«Il filo nascosto» di Paul Thomas Anderson è in uscita nelle sale italiane il prossimo 22 febbraio. Il film ha ottenuto ai premi Oscar di quest'anno sei nomination tra cui quella come, miglior colonna sonora e migliori costumi. Ma tra le candidature ci sono anche "pesi massimi" come quella a miglior film, miglior regista, miglior attore a Daniel Day-Lewis (che dice addio al cinema) e miglior attrice non protagonista a Lesley Manville.
Un uomo meticoloso
Londra: tra il 1953 e il 1954, l’alta società e i reali – che siano d’India o d’Inghilterra – chiedono di vestire solo Reynolds Woodcock, couturier per donne la cui vita è tanto meticolosa quanto abitudinaria: la lettura del giornale ogni mattina a colazione nel più assoluto silenzio; la composta e sobria accoglienza delle clienti più importanti; il rispetto indiscutibile delle date di consegna. È abitudinaria anche la frequenza con cui cambia compagna: tendenzialmente porta a casa una ragazza, la inserisce nel suo staff, le chiede di dormire nella sua stanza e poi inizia ad esserne infastidito, dalla mattina a colazione, finendo col domandare alla sorella Cyril – che abita in quello stesso appartamento – di spedirla via. L’appartamento è anche atelier, showroom, studio. Cyril invece, oggi la definiremmo come un suo manager, un ufficio stampa, una contabile e amministratrice.
L'incontro con Alma
Tutto in quella casa passa al suo vaglio: anche le compagne. Finché arriva Alma. Reynolds la incontra nella caffetteria in cui lei lavora. Lui ordina, lei lo serve, lui la invita a cena. Diventerà la sua compagna, una sua modellista, sua moglie, la sua musa, l’indossatrice delle sue creazioni, ma l’abitudine lo porterà inevitabilmente a infastidirsi. Le donne sono, d’altronde, solo i manichini su cui appoggiare i suoi vestiti.
Com'è nata l'idea del film
Una trama del genere, così lineare e così semplicemente romantica, parrebbe non avere niente a che fare con un regista come Paul Thomas Anderson: la mente dietro al complesso «Magnolia», dietro al capolavoro psicologico (e incompreso) che è stato «The master». E infatti tutto si ribalta negli ultimi quindici minuti, quando il vero nocciolo della questione diventa, per assurdo, la sete d’impotenza (e non di potenza) e la subordinazione mentale. Non a caso l’idea iniziale del film arrivò proprio quando il regista si trovava a letto, ammalato. La moglie Maya Rudolph doveva provvedere a tutto, inclusa la cura di lui. E un giorno l’ha guardato – ha dichiarato Anderson – con così tanta tenerezza che «mi sono domandato da quanto tempo non mi guardasse così».
L'ispirazione
Il personaggio protagonista ricalca invece lo stilista Cristóbal Balenciaga, il suo rapporto col lavoro, la sua vita quasi “monastica”. Lo interpreta Daniel Day-Lewis, che torna sul grande schermo a cinque anni da «Lincoln», film di Steven Spielberg per il quale aveva ottenuto il suo terzo Premio Oscar come miglior attore protagonista, diventando l’interprete maschile con il maggior numero di statuette insieme a Jack Nicholson – e l’unico ad averle vinte sempre in un ruolo primario.
L'ultimo ruolo di Daniel Day-Lewis
Per prepararsi al ruolo, Lewis ha passato settimane a consultare gli archivi fotografici delle sfilate degli Anni 40 e 50, ha incontrato i curatori dei dipartimenti di Moda e di Tessuti del Victoria and Albert Museum di Londra, è addirittura stato tirocinante di Marc Happel, il direttore del reparto Costumi al New York City Ballet. Ha anche imparato a cucire, esercitandosi con sua moglie, cercando di ricreare un tubino proprio di Balenciaga ispirato alle divise scolastiche. Alla seconda collaborazione con Paul Thomas Anderson, l’attore ha dichiarato – il 20 giugno scorso – che questo sarà il suo ultimo film: si dedicherà, in futuro, solo alla produzione.
I numeri
Non poteva sperare in un commiato migliore: con un budget di 35 milioni di dollari, «Il filo nascosto» è il secondo film più caro di Anderson dopo «Magnolia», che ne costò 37. Considerato una delle pellicole migliori dell’anno, la media dei voti di Metacritic è 90 su 100, e segna la quarta collaborazione tra il regista e Jonny Greenwood, chitarrista solista dei Radiohead, che mette da parte il suo polistrumentismo per un accompagnamento musicale quasi monocorde, che sentiamo in 90 dei 130 minuti della pellicola, e che lo conduce alla prima candidatura all’Oscar. È alla terza nomination invece – ed ha praticamente la seconda statuetta in tasca – il costumista Mark Bridges, americanissimo prestato ai francesi di «The artist» nel 2011.
Lesley Manville
Arriva la prima nomina dall’Academy anche per Lesley Manville: l’attrice feticcio di Mike Leigh, che dopo oltre quarant’anni di carriera tra cinema e televisione, tra USA e UK, riesce a stregare i votanti con il piccolo ruolo, ma potentissimo, tutto in sottrazione, della sorella Cyril.
Vicky Krieps
In mezzo a tanti giganti succede un miracolo: si chiama Vicky Krieps, è nata in Lussemburgo nell’83, ha debuttato sullo schermo nel 2008 parlando un po’ tedesco un po’ inglese e fino al primo giorno di riprese non ha mai incontrato Daniel Day Lewis – a cui, anche lontano dalle telecamere, si rivolge chiamandolo «Reynolds». Da tenere d’occhio.
Dal terzo capitolo che racconta la storia di Sebastien e del suo amico a quattro zampe all'ultimo film di Daniel Day-Lewis per la regia di Paul Thomas Anderson