Hunger Games, 5 motivi per vedere Il canto della rivolta parte 2
Il capitolo finale di Hunger Games arriva nelle sale italiane il 19 novembre. Dopo averlo visto in anteprima, vi sveliamo cinque ragioni per non perderlo
Hunger Games: Il canto della rivolta parte 2 è la fine di tutto, dei giochi della fame, della guerra dei ribelli e della tirannia del regno di Panem. Quello che la scrittrice Suzanne Collins ha iniziato nella sua trilogia sta per concludersi al cinema: l’appuntamento con Jennifer Lawrence e soci è fissato per il 19 novembre, anche in 3D. Sotto il segno della ghiandaia imitatrice Katniss Everdeen verrà sferrato l’attacco conclusivo al cuore del regno di Panen, in questo futuro distopico dell’avventura fantasy più amata dal pubblico young adult (e non solo). Il pubblico si sta chiedendo: “L’ultimo film sarà all’altezza delle aspettative. Vero o falso?”. La risposta, dopo averlo visto in anteprima alla premiere mondiale di Berlino, è un sì pieno e vi diamo 5 buoni motivi per vedere il film. Per farlo abbiamo preso in prestito il gioco del “real or not real” (vero o falso, appunto), che Peeta rivolge alla protagonista quando non riesce a distinguere la realtà dalla manipolazione frutto delle torture del Presidente Snow. Qui, infatti, si era interrotto il racconto del terzo film e da qui si riparte…
LO SPIRITO DEI LIBRI E’ SALVO
La più grande preoccupazione di chi vede trasportato al cinema un romanzo che ama va al di là della presenza di ogni singolo momento raccontato nelle pagine. Il vero appassionato vuole sapere se quella pellicola riflette l’anima del libro e dei protagonisti. Il regista di Hunger Games: Il canto della rivolta parte 2 (e dei due adattamenti precedenti) Francis Lawrence è arrivato al cuore di questa storia di oppressione e liberazione e ha trasformato in immagini forti, spesso crude, il senso di claustrofobia che Katniss prova ogni giorno. Nata nel distretto 12, il più povero del regno, si ritrova a guidare una ribellione e a decidere della vita e della morte degli abitanti di Panem. Lo ha già fatto due volte, una per scelta e una per costrizione, nell’Arena degli Hunger Games, i giochi della fame, ma ora non ne può più. Vuole solo uccidere il tiranno, il Presidente Snow (Donald Sutherland) e liberarsi una volta per tutte di quelle odiose e fasulle rose bianche che sono l’opposto dell’innocenza che vogliono emanare. La contrapposizione tra queste due figure gigantesche è chiarissima nel film, che anzi aggiunge – come sempre – anche il punto di vista di Snow durante la ribellione dei distretti.
KATNISS RITORNA AD ESSERE LA RAGAZZA DI FUOCO
Katniss dà sempre il meglio di sé quando non ha altra via d’uscita: l’istinto di sopravvivenza che ha imparato da piccola, quello che l’ha spinta ad infrangere la legge per cacciare nei boschi e sfamare la famiglia, ritorna nell’ultimo film e domina la rivolta. Quando si rende conto che il Presidente Snow usa i suoi affetti per colpirla al cuore decide che è tempo di mettere da parte il dolore per far emergere la rabbia. Dopo ogni ferita diventa più forte e nel capitolo finale torna ad essere impulsiva, trasgressiva, emotiva incurante delle apparenze. Mente, manipola, inganna amici e nemici pur di espugnare Capitol City: la ragazza di fuoco di cui Cinna sarebbe orgoglioso è tornata e Jennifer Lawrence le presta il volto con una delle sue interpretazioni intense e spacca cuore.
SI PUNTA TUTTO SUL GIOCO DI SQUADRA
Tutti i personaggi trovano spazio, anche se a volte minuscolo, attorno alla ghiandaia imitatrice. Nessuno è lasciato indietro o dimenticato, anche se per esigenze di copione alcuni passaggi intermedi nel racconto sono stati saltati a pie’ pari. La buona notizia? Il ritmo del film ne guadagna e non si perde minimamente il filo del discorso, anzi la guerra è scandita incessantemente con un colpo di scena dietro l’altro, senza quasi riprendere fiato. Anche se la Presidentessa Alma Coin (Julianne Moore) ha promesso a Katniss che sarà lei ad uccidere Snow e quindi a compiere l’atto conclusivo della ribellione scoccando una delle sue infallibili frecce, tutti gli altri momenti coinvolgono sempre i pochi cari della ragazza ancora in vita. Compresi quei punti di riferimento – a volte involontari: Effie (Elizabeth Banks) porta lo scintillio glamour nell’aspetto della ghiandaia imitatrice, Haymitch (Woody Harrelson) incornicia col sarcasmo anche i momenti più tragici e Plutarch (il compianto Philipp Seymour Hoffman, scomparso a pochi giorni dalla fine delle riprese) media tra l’intransigenza della Coin e l’esuberanza di Katniss.
RISPONDE AI RICHIAMI DELL’AMORE
Come in guerra, anche in amore tutto è lecito ma in un racconto di battaglie, esplosioni, inseguimenti e attacchi sembra che Katniss abbia chiuso il cuore per gettarne via la chiave. Il focus principale del film resta la disobbedienza civile verso Capitol City, ma ci sono anche momenti in cui riaffiora la vocina dei sentimenti e quest’indomita eroina si lascia andare, confessa dubbi e incubi e cerca conforto. In Twilight i fan erano divisi tra Team Jacob e Team Edward, succede anche in Hunger Games dove il ruolo del migliore amico spetta a Gale (Liam Hemsworth), troppo simile eppure molto diverso dalla ragazza di fuoco a cui ha giurato eterna devozione. Il canto della rivolta parte 2 non vuole essere romantico e infatti le emozioni diventano delle parentesi nella storia, ma ci sono e contano moltissimo.
UN HAPPY, ANZI BITTERSWEET, ENDING
Tutti gli attori hanno usato un aggettivo per descrivere quest’ultimo film, “bittersweet”, ossia agrodolce. La storia di Katniss ha un lieto fine? Prima di trovarlo devono trascorrere molti anni e intanto il passato ritorna a cicli regolari ma se c’è un momento che vale tutta la saga, seppur brevissimo, è proprio racchiuso nell’ultima scena. Il canto della rivolta per alcuni versi è un labirinto che a volte avvicina e a volte allontana Katniss dal ragazzo del pane, Peeta (Josh Hutcherson), colui che l’ha salvata prima ancora di entrare con lei nell’Arena. E ora tocca a lei salvare lui, ritrovarlo nonostante le torture e gli orrori subiti. Niente spoiler, sia chiaro, ma chi ha letto il libro sa di cosa si tratta e, ancora una volta, il quarto film del franchise non delude le aspettative perché evita facili sentimentalismi per mostrare un futuro di speranza.