23 novembre in 300 copie distribuito da Lucky Red.